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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sì è imbarcata per la visita ufficiale in Etiopia, dove il 28 luglio sarà co-presidente del terzo Vertice Onu sui Sistemi Alimentari (UN Food Systems Summit +4), che si terrà ad Addis Abeba. L’incontro, ospitato congiuntamente dal primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, e dalla vicesegretaria generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, riunirà capi di Stato e di governo, rappresentanti delle organizzazioni internazionali, della società civile, del mondo accademico e del settore privato, con l’obiettivo di fare il punto sui progressi globali verso sistemi alimentari più sostenibili, inclusivi e resilienti.

Visto il contesto specifico e l’ambiente multilaterale onusiano, le discussioni sulla sicurezza alimentare guarderanno anche alla situazione nella Striscia di Gaza, dove la chiusura degli aiuti da parte israeliana ha prodotto una crisi umanitaria spaventosa, che sta producendo malnutrizione diffusa — e non è chiaro quanto le concessioni fatte da Tel Aviv nelle ultime ore possano modificare la situazione. Domani, in contemporanea al vertice di Addis Abeba, una riunione promossa da Francia e Arabia Saudita all’Onu cercherà di trovare vie per una soluzione della crisi — per l’Italia sarà presente la sottosegretaria agli Esteri Annamaria Tripodi.

La food security è anche per questo uno dei grandi temi sul tavolo delle relazioni internazionali. L’Italia lo sostiene come priorità sin dalla presidenza del G7 dello scorso anno, e la delegazione spostata in Etiopia in questi giorni ne è conferma. Con Meloni ci sarà anche il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il viceministro degli Affari Esteri Edmondo Cirielli (qui la sua intervista a Formiche.net).

Ma oltre al summit, la missione avrà una forte dimensione bilaterale. Fonti italiane sottolineano che la visita offrirà l’opportunità di fare il punto con il primo ministro Abiy sulle relazioni tra Italia ed Etiopia, che si distinguono per un’ampia collaborazione politica, economica e nel campo della cooperazione allo sviluppo.

Sempre secondo fonti italiane, Meloni e Abiy si recheranno anche a Jimma, nella regione dell’Oromia, per verificare lo stato di avanzamento di alcuni progetti di riqualificazione urbana e ambientale, tra cui il piano per il risanamento del Lago Boye. A margine del summit, la presidente del Consiglio avrà anche un incontro bilaterale con il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahamoud Ali Youssouf (che Meloni ha già incontrato lo scorso mese, in occasione del vertice Italia-Ue-Africa ospitato a Villa Pamphilj), e parteciperà a un momento di confronto con operatori religiosi italiani attivi nel Paese in progetti umanitari. Durante la visita è prevista inoltre la firma di nuove intese di cooperazione, tra cui un programma triennale per il periodo 2026-2028.

L’Etiopia si conferma uno dei Paesi prioritari per l’azione esterna dell’Italia, tra quelli individuati come “pilota” dal Piano Mattei, anche grazie al suo potenziale di sviluppo e alla giovane struttura demografica. Con oltre 120 milioni di abitanti e una crescita media annua del Pil attorno al 6% negli ultimi dieci anni, il Paese rappresenta un mercato in espansione in settori chiave come agricoltura, energie rinnovabili, infrastrutture e manifattura. La presenza italiana si è consolidata negli anni attraverso progetti della Cooperazione allo sviluppo, investimenti imprenditoriali (We Build è protagonista della più grande opera infrastrutturale della storia etiope, la diga Gerd, che porterà energia attraverso l’idroelettrico in aree del paese non illuminate) e iniziative congiunte come quelle promosse appunto dal Piano Mattei, “che in Etiopia trova una delle sue applicazioni più visibili”, dicono le fonti italiane.

Sul fronte geopolitico e securitario, l’Etiopia è al centro di dinamiche complesse che coinvolgono il Corno d’Africa, il Mar Rosso e la regione del Nilo. Dopo la fine del conflitto nel Tigray, la stabilizzazione interna resta fragile, mentre crescono le tensioni lungo i confini e quelle legate proprio al  dossier idrico della Grande Diga del Rinascimento (Gerd). L’equilibrio interno è condizionato anche da rivalità etniche e dalla gestione del federalismo, mentre l’esterno risente della competizione tra attori regionali e globali. La presenza militare internazionale nella regione, le rotte migratorie e le minacce legate alla sicurezza marittima rendono l’Etiopia un Paese strategico per l’interesse europeo e italiano.

“La stabilità dell’Etiopia rappresenta un asset essenziale per la sicurezza dell’intero Corno d’Africa,” ha dichiarato il viceministro Cirielli in un’intervista a Formiche.net, aggiungendo che “parliamo di un’area di rilievo geopolitico assoluto, incastonata com’è tra Mar Rosso e Oceano Indiano. Si tratta di una regione dalle enormi opportunità, ma che sta attraversando una fase estremamente delicata”. Cirielli ha inoltre ricordato che “Italia ed Etiopia vantano un rapporto bilaterale che prescinde dai governi in carica e che affonda le sue radici nella storia”. Proprio in questa prospettiva si inserisce la cooperazione che domani verrà rinsaldata con il quinto incontro tra Meloni e Abiy in tre anni nell’ottica di quel Piano Mattei che secondo il viceministro “sta avanzando rapidamente attraverso realizzazioni concrete di grandi iniziative di sviluppo e cooperazione”, e che in Etiopia si traduce in una piattaforma operativa tra le più avanzate del continente.

Sicurezza alimentare e cooperazione strategica nel Corno d’Africa. La missione di Meloni ad Addis Abeba

Là premier Meloni torna in Etiopia per il vertice Onu sui sistemi alimentari e rilancia il Piano Mattei con nuovi progetti concreti. Tra Addis Abeba e Jimma, sviluppo, sicurezza e geopolitica al centro di una missione strategica per l’Italia nel cuore del Corno d’Africa — pensando anche alla crisi umanitaria a Gaza

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