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Tra Cina e Taiwan è una guerra anche di spie. Nei giorni scorsi Reuters ha raccontato che perfino i protocolli di sicurezza della presidente taiwanese Tsai Ing-wen sono stati violati dalle spie cinesi che negli ultimi decenni si sono infiltrate nell’esercito di Taiwan per ottenere dettagli sulla pianificazione della difesa dell’isola e minacciare i suoi leader.

Poche ore dopo quel lungo e dettagliato articolo dell’agenzia Reuters, il Global Times, megafono in lingua inglese della propaganda del Partito comunista cinese, ha publicato un articolo dedicato a una serie trasmessa dalla tv di Stato che sta spopolando in Cina, il cui titolo in italiano sarebbe “Nemico”. Dà “uno strumento utile  alla gente comune per aumentare la loro allerta contro le spie, specialmente quelle dell’isola di Taiwan”, scrive il quotidiano cinese.

Che aggiunge un po’ di dettagli sulla trama. La famiglia di spie “sembra vivere una vita normale, ma nell’oscurità” moglie e marito “raccolgono e rubano informazioni per poi inviarle all’estero. Una volta, hanno cercato di rapire un esperto di missili, che è anche un generale dell’Esercito popolare di liberazione”.

Poi, nell’articolo del Global Times, arriva l’attualità: il governo taiwanese di Tsai ha “stanziato enormi quantità di fondi negli ultimi anni per sostenere programmi di spionaggio rivolti alla terraferma”, cioè alla Cina. “Oltre ai settori tradizionali come la difesa, la politica e l’economia, le spie dell’isola”, cioè di Taiwan, “sono penetrate anche nel cyberspazio. Per esempio, si coalizzano online per diffondere notizie false”.

Quali? La risposta potrebbe essere contenuta poche righe dopo. “Da ascia di guerra degli Stati Uniti, Taiwan usa le attività di spionaggio per compiacere gli Stati Uniti per ottenere il sostegno per ‘l’indipendenza di Taiwan’”, sfidando Pechino che ritiene l’isola una provincia, seppur ribelle, della Repubblica popolare cinese.

“La consapevolezza dello spionaggio nella società cinese è ancora debole, il che rende la trasmissione della serie televisiva davvero necessaria”, conclude il Global Times.

Non è la prima volta che il cinema e la televisione vengono utilizzati dal Partito comunista cinese come strumenti per ispirare l’azione. Ne è un chiaro esempio il film d’azione “Wolf Warrior”, una sorta di Rambo cinese, che ha guidato l’approccio da “lupi guerrieri” dei diplomatici cinesi.

E non è la prima volta che Pechino fa appello alla popolazione. Basti pensare che, alla riorganizzazione della Cia con la nascita di due nuovi centri di missione, uno di questi dedicato proprio alla “minaccia proviene dal governo cinese”, la “più importante minaccia geopolitica che affrontiamo nel XXI secolo”, Pechino ha reagito invocando “una ‘guerra di popolo’ contro le spie, in modo che non possano muovere un solo passo e non abbiano luogo in cui nascondersi!”.

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