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“L’atteggiamento di Conte rappresenta la sintesi del populismo. Sarebbe ora che lo capisse anche il Pd e che Letta iniziasse a orientare il baricentro verso il riformismo”. A parlare è Matteo Richetti, senatore di Azione e colonnello della pattuglia calendiana. La china, in effetti, tra dem e pentastellati sembra essere sempre più discendente. I rapporti hanno iniziato a guastarsi quando Enrico Letta, in un insolito slancio, ha assicurato l’appoggio del partito per l’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil. Ma c’è altro. Tant’è che l’ex premier, pur rassicurando sulla tenuta del Governo, ha detto a chiare lettere che il Movimento non è “un succedaneo del Pd”. Per Richetti sono tutti segnali chiari che dovrebbero spingere il Pd a “cambiare orientamento”. La posta in gioco è il ‘campo progressista’.

Richetti, sta dicendo a Letta che sarebbe meglio rinsaldare i rapporti con Azione e +Europa e abbandonare i grillini?

Voglio essere molto chiaro: il Pd deve scegliere, anche in vista delle prossime amministrative, da che parte stare. Se si presenterà con il Movimento, noi non ci saremo. A costo di correre da soli. Le coalizioni non si possono fare con questi presupposti, rincorrendo magari qualche punto in più in campagna elettorale, ma abbandonando completamente la possibilità di governare. Dal Paese ai territorio.

Seppur in costante calo, i 5 Stelle sembrano avere percentuali ancora molto più alte rispetto ai riformisti.

Sui territori il Movimento 5 Stelle è sostanzialmente azzerato. Ma comunque, ribadisco, il mio è un discorso più ampio. A Letta e al Pd ora spetta il compito di chiarire se i populisti sono alleati o sono avversari. Devono chiarire se la loro visione dello Stato collima con quella di Toninelli, con quella giustizialista di Bonafede e con quella populista di Conte. Oppure, al contrario, se preferiscono il riformismo.

Dunque, in questo contesto, cosa converrebbe fare a Letta?

Un atto di coraggio. Lavorare per rafforzare l’asse con le forze moderate e responsabili. D’altra parte, si è visto a più riprese che Conte è inaffidabile e lo abbiamo visto proprio in questi giorni nell’ambito della querelle legata alla spesa militare. Posto che nessuno vuole la guerra, ma quello assunto dall’ex premier è stato un atteggiamento inversamente proporzionale a quello che ha avuto durante l’esercizio delle sue funzioni di Governo.

Esiste una possibilità concreta che il Pd viri verso il riformismo, abbandonando i grillini?

Secondo me converrebbe prima di tutto il Pd stesso. L’abbraccio coi populisti non sta dando grandi risultati ed è sotto gli occhi di tutti. Il mesto ‘balletto’ a cui abbiamo assistito in queste ore, denuncia chiaramente una forma di incompatibilità fra Letta e Conte. Che è in qualche modo la stessa incompatibilità che intercorre tra Salvini e Tajani.

Una mano tesa a Forza Italia verso il vostro campo?

Anche a Forza Italia non conviene l’abbraccio con i populisti di Salvini e Meloni. Ma, come ho detto, servirebbe un grande atto di coraggio. Purtroppo, credo che per meri calcoli elettorali, questo ‘salto di qualità’ non verrà fatto.

Ultima chiamata al riformismo. Senza i 5 Stelle. Parla Richetti

Il senatore di Azione: “Pd e Letta devono chiarire se la loro visione dello Stato collima con quella di Toninelli, con quella giustizialista di Bonafede e con quella populista di Conte. Oppure, al contrario, se preferiscono il riformismo”

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