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“Uno dei motivi per cui i russi sono riusciti a destabilizzare la politica americana è che l’America è già fortemente polarizzata e politicizzata”. A spiegarlo a Formiche.net è Ciaran Martin, primo direttore (dal 2016 al 2020) del National Cyber Security Centre, l’agenzia per la cybersicurezza nazionale del Regno Unito, e oggi professore della Blavatnik School of Government presso l’Università of Oxford. “È molto più difficile usare la tecnologia per dividere una società che non è già profondamente lacerata”, aggiunge.

Come affrontare questa sfida?

Il fatto che ci troviamo in un ambiente molto carico sottolinea l’importanza di impegnarsi in un approccio globale, che coinvolga l’intera società, per affrontare questi problemi. Ciò comporta la promozione di un discorso politico più civile e l’avvio di conversazioni significative sullo stato della nostra società.

Ci può fare un esempio?

Le nostre società devono adottare un approccio più scettico alle informazioni. Per esempio, una storia inventata che sostiene che il sindaco di Londra non ha rispettato il Remembrance Day sarebbe facilmente liquidata da chiunque abbia familiarità con il curriculum pubblico di Sadiq Khan. Questo esemplifica il pensiero critico necessario in uno sforzo dell’intera società.

Come muoversi a livello internazionale, invece?

A livello internazionale, la cooperazione è complessa. Se da un lato la condivisione di informazioni e intelligence su chi diffonde disinformazione è fondamentale, dall’altro il potenziamento delle capacità tecnologiche richiede risorse significative. La collaborazione nel campo della tecnologia e della sicurezza presenta sfide uniche rispetto alla cooperazione tradizionale in settori come l’applicazione della legge e la difesa. A differenza di questi settori, in cui la cooperazione è ben consolidata, i domini digitali ed economici comportano una competizione tra le nazioni. Trovare un equilibrio tra concorrenza e collaborazione è essenziale per affrontare queste sfide.

Spesso si scontrano due approccio in Occidente: quello, tipicamente anglosassone, che segue le esigenze di mercato e quello, tipicamente europeo, che segue le esigenze di protezione dei diritti dei cittadini. Lo stiamo vedendo molto bene parlando di intelligenza artificiale. C’è una soluzione che possa mettere le due parti d’accordo?

Bilanciare innovazione e regolamentazione è un’altra sfida. Se da un lato la regolamentazione è necessaria per garantire la sicurezza, dall’altro le restrizioni eccessive possono soffocare l’innovazione. Questa tensione è evidente in discussioni come quelle del Consiglio per il commercio e la tecnologia, in cui l’Europa cerca di far crescere la propria industria tecnologica, mentre gli Stati Uniti diffidano di un’eccessiva regolamentazione. La gestione di queste complessità richiede cooperazione e adattamento all’interno dell’Occidente. Tuttavia, realizzare un cambiamento è impegnativo e richiede sforzi comuni di tutte le parti interessate.

Recentemente, X ha rimosso le etichette dei media di Stato. Questo, secondo alcuni rappresenta un volano per la disinformazione. È così?

Piuttosto che concentrarci esclusivamente sulla rimozione delle etichette dei media sponsorizzati dallo Stato, dovremmo preoccuparci del problema più ampio del calo della sicurezza e delle capacità di moderazione dei contenuti. Le leggi potrebbero non essere la soluzione, e una moderazione efficace dei contenuti richiede personale e risorse adeguate. Affrontare problemi come la disinformazione in tempo reale richiede una moderazione diligente e tempestiva.

Guardando, invece, al cyberspazio, è sempre più segnato dal contesto geopolitico?

Con l’evolversi degli eventi geopolitici, che il cyberspazio sia intrinsecamente legato alla geopolitica diventa sempre più evidente. Diversi fattori contribuiscono a questo cambiamento. In primo luogo, la rivoluzione digitale di cui stiamo parlando nasce durante un periodo di dominio incontrastato da parte degli Stati Uniti negli anni Novanta. Tuttavia, con un mondo sempre più multipolare, Paesi come la Cina e la Russia stanno sfidando l’egemonia tecnologica americana. La Cina, per esempio, opera secondo un modello più autoritario, creando visioni concorrenti per lo sviluppo tecnologico. In secondo luogo, cresce la consapevolezza dell’importanza delle infrastrutture fisiche come i data center, i cavi sottomarini e gli impianti di produzione di microchip. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sono spesso incentrate su queste componenti tecnologiche critiche.

La Russia ha gioco facile se la società è divisa. Parla Ciaran Martin

Parla il primo direttore del National Cyber Security Centre del Regno Unito. “È molto più difficile usare la tecnologia per dividere una società che non è già profondamente lacerata”, spiega citando il caso degli Stati Uniti

Appunti da Berlino: Tusk media tra Scholz e Macron

Di Giulia Gigante

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