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Le forze armate giapponesi e statunitensi hanno elaborato una bozza di piano per reagire in modo congiunto davanti a una possibile “emergenza” a Taiwan, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa giapponese Kyodo. Informazioni che escono in mezzo alle crescenti tensioni tra l’isola e la Cina, considerata ragione potenziale di uno scontro Washington-Pechino che potrebbe oltrepassare i livelli diplomatici e commerciali. Della pianificazione congiunta si parla da qualche mese.

Stando al piano, spetterebbe ai Marines — dunque alla fanteria anfibia — creare basi temporanee sulla catena di isole Nansei che si estende da Kyushu, una delle quattro isole principali che compongono l’arcipelago nipponico, fino a Taiwan. In una potenziale fase iniziale di “un’emergenza” — così adesso i funzionari del Pentagono descrivono un attacco armato cinese contro l’isola — a Taipei quelle basi sarebbero un punto tattico/logistico fondamentale.

Se si sta parlando di piani militari per rispondere a un’eventuale offensiva cinese su Taiwan è perché sono stati alti funzionari cinesi (compreso il segretario del Partito Comunista, il capo dello Stato Xi Jinping) a non escludere che l’annessione bramata da decenni possa avvenire anche attraverso azioni di forza. La Repubblica popolare cinese considera la Repubblica di Cina una provincia ribelle, e pianifica una annessione (possibilmente entro il centenario, 2049) che dovrebbe passare dal controllo delle menti, ma che davanti a mali estremi (la spinta nei consensi che le posizioni indipendentiste stanno avendo da anni nell’Isola) potrebbe portarsi dietro estremi rimedi.

Il Giappone ospita già importanti basi militari statunitensi, tra cui quella sull’isola meridionale di Okinawa, cuore della Settimana Flotta dell’Indo Pacifico e a breve distanza da Taiwan. Okinawa sarebbe cruciale per qualsiasi supporto degli Stati Uniti durante un attacco cinese. Secondo il media giapponese, Tokyo, ex sovrano coloniale di Taiwan, e Washington dovrebbero raggiungere un accordo per iniziare a formulare un piano ufficiale in una riunione “2+2” dei ministri degli Esteri e della Difesa all’inizio del prossimo anno.

Il governo di Taiwan dice che vuole la pace, ma che si difenderà se necessario e sta portando avanti quella che gli Stati Uniti definiscono “strategia del porcospino”, ossia un rafforzamento militare in grado da alzare il livello di deterrenza. Da alcuni mesi il governo giapponese ha iniziato a far registrare una posizione più assertiva sull’aggressività della Cina nei confronti di Taipei, suggerendo che avrebbe considerato le opzioni e preparato “vari scenari”. Questa attività in parte viene portata avanti in modo indipendentemente da Tokyo, che sta riacquistando una dimensione strategica nella regione; in parte viene costruita attraverso gli stretti legami con gli Stati Uniti.

All’inizio di questo mese, l’ex primo ministro Abe Shinzo ha detto che il Giappone e gli Stati Uniti non potrebbero stare a guardare se la Cina attaccasse Taiwan. È parte di una linea strategica di maggiore presenza che Tokyo confermata anche con il nuovo premier Kishida Fumio. Funzionari statunitensi hanno detto da tempo ai media che, dato le decine di migliaia di truppe che gli Stati Uniti hanno in Giappone e la sua vicinanza a Taiwan, il territorio nipponico avrebbe probabilmente dovuto giocare un ruolo importante in qualsiasi emergenza che riguarda Taiwan.

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