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Aggiornamento:

La redazione di Formiche.net è stata contattata oggi, venerdì 11 marzo, da Ferrari: il logo Kaspersky non è più sulla monoposto né sui caschi dei piloti poiché la partnership con l’azienda russa è momentaneamente sospesa, per decisione congiunta. “Ferrari crede che il mondo dello sport debba lanciare un messaggio chiaro a sostegno del popolo ucraino”, ha aggiunto la portavoce del Cavallino rampante, che ha aggiunto: “Ferrari e Kaspersky hanno concordato di rimuovere i loghi e sostituirli (sui caschi dei piloti) con #essereFerrari che esprime il messaggio del nostro desiderio per un futuro di non violenza e dialogo”.

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L’articolo originale del 9 marzo:

Man mano che i carri armati di Mosca si avvicinano a Kiev e l’invasione in Ucraina prosegue a suon di bombe continua il fuggi-fuggi, anzi il caccia-caccia delle grandi multinazionali russe dal mondo dello sport occidentale.

Non fa eccezione la Formula Uno. Più veloce per definizione, la federazione dello sport amatissimo in Russia ha rifilato al Cremlino uno dei primi dispiaceri all’indomani della spedizione armata: cancellare obtorto collo il Gran Premio di Russia, previsto a Sochi per il prossimo 25 settembre.

Di lì è stata una cascata: come in qualunque altro sport, dal calcio all’hockey (sì: anche l’hockey), il mondo dei motori ha presentato a Mosca un conto salato. Niente più sovvenzioni della Fia (Federazione internazionale dell’automobile) alle federazioni automobilistiche russe e bielorusse, niente accesso alle competizioni Fia per qualsiasi team dei due Paesi nel ciclone.

Il terremoto in F1 non è da meno. Sono diverse infatti le case automobilistiche che da anni corrono grazie ai finanziamenti di sponsor russi, aziende private o partecipate dallo Stato. C’è chi ha già preso una decisione tagliando i ponti all’indomani dell’invasione e chi invece ancora tentenna.

Alla seconda schiera appartiene l’italianissima Ferrari, che da lunghi anni vanta un forte sodalizio con Kaspersky, il colosso tech con base a Mosca celebre in tutto il mondo per l’omonimo antivirus. A differenza di altri concorrenti già passati all’azione – come la Haas, che volente o nolente ha calato il sipario sulla partnership con Uralkali, azienda mineraria vicina a Putin – il cavallino rampante rimane sull’attenti, fino a nuovo ordine.

Kaspersky, un vero e proprio colosso della cybersecurity oggi presente nei software di metà della Pa italiana, nega qualsiasi rapporto diretto con il governo russo. E però negli anni scorsi – come ha raccontato di continuo Formiche.net – si sono accavallati diversi alert delle intelligence occidentali, da Washington a Londra, sull’opportunità di affidare la sicurezza cyber a un’azienda russa, con sede a Mosca e dunque tenuta a rispettarne le leggi. Senza contare il sodalizio con il ministero della Difesa russo, quello di Sergei Shoigu che guida le operazioni in Ucraina, rimasto in piedi fino a tempi recenti.

Per questo motivo prima Donald Trump, poi Boris Johnson hanno fatto in modo di tenere alla larga dalle agenzie governative la tecnologia Kaspersky, fondata dall’omonimo Eugene, oligarca e visionario del mondo tech. Da Maranello hanno già gettato acqua sul fuoco, a invasione iniziata. Parola del team principal Mattia Binotto, che dalla Catalogna a fine febbraio ha rassicurato: “È un’azienda globale, stiamo ovviamente monitorando la situazione, discuteremo con tutti i nostri partner, ma al momento non abbiamo preoccupazioni”.

Tutto vero, infatti Kaspersky è ancora lì, con tanto di logo sulla divisa della punta di diamante ai box, Charles Leclerc, e su quelle dei suoi compagni. La partnership è viva più che mai, anzi è rafforzata: a dicembre, si legge in una nota dell’azienda russa, è ripartita con “un contratto di sponsorizzazione pluriennale”. E di decisioni in vista in senso contrario non se ne vedono, a leggere le dichiarazioni della scuderia della famiglia Elkann (Exxor).

Mercoledì mattina l’azienda ha annunciato in un comunicato di voler interrompere la produzione di veicoli per il mercato russo “fino a nuovo avviso” e ha espresso solidarietà al popolo ucraino, stanziando un milione di euro per progetti umanitari. Un colpo duro per gli oligarchi russi che al cahier de doleances dovranno aggiungere una nuova pagina, rinunciando alle supercar rosse fiammanti.

Nessun accenno però alla sponsorship pluri-milionaria con Kaspersky, che rimane sullo sfondo. Giovedì, in vista del Gran Premio di Bahrain del 20 marzo, la Ferrari scalderà i motori sul tracciato di Sakhir per iniziare la seconda tre giorni di test pre-stagionali. In pista con la nuova monoposto sfoderata a febbraio e le nuovissime divise. Sponsor annessi.

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Dopo la pubblicazione del nostro articolo, siamo stati contattati da Ferrari: il logo di Kaspersky è sparito dal casco e dalla monoposto, e la partnership con l’azienda russa è stata sospesa. L’azienda ha sostituito l’immagine con l’hashtag #essereFerrari

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