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Nel 1983, durante la presidenza Reagan, venne proposta la Strategic defense initiative (Sdi), che prevedeva l’installazione di armamenti nello Spazio. L’iniziativa, all’epoca, venne etichettata con tono ironico “Guerre stellari”. Oggi, la militarizzazione dello Spazio è invece una realtà tangibile e in veloce evoluzione. Airpress ha dialogato sul tema col generale B. Chance Saltzman, comandante delle Operazioni spaziali della US Space Force.

Generale, negli ultimi anni la Space Force degli Stati Uniti ha sempre più definito lo spazio come un warfighting domain. Potrebbe chiarire cosa significa questa designazione in termini pratici e come essa influenzi la vostra dottrina e le vostre operazioni rispetto ai domini tradizionali — terra, aria, mare e cyber-spazio?

Poiché i nostri competitor stanno attivamente sviluppando capacità per disturbare, degradare o distruggere i sistemi spaziali che costituiscono la spina dorsale della vita di tutti i giorni e del potere militare moderno, dobbiamo aspettarci che lo Spazio diventi un warfighting domain. Proprio come le altre branche delle Forze armate proteggono la libertà d’azione in aria, a terra, in mare e nel cyber-spazio, la Space Force degli Stati Uniti deve proteggerla nello spazio. Per questo motivo gli Stati Uniti hanno istituito la Space Force nel 2019, con l’obiettivo di costruire una forza di Guardiani specificamente addestrati, equipaggiati e pronti a dissuadere l’aggressione e, se necessario, prevalere in un conflitto nel dominio spaziale. La nostra dottrina e le nostre operazioni si concentrano su questa missione: proteggere l’accesso Alleato allo spazio, negare vantaggi agli avversari e preservare la stabilità in un ambiente sempre più conteso.

Quali sono le capacità-chiave che la Space Force sta attualmente privilegiando e quali sono i vostri principali obiettivi strategici?

La Space Force è focalizzata sulla costruzione di capacità resilienti e credibili in combattimento per dissuadere l’aggressione e garantire la libertà d’azione nello Spazio per gli Stati Uniti e i loro Alleati. Questo include la necessità di ottenere la superiorità spaziale e neutralizzare qualsiasi tentativo di usare capacità spaziali per colpire le nostre forze o il nostro territorio nazionale. Pur avendo fatto progressi nelle capacità di contrasto nello Spazio, stiamo ancora strutturando la nostra forza per ottimizzare il suo valore deterrente. Inoltre, conoscere ciò che accade nello Spazio — un concetto che chiamiamo Space domain awareness (Sda) — è fondamentale per tutto ciò che facciamo. Se non sappiamo quali azioni stanno compiendo Alleati e avversari nello Spazio, non possiamo adottare misure per proteggere i nostri sistemi o contrastare le minacce. Stiamo anche sviluppando sistemi di allerta missilistica, comunicazioni sicure e navigazione in grado di operare nonostante le azioni degli avversari. I principali abilitatori di questi sistemi futuri saranno le nostre architetture distribuite, composte da centinaia di satelliti che renderanno più difficile ai rivali interferire con le operazioni. Infine, i nostri sistemi sono progettati per essere interoperabili con quelli degli Alleati. Integrare i nostri sistemi e dati con quelli dei parnter sarà cruciale per ottenere la superiorità spaziale. Semplicemente, non possiamo avere successo senza i nostri Alleati.

Per supportare questi sforzi, stiamo formando una forza di Guardiani altamente addestrata con profonda expertise in tutti gli aspetti delle operazioni spaziali, degli acquisti, del cyber, dell’intelligence e delle operazioni interforze. Per ampliare il nostro raggio d’azione, i Guardiani stanno aumentando la portata e la scala di addestramenti ed esercitazioni insieme ai partner internazionali, rafforzando la prontezza combinata e la fiducia reciproca. Guardando al 2030, i nostri obiettivi strategici sono chiari: dissuadere le aggressioni nello Spazio, mantenere la superiorità tecnologica e operativa, approfondire l’integrazione con gli Alleati e garantire che lo Spazio rimanga un dominio sicuro e stabile, che sostenga la difesa collettiva e la stabilità globale.

L’ecosistema spaziale sta diventando sempre più affollato e conteso. Secondo lei, quali sono le principali minacce alla sicurezza spaziale degli Stati Uniti oggi? E come valuterebbe le attuali capacità di attori come Cina e Russia?

I nostri avversari stanno lavorando intensamente per colmare il divario con noi nello Spazio. La Cina, per esempio, continua a sviluppare rapidamente, a schierare e a mettere in operatività una gamma completa di counterspace weapons come missili a lancio diretto, disturbatori, strumenti cyber e altro, tutti progettati per mettere a rischio gli asset spaziali di Stati Uniti e dei loro Alleati. Queste capacità non sono teoriche. Sono operative oggi. Anche la Russia continua a sviluppare e a testare counterspace weapons che minacciano la stabilità strategica e che potrebbero avere impatti su tutte le nazioni che dipendono dallo Spazio. Come ogni forza militare, la Space Force degli Stati Uniti esiste per combattere per un dominio sicuro e stabile. Ciò richiede investimenti nei concetti, nelle capacità e nella prontezza necessarie per superare le minacce crescenti, ma dobbiamo farlo in modo da non compromettere il dominio. La posta in gioco per un conflitto nello Spazio è incredibilmente alta. Diversamente dall’affondare una nave in mare o abbattere un aereo in volo, lo Spazio non si autoripara. I detriti derivanti da eventi distruttivi possono persistere per decenni. Le azioni irresponsabili di un singolo attore possono creare conseguenze globali e durature per tutti gli utilizzatori dello Spazio. Per questo non ci stiamo preparando solo a difendere i nostri asset, ma lavoriamo anche a stretto contatto con i partner per promuovere comportamenti responsabili e preservare la sostenibilità a lungo termine dello Spazio per tutti. In un’epoca in cui le orbite sostengono quasi ogni funzione militare ed economica, dobbiamo trattarne la sicurezza come un imperativo condiviso.

In un dominio sempre più interconnesso e conteso, quanto sono importanti le alleanze internazionali e come state costruendo un’efficace interoperabilità spaziale con Alleati e partner?

La potenza spaziale è lo sport di squadra per eccellenza. La Space Force riconosce che non può e non vuole operare da sola. Il nostro successo dipende da partnership profonde e durature con Alleati e Paesi amici. L’interesse per la sicurezza e la cooperazione spaziale cresce rapidamente, e negli ultimi tre anni abbiamo adottato diverse iniziative uniche per consolidare queste partnership.

Quando ho ospitato per la prima volta l’International space chiefs conference qualche anno fa, erano presenti circa 20 Paesi. L’anno scorso ne abbiamo invitati 44, così tanti da superare la capienza della nostra sede. I nostri Alleati più stretti portano al tavolo capacità uniche ed eccezionali. Stiamo lavorando per integrare completamente queste capacità nei nostri piani operativi e nella progettazione delle forze, in modo da poter operare come una vera coalizione unificata nello Spazio.

L’iniziativa Combined space operations (Cspo), che include Stati Uniti, Italia e altre otto nazioni, è un esempio-chiave di questa integrazione in corso. La Cspo rafforza la nostra capacità di dissuadere l’aggressione, promuovere comportamenti responsabili nello Spazio e, se necessario, sconfiggere le minacce in un ambiente conteso. Stiamo inoltre spingendo con forza una riforma delle classificazioni di sicurezza, per garantire che si possano condividere informazioni rilevanti con i partner giusti e al momento giusto. Questo è essenziale per costruire fiducia, abilitare operazioni combinate e restare avanti rispetto a minacce in rapida evoluzione.

Ho anche nominato l’Air marshal britannico Paul Godfrey come nostro Assistente capo delle Operazioni spaziali per i Future concepts e le Partnership. Credo sia la prima volta che un ufficiale di un Paese Alleato ricopra una posizione così alta nelle Forze armate statunitensi. L’Air marshal Godfrey ha lavorato per guidare e accelerare ulteriormente l’alleanza, pubblicando recentemente la nostra Strategia per le partnership internazionali. Questa rappresenta una visione completa per approfondire la collaborazione con Alleati e partner e garantire un dominio spaziale sicuro, stabile e sostenibile.

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