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Affidarsi a Huawei comporta rischi materiali superiori rispetto ad altri fornitori di telecomunicazioni. È questo il monito lanciato a Madrid da parte della Commissione europea, a pochi giorni di distanza dalla notizia del controverso contratto firmato dal governo spagnolo con il colosso cinese per la gestione dell’hardware destinato alla conservazione delle intercettazioni giudiziarie. Sulla base delle informazioni disponibili, Huawei si sarebbe aggiudicata un contratto da 12 milioni di euro per fornire i server destinati a memorizzare intercettazioni ordinate da giudici spagnoli a beneficio delle forze dell’ordine e dei servizi di intelligence del Paese.

Il contratto spagnolo con Huawei contrasta apertamente con le raccomandazioni di Bruxelles, che da tempo invita gli Stati membri ad applicare le misure previste dal “Pacchetto di strumenti dell’Ue per la sicurezza del 5G” (noto anche come “5G toolbox”) per escludere fornitori considerati ad alto rischio come lo stesso Huawei (ma non solo) dalle reti di nuova generazione. Sebbene la sicurezza nazionale resti di competenza dei singoli Stati, la Commissione ammonisce: “La mancanza di azione rapida espone l’intera Unione europea a un rischio evidente”.

Ma le preoccupazioni non sono limitate soltanto al continente europeo. Due autorevoli parlamentari statunitensi, Tom Cotton e Rick Crawford, hanno chiesto formalmente alla direttrice dell’intelligence nazionale Usa Tulsi Gabbard di rivedere la cooperazione informativa con la Spagna, spinti dai timori riguardo al fatto che dati sensibili possano finire nelle mani del Partito comunista cinese. In una lettera inviata la scorsa settimana, i due esponenti del Congresso hanno ribadito come Washington abbia portato avanti, già fin dal primo mandato del presidente Usa Donald Trump, una strategia volta a eliminare ogni tecnologia Huawei dalla propria architettura di infrastrutture critiche. “Fino a quando la Spagna non farà altrettanto, è necessario redigere ogni informazione condivisa affinché non possa essere accessibile a Pechino”, si legge nel documento.

Il governo di Pedro Sánchez, che intrattiene rapporti cordiali con la Cina (come testimoniato dai tre incontri tra il premier spagnolo e il presidente Xi Jinping avvenuti in un arco di tempo poco di poco superiore ai due anni), si è giustificato sostenendo che “non esiste alcun rischio per la sicurezza” e che il contratto è stato assegnato nel rispetto delle normative nazionali, previo controllo da parte di autorità di certificazione indipendenti. Da parte sua Huawei ha difeso la propria posizione precisando il sistema OceanStor Dorado, ovvero l’harware fornito alla Spagna secondo i contratti menzionati poco sopra, è una memoria flash standard e che la società non ha in alcun modo accesso ai dati dei clienti, i quali restano sempre sotto il pieno controllo dell’autorità spagnola. Il gruppo cinese ha anche ricordato la propria presenza di lunga data in Spagna, dove opera da ventiquattro anni, sottolineando il contributo offerto allo sviluppo dell’ecosistema Ict nazionale.

Queste polemiche si inseriscono in un quadro di tesi rapporti tra l’Europa e il gigante tecnologico cinese con presunti legami con la People’s Liberation Army. Lo scorso marzo la polizia belga ha effettuato una perquisizione negli uffici Huawei a Bruxelles nell’ambito di un’indagine su presunte tangenti versate a funzionari Ue da parte dei lobbisti dell’azienda per evitare l’esclusione dal mercato 5G europeo. In un contesto in cui l’Europa cerca di rafforzare la propria autonomia strategica e la sicurezza delle infrastrutture digitali, la decisione spagnola rischia di creare nuove frizioni all’interno dell’Ue e con gli alleati transatlantici.

Attenzione a Huawei. Il monito di Usa e Ue a Madrid sul nuovo contratto

La Spagna ha affidato a Huawei la gestione dei server per le intercettazioni giudiziarie, innescando l’allarme di Bruxelles e Washington. Il contratto da 12 milioni di euro è visto come un rischio per la sicurezza dell’Ue e della cooperazione transatlantica

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