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“À l’heure des prédateurs, nul ne peut rester immobile” — all’ora dei predatori, nessuno può rimanere immobile. Emmanuel Macron ha scelto la data simbolica del 14 luglio, la festa nazionale della Presa della Bastiglia, per far discutere il mondo della decisione di aumentare la spesa per la difesa. Una mossa che si inserisce in una fase cruciale per la sicurezza europea, che non può più essere garantita dalla sola protezione militare statunitense, tra complicazioni transatlantiche sul commercio e richieste sempre più esplicite di responsabilizzazione rivolte agli alleati, europei quanto indo-pacifici, da parte dell’amministrazione Trump.

L’annuncio avviene in effetti parallelamente a un generale riallineamento strategico dell’Europa, su cui Macron intende dimostrare l’eccezionalismo francese. Parigi, potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza Onu, punta ora ad anticipare gli obiettivi Nato per il 2035 – che prevedono una spesa pari al 3,5% del Pil – in risposta all’intensificarsi della minaccia russa. Secondo i piani attuali, Mosca raggiungerà nel 2025 un impegno militare pari al 6,3% del proprio Pil, accelerando una corsa agli armamenti che impone all’Europa di aggiornare posture e priorità.

Il presidente Macron ha escluso il ricorso al debito per finanziare l’aumento della spesa militare, lasciando intendere che il nuovo bilancio – atteso nei dettagli nei prossimi mesi – comporterà sacrifici su altri capitoli, probabilmente nel campo del welfare. Una scelta potenzialmente divisiva, in un Parlamento già segnato da forti contrapposizioni interne, e in un quadro in cui la Francia deve comunque rispettare l’obiettivo europeo di contenere il deficit pubblico al di sotto del 3% entro il 2029. Macron ha anche un altro obiettivo: convincere sulla decisione i francesi, partendo da un tasso di approval leggermente salito al 31% (in media con quelli dell’ultimo decennio, ma non certamente meraviglioso) e consapevole che nel corso dei prossimi due anni si deciderà la sua eredità politica, in vista delle elezioni che ci saranno proprio nel 2027.

A spiegare la portata della minaccia e la logica del riarmo era il generale Thierry Burkhard, capo di stato maggiore francese, in un discorso pronunciato tre giorni fa che ha fatto da sponda militare alla svolta politica annunciata da Macron, rivolgendosi direttamente ai concittadini. “In precedenza avevamo l’abitudine di dire che una crisi ne scacciava un’altra. Oggi non è più così. Al contrario, le crisi si sovrappongono, si sommano, se non addirittura si moltiplicano”, ha dichiarato Burkhard,

Il generale ha precisato: “Non è esattamente il mio ruolo rivolgermi direttamente ai francesi. Questo spetta alle autorità politiche”. Tuttavia, ha ritenuto necessario descrivere apertamente la situazione: secondo lui, la guerra in Europa non è una possibilità astratta, ma una realtà già in corso. “La guerra è sul continente europeo, sotto i nostri occhi, con giorni in cui ci sono più di mille morti.” Ha voluto però chiarire che non si tratta di spaventare l’opinione pubblica: “Non serve spaventare, ma serve una presa di coscienza.”

Burkhard ha ammesso di comprendere la riluttanza dei cittadini francesi nell’accettare una simile verità: “Capisco che i francesi non abbiano voglia di sentirsi dire che c’è la guerra in Europa, che siamo il nemico numero uno designato dai russi.” Ma ha insistito sulla necessità di realismo: “Purtroppo, è il mondo in cui viviamo, non quello che vorremmo. Il mio mestiere è descrivere il mondo com’è e prepararmi a compiere le missioni che mi saranno affidate”.

“Quando parlo di coesione nazionale, che è il punto più importante, non può esistere senza consapevolezza. Se c’è diniego o rifiuto di vedere in che mondo viviamo, non si può costruire coesione. Penso che i francesi siano piuttosto consapevoli. Bisogna parlare chiaro, non spaventare: dire semplicemente come stanno le cose. In fondo,è la domanda: in che mondo vogliamo che vivano i nostri figli?”.

Sottolineando che il Cremlino ha saputo riorganizzarsi rapidamente grazie a una “economia di guerra” pienamente operativa, il capo delle forze armate francesi manda un messaggio chiaro, diretto e franco a tutta Europa. La Russia ha imboccato un percorso di riarmo continuo, sostenuto da una riconversione industriale e da una strategia di lungo periodo, che non si arresterà facilmente. “Nonostante le incredibili perdite che sta subendo, la Russia continuerà a riarmarsi a questo ritmo”, ha ribadito Burkhard, stimando che entro il 2030 Mosca tornerà a rappresentare “una minaccia reale per i nostri confini orientali”.

In parallelo, la Francia sta rafforzando la cooperazione con il Regno Unito, in particolare sul fronte della deterrenza nucleare, in un tentativo di Build a more solid European security architecture. L’obiettivo è rispondere non solo a un nemico convenzionale, ma a una strategia ibrida: lo stesso Burkhard ha richiamato episodi recenti di interferenze satellitari e cyberattacchi russi contro infrastrutture critiche europee, anche in Italia, emersi dal 2022 in poi.

Il conflitto ucraino ha rappresentato un acceleratore drammatico di queste dinamiche. I livelli di perdite giornaliere – superiori alle 1.000 vittime in alcuni momenti – confermano, secondo Burkhard, che si tratta di “una guerra attiva in Europa”, la cui posta in gioco supera i confini del conflitto stesso. “Difendere l’Ucraina riguarda anche, in un certo senso, come vediamo noi stessi e ciò che siamo disposti a fare per plasmare l’Europa come deve essere in futuro,” ha ammonito. E ha concluso con un’immagine d’impatto: “Se ciò non accade […] diventeremmo qualcosa come erbivori in un mondo di carnivori. E questa non è una posizione molto comoda, essere in fondo alla catena alimentare”.

Non si può restare immobili davanti ai predatori. Macron rilancia le spese della difesa

La Francia annuncia un aumento della spesa militare per rispondere alla crescente minaccia russa (e non solo) contro l’Europa, che deve anche gestire il rapporto con il sostegno americano. Il generale Burkhard parla direttamente ai francesi: serve consapevolezza. Macron spinge la Francia a mobilitarsi perché questa è “l’ora dei predatori”

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