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Ogni piattaforma ha il suo linguaggio tipicizzante, così come sull’uno o sull’altro social network è rintracciabile un pubblico con delle specifiche caratteristiche identitarie. È il caso anche di Twitter, anche dopo l’allunaggio irruente da parte di Elon Musk, che continua a essere – almeno in Italia – l’ambiente privilegiato per comprendere in anticipo i percorsi e la portata delle conseguenze delle scelte politiche di leader in erba, in sedicesimi, in cerca di riscatto o di leader già acclamati con milioni di like e ritwitta.

Lo scontro intestino al Movimento 5 Stelle tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio visto da Twitter ci restituisce una prospettiva sulla quale ancora in pochi sono pronti a scommettere.

I dati dell’analisi, realizzata con Talkwalker limitativamente agli ultimi 7 giorni di parlato, confermano che nella gara a due in atto tra Di Maio e Conte la tweetsfera sembra premiare, anche in controtendenza rispetto a una percezione più superficiale, il ministro degli Esteri più che l’ex premier e attuale presidente del popolo pentastellato.

Luigi Di Maio riesce, infatti, a scalzare Giuseppe Conte nei risultati con oltre 2 mila menzioni in più e, seppur di poco, anche nell’engagement totale, così come il sentiment digitale nella comparazione è di una spanna a favore di Di Maio, che si ferma all’8,6% di valore positivo, contro Conte, che invece ha una quota di sentiment a favore dell’8%.

Questa capacità di Luigi Di Maio di generare spontaneamente parlato, rispetto a Conte, trova una conferma anche nella classifica degli utenti unici che hanno scelto di postare o commentare rispetto alle due visioni conflittuali circa il futuro del Movimento. Mentre, a scorrere l’elenco dei primi dieci influencer che sul tema hanno prodotto la quota più alta di engagement in considerazione dei loro post, c’è Marco Billeci con 2 post che richiamo ai suoi articoli pubblicati da Fanpage. Mentre alle sue spalle si posiziona un trittico di firme del Fatto Quotidiano con Manolo Lanaro, Andrea Scanzi e Martina Castigliani.

Infine, l’osservazione delle classi demografiche di coloro che hanno scelto in modo diverso di “partecipare” al tema di discussione è interessante notare – oggi che da più parti ci si interroga sulla civiltà digitale quale causa primaria della crescita dell’astensionismo elettorale – come Luigi Di Maio riesce a coinvolgere un pubblico generazionalmente a lui più vicino -18/24 anni- mentre, di converso Giuseppe Conte domina nella classe anagrafica 25/24 anni.

Conte vs Di Maio? Twitter preferisce il ministro degli Esteri

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