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La seconda relazione sullo stato di attuazione del Piano Mattei, trasmessa dal governo alla Camera e discussa oggi in Commissione esteri (relatore Giangiacomo Calovini di Fdi), ha avuto il merito di accendere una riflessione sui progetti e sulle analisi di scenario tra Mediterraneo allargato, conflitto in Medio Oriente, Yemen, e Africa. Ovvero un quadro geopolitico di riferimento sul quale tarare gli obiettivi prioritari che hanno ispirato l’azione del Governo. Per questa ragione il contesto globale viene definito “in continuo mutamento”, facendo in particolare riferimento al “numero crescente di crisi che hanno interessato il Medio oriente (in particolare Israele, Gaza, Libano, Iran, Siria e Yemen), cioè “un’area contigua e connessa a quella africana, con un impatto diretto su molteplici ambiti cruciali per lo sviluppo del Continente”.

La struttura

Oltre alle note sei direttrici d’intervento del Piano Mattei, tre sono gli obiettivi prioritari he il governo si è dato: primo, ampliare le zone obiettivo a cinque nuovi Paesi ovvero Angola, Ghana, Mauritania, Senegal e Tanzania, che si sommano ai Paesi già coinvolti; secondo, dare slancio a partenariati internazionali in particolare con il progetto dell’Unione europea sul “Global Gateway”; terzo, sciogliere i nodi relativi al debito dei Paesi africani, con il recente annuncio della presidente Meloni dell’intenzione di convertire 235 milioni di euro di crediti bilaterali vantati dall’Italia in progetti di sviluppo.

Nel quadro dell’internazionalizzazione del Piano, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen lo scorso 20 giugno hanno animato il Vertice “The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway a Common effort with the African Continent” con la presenza nella capitale italiana delle Autorità delle Nazioni africane coinvolte nel progetto del Corridoio di Lobito e delle principali Istituzioni Finanziarie Internazionali. Un’occasione per mettere l’accento sulle collaborazioni esistenti con il Global Gateway dell’Unione Europea per il rafforzamento delle infrastrutture digitali e dell’agricoltura sostenibile nel Continente africano.

Gli strumenti finanziari

Oltre al noto ampliamento dei Paesi coinvolti nelle iniziative del Piano Mattei, la seconda relazione si è focalizzata anche sugli strumenti finanziari e sulla cooperazione con le istituzioni finanziarie internazionali, con una serie di iniziative internazionali. In primis l’accordo con la Banca Mondiale per consultazione reciproca sui programmi da cofinanziare in Africa, da attuare tramite una task force di collegamento con l’ufficio di Roma della banca. Su questa traccia va citato anche l’aumento del contributo italiano al rifinanziamento dell’International Development Association e il Corridoio di Lobito da realizzare con International Finance Corporation, ovvero il amo della Banca mondiale per i progetti con privati. In secondo luogo con la Banca Africana di sviluppo verrà aperto un canale multilaterale dedicato per progetti sia nell’ambito del Piano Mattei che del cosiddetto “Processo di Roma”, grazie ad un fondo da140 milioni euro di contributi italiani (Fondo per il clima, Mase e Maeci) e da 25 milioni di dollari versati dagli Emirati Arabi Uniti.

Nello specifico i soggetti direttamente interessati saranno tre. Cassa Depositi e Prestiti tramite il Plafond Africa da 500 milioni per aziende italiane presenti stabilmente in Africa e il programma Terra (Transforming and Empowering Resilient and Responsible Agribusiness), in collaborazione con la Commissione europea; Simest con la “Misura Africa” da 200 milioni per investimenti e formazione del personale; infine Sace, con 2 miliardi a garanzia di investimenti di oltre 200 imprese italiane in diversi settori di intervento del Piano Mattei.

Come procedono i progetti

In ambito agroalimentare il Piano Mattei intende creare sinergie con il settore privato, come quella avviata fra Struttura di Missione del Piano, Bonifiche Ferraresi International e Leonardo bel gennaio scorso al fine di promuovere la sostenibilità e creare il cosiddetto valore locale in ambito agricolo. Nel settore della salute l’obiettivo è potenziare le strutture sanitarie nel Continente africano, che al momento sono dislocate in maniera disomogenea sul territorio, con le aree rurali più disagiate (Costa d’Avorio ed Etiopia). In ambito energetico il Nord Africa e il Kenya sono le aree obiettivo per la diversificazione delle fonti energetiche, il sostegno alle infrastrutture e la formazione. Circa le rinnovabili, Roma contribuisce alla Mission 300 della Banca Mondiale, tramite le risorse allocate per il Continente africano sul Fondo Italiano per il Clima. Inoltre nel aggio scorso il Mase ha sottoscritto un accordo per contribuire con ulteriori 10 milioni di euro al programma “Esmap” (Energy Sector Management Assistance Program).

Da menzionare il lavoro fatto con il Centro di Eccellenza panafricano per la formazione sulle energie rinnovabili e la transizione energetica in Marocco che, tramite il contributo della Fondazione Res4Africa in partnership con l’Università Mohammed VI e il supporto della Fondazione Enel, ha avviato il suo corso inaugurale a ottobre 2024. Senza dimenticare che nello scorso gennaio Terna ha inaugurato a Tunisi il progetto di Innovation Zone Tunisia, alla presenza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e del Ministro tunisino degli Affari Esteri, Ali Nafti. L’obiettivo è formare tecnici per l’industria energetica tunisina e alle università locali in vista della costruzione dell’elettrodotto Elmed.

Ricco il paragrafo su istruzione e formazione, dal momento che riveste un ruolo centrale nell’architettura del Piano. Tramite la Scuola Nazionale di Amministrazione verrà realizzata l’iniziativa, contando sull’esperienza accumulata in materia di formazione ed al suo ruolo istituzionale nel panorama italiano. 1.500 complessivamente i beneficiari, individuati inizialmente tra i manager di livello intermedio delle istituzioni rilevanti delle prime quattro nazioni focus individuate (Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, e Tunisia), cui si potranno aggiungere successive fasi. Inoltre, Sace ha lanciato l’Africa Champion Program (febbraio-marzo 2025) – con il patrocinio del Maeci e con il sostegno della Struttura di Missione insieme ad attori istituzionali come l’Agenzia Ice, Cassa Depositi e Prestiti, Simest, Confindustria Assafrica & Mediterraneo e Assocamerestero.

A ciò si somma l’iniziativa “Research Capacity with Africa“, per sostenere progetti congiunti tra Università italiane, africane e di altre Nazioni del G7. Infine il Ministero della Cultura ha istituito una Unità di missione per la cooperazione culturale con l’Africa e il Mediterraneo allargato che, in coordinamento con la Struttura di Missione del Piano Mattei.

A proposito di acqua e infrastrutture spazio all’area geografica in cui si sviluppa il Corridoio di Lobito (Angola, Congo, Zambia), dove verranno individuati partenariati strategici al fine di promuovere lo sviluppo delle filiere locali. L’elettrodotto Elmed è un altro progetto che viaggia in parallelo, anche con lo sviluppo di un ecosistema nazionale di start-up. Varie le iniziative complessive del settore, come l’interlocuzione con l’Unione Europea sull’ampliamento del progetto “Blue-Raman”, l’AI Hub for Sustainable Development, progetto guidato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con il supporto di Undp, l’adesione del Mur tramite Cineca all’Africa Green Compute Coalition.

Africa, ma non solo. Cosa prevede la seconda relazione sul Piano Mattei

Con l’inserimento di cinque nuovi Paesi e l’impegno a convertire 235 milioni di euro di debiti in progetti di sviluppo, il Piano Mattei rafforza la sua dimensione internazionale. Tra gli assi portanti: il Corridoio di Lobito, le iniziative energetiche in Nord Africa e Kenya, e una forte attenzione alla formazione professionale e alla cooperazione universitaria

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