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“In precedenza avevo avvertito del rischio che la Russia possa condurre attività informatiche dannose contro gli Stati Uniti. Oggi ribadisco quegli avvertimenti basati su aggiornamenti di intelligence che il governo russo sta esplorando le opzioni di potenziali cyber-attacchi”. Così su Twitter il presidente statunitense Joe Biden, che ha ribadito in una nota il rischio di attacchi informatici contro gli Stati Uniti, “anche come risposta ai costi economici senza precedenti che abbiamo imposto alla Russia insieme ai nostri alleati e ai nostri partner. Fa parte del copione della Russia”, ha detto invitando “il settore privato a rafforzare immediatamente le difese informatiche” e ricordando la compagna Shields Up lanciato dalla Cyber security and Infrastructure Security Agency.

“Crediamo che la Russia abbia condotto cyber-attacchi per minare, costringere e destabilizzare l’Ucraina”, ha dichiarato Anne Neuberger, vice consigliera per la sicurezza nazionale con delega a cyber e tecnologie emergenti nell’amministrazione Biden, durante un punto con la stampa. “Continuiamo a vedere la Russia condurre (…) grandi attacchi cinetici, che hanno sconvolto e ucciso delle vite, così come attività cibernetica”, ha aggiunto. “Crediamo che i costi economici senza precedenti che gli Stati Uniti e i partner hanno imposto siano significativi in questo senso”. I cyber-attacchi potrebbero cambiare la situazione? “Penso che il presidente sia stato molto chiaro [spiegando] che non stiamo cercando un conflitto con la Russia”, ha risposto. Poi l’avvertimento: “Se la Russia inizia un cyber-attacco contro gli Stati Uniti, risponderemo”.

La dichiarazione della Casa Bianca sembra confermare come all’interno di un conflitto convenzionale come quello in corso in Ucraina i cyber-attacchi trovino poco spazio. La ragione è molto cruda: i danni causati da un bombardamento sono molto maggiori di quelli di un’offensiva informatica contro un erogatore di servizi essenziali, per fare soltanto un esempio. Ciò, però, non significa che la Russia non ne abbia le capacità o che non le sfrutterà. Anzi, come emerge dalle parole di Biden che cita l’intelligence, potrebbe farlo proprio in un momento in cui il conflitto armato potrebbe volgere verso la conclusione e un accordo. A quel punto la Russia potrebbe usare questi attacchi contro l’Ucraina ma anche contro i Paesi della Nato in ritorsione alle sanzioni.

“La minaccia cibernetica ha preoccupato prima del conflitto, meno durante, molto lo farà dopo”, commenta l’avvocato Stefano Mele, partner e responsabile della cybersecurity dello Studio Gianni & Origoni, a Formiche.net.

L’approccio che emerge dagli Stati Uniti e da molti Paesi europei è la volontà di minacciare una risposta cibernetica o anche convenzionale come conseguenza di un attacco che blocchi l’erogazione di un servizio essenziale. “Per questo serve dare urgentemente i poteri al presidente del Consiglio dei ministri affinché, con tutte le garanzie istituzionali, possa valutare un attacco cyber che blocchi l’erogazione di un nostro servizio essenziale come una minaccia alla sicurezza nazionale e considerare anche se sia opportuno o meno pianificare una reazione legittima e proporzionata”, suggerisce Mele. L’Italia, tornata con la crisi in Ucraina, nel Quint, “non può più ritardare questo adempimento”. Gli altri Paesi del club – Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania – l’hanno già messo nero su bianco.

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“Il governo russo sta esplorando le opzioni”, avverte Biden citando l’intelligence. Se il conflitto convenzionale si avvicinasse a una conclusione, il rischio aumenterebbe. Bisogna dare più poteri al presidente del Consiglio, dice l’avvocato Mele

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