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Il dipartimento di Giustizia Usa ha confermato ieri che il trentatreenne Xu Zewei, un presunto hacker cinese legato a un gruppo sostenuto dal governo cinese, è stato arrestato la scorsa settimana in Italia su richiesta del governo degli Stati Uniti. Lo stesso dipartimento ha riferito la desecretazione di un atto di accusa di nove capi d’imputazione nel Distretto meridionale del Texas, che accusa Zewei e un coimputato (Zhang Yu, di 44 anni) di essere coinvolti in intrusioni informatiche tra febbraio 2020 e giugno 2021. L’uomo si era presentato ieri mattina in tribunale, scortato dalla polizia penitenziaria del carcere di Busto Arsizio, dove è detenuto dal 3 luglio dopo essere fermato all’aeroporto di Malpensa, per l’udienza di identificazione per l’estradizione negli Stati Uniti, negando le accuse e ipotizzando uno scambio di identità.

I presunti legami con l’intelligence cinese

Secondo l’accusa frutto delle indagini dell’Fbi, Xu avrebbe colpito università e ricercatori statunitensi impegnati sul Covid-19, rubando dati sensibili su vaccini e cure. In seguito ha partecipato alla campagna globale di cyberattacchi nota come Hafnium, sfruttando vulnerabilità nei server Microsoft Exchange. Tra le vittime ci sono anche uno studio legale internazionale e una seconda università texana. Xu avrebbe agito sotto il coordinamento diretto di funzionari cinesi (in particolare l’intelligence, il ministero della Sicurezza di Stato), spesso con finalità economiche oltre che di spionaggio. È ora accusato di diversi reati informatici, con pene potenziali fino a 20 anni di carcere per ciascuno.

Le dichiarazioni statunitensi

“Questo arresto sottolinea l’impegno paziente e instancabile degli Stati Uniti nel perseguire gli hacker che cercano di rubare informazioni appartenenti a università e aziende americane”, ha dichiarato John A. Eisenberg, assistant attorney general per la National Security Division. “L’atto d’accusa sostiene che Xu stesse hackerando e rubando ricerche cruciali sul Covid-19 per conto del governo cinese, mentre lo stesso governo non condivideva informazioni sul virus e sulle sue origini”, ha affermato Nicholas Ganjei, procuratore degli Stati Uniti per il Distretto meridionale del Texas. “Questo arresto, effettuato con i nostri partner delle forze dell’ordine italiane, dimostra l’impegno incrollabile dell’Fbi nell’assicurare alla giustizia gli hacker sostenuti dal Partito comunista cinese per i loro crimini”, ha osservato Brett Leatherman, vicedirettore della Cyber Division dell’Fbi.

I prossimi passi

Entro dieci giorni dall’arresto (ovvero entro lunedì) è atteso il parere del ministero della Giustizia, chiamato a confermare, o meno, l’intenzione di procedere con l’estradizione dell’uomo negli Stati Uniti. Questi ultimi hanno 40 giorni di tempo, codice alla mano, per inviare all’Italia il fascicolo relativo alla vicenda giudiziaria.

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