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Fin dalla sua elezione nel 2019, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato bersaglio di una sistematica campagna di disinformazione orchestrata dagli organi pro-Cremlino. Centinaia di attacchi mirati hanno cercato di screditare e delegittimare il leader ucraino, trasformando ogni evento negativo in un’arma propagandistica contro di lui. Ovviamente, questa campagna si è acutizzata con l’invasione russa dell’Ucraina iniziata oltre tre anni fa.

Ma dopo lo scontro pubblico con il presidente statunitense Donald Trump e il suo vicepresidente JD Vance, i media russi e i loro propagandisti hanno sfruttato l’episodio per intensificare la loro retorica, dipingendo Zelensky come un “clown tossicodipendente”, “delirante” e perfino un “Cocaine Führer”. Figure di spicco come l’ex presidente Dmitry Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza e uno dei più “falchi” dell’establishment russo, hanno attaccato verbalmente il presidente ucraino. La giornalista-propagandista Margarita Simonyan ha descritto Zelensky come “sfinito, umiliato e fuori luogo”, alimentando ulteriormente una narrazione di derisione. Contestualmente, i canali controllati dallo Stato hanno voluto rimarcare l’idea che il fallimento diplomatico, evidenziato durante l’incontro, fosse dovuto a un comportamento scorretto e aggressivo di Zelensky. Al contempo, Trump è stato esaltato come un leader capace di garantire “pace e prosperità”.

Ma non è tutto. Perché, come rivela l’analisi di EUvsDisinfo, progetto della task force East Stratcom dell’Unione europea, ora nel mirino russo c’è l’Unione europea, assieme al Regno Unito. Il pretesto è il summit tenutosi a Londra nel fine settimana. Per i media e i funzionari russi è stato un incontro “anti-Trump”, con l’Unione europea che ha tradito gli Stati Uniti spezzando l’unità occidentale nel sostenere l’Ucraina. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha osservato che la nuova configurazione della politica estera americana si allinea in gran parte a quella russa, mentre il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, ha sottolineato che, negli ultimi 500 anni, le tragedie mondiali sono nate in Europa, escludendo gli Stati Uniti come istigatori.

I media pro-Cremlino e le operazioni di disinformazione hanno trasformato l’Unione europea, il Regno Unito e altri sostenitori dell’Ucraina in una “fazione bellicosa” che ostacola la pace, mentre Peskov ha definito la sospensione degli aiuti militari statunitensi alla migliore azione a favore della pace. Nel frattempo, mentre Trump viene elogiato, gli attacchi contro l’Unione europea e i suoi leader si intensificano: il propagandista Vladimir Solovyov ha definito l’Unione europea “un cancro”, chiedendo addirittura di espellere dalla Russia chi lavora per istituzioni legate all’Unione europea e minacciando di bombardare l’Unione.

Infine, la retorica russa sostiene che l’allineamento con la politica americana sia una copia di propaganda tratta da 1984 di George Orwell. I funzionari russi hanno sfruttato le dispute pubbliche tra Trump e Zelensky, trasformando una battuta d’arresto diplomatica per l’Ucraina in “prove” a sostegno della loro narrazione contro Zelensky, nel tentativo di cercare una validazione esterna per le loro narrazioni.

Non solo Zelensky. Anche l’Ue nel mirino della propaganda russa

Con insulti e retoriche aggressive, i media e i propagandisti russi hanno cercato di trasformare ogni evento negativo per il presidente ucraino, come lo scontro con Trump, in “prove” della debolezza ucraina e occidentale, in un contesto di crescenti difficoltà economiche e militari per la Russia

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