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La decisione del Ppe di lavorare ad un documento che chiederà di rivedere tutti i target del green deal applicato alle automobili porta a due due conseguenze: da un lato interviene in un settore nevralgico dell’industria europea che sta soffrendo in vari Paesi (Germania e Italia su tutti), dall’altro inserisce nel dibattito sulla nuova Commissione europea un tema politico che già era stato ravvisato in occasione delle scorse elezioni, quando era stato sotto gli occhi di tutti il risultato ottenuto dalle componenti di destra. Il dato politico è che si amplia la maggioranza Ursula su un tema sensibile che da tempo era stato cerchiato in rosso trasversalmente, contribuendo a costruire un fronte anti-Timmermans.

Il paper del Ppe

I popolari puntano ad anticipare la revisione delle misure sulle auto che stanno provocando un terremoto in tutta Europa: dai licenziamenti di Volkswagen e Audi, al caso Stellantis, passando per il recente annuncio di Ford e Bosch. Per questa ragione il Ppe sta realizzando un position paper sulla competitività dell’industria delle auto in Europa per porre fine alla “pressione senza precedenti” a cui è sottoposta l’industria automobilistica europea. Il documento dovrebbe essere diffuso la prossima settimana in occasione della presentazione da parte del nuovo esecutivo Ue del “Piano per l’industria pulita” e conterrà due riforme: quella su un approccio tecnologicamente neutro al problema e quella sul ruolo di altre tecnologie utili a raggiungere le riduzioni di CO2, come i carburanti alternativi, e-fuels e biocarburanti. Inoltre a proposito delle sanzioni, se saranno inevitabili, “i ricavi dovrebbero essere reinvestiti nel settore automobilistico per scopi specifici (ad esempio per la realizzazione di infrastrutture, programmi di incentivi, digitalizzazione) invece che nel bilancio generale dell’Ue “.

Nel paper si legge che “l’idoneità all’uso quotidiano e l’accettazione sociale dei veicoli elettrici dipendono in larga misura dallo sviluppo della rete elettrica, dalla fornitura e dalla funzionalità dell’infrastruttura di ricarica, nonché dall’installazione di punti di ricarica negli edifici”. E ancora: “La mancanza di adeguate infrastrutture di ricarica e rifornimento è un ostacolo significativo all’adozione diffusa di veicoli elettrici e di altre tecnologie sostenibili. Mentre l’installazione di infrastrutture per i veicoli leggeri è in ritardo, l’infrastruttura per i veicoli pesanti è praticamente inesistente. L’UE e i suoi Stati membri devono agire con decisione per costruire le infrastrutture necessarie. Abbiamo bisogno di un’offensiva infrastrutturale globale”.

Per cui il partito popolare si impegna entro i primi 100 giorni dalla nuova Commissione a stimolare un nuovo accordo industriale pulito che riveda il divieto ICE, contribuisca a evitare sanzioni, sviluppi condizioni favorevoli e aumenti gli sforzi per la realizzazione di infrastrutture al fine di rendere competitiva l’industria automobilistica europea, conseguendo nel contempo la decarbonizzazione del settore dei trasporti, contribuendo in tal modo all’obiettivo della neutralità climatica dell’UE per il 2050.

No alla monotecnologia

“No alla monotecnologia” spiega a Formiche.net Salvatore De Meo (Fi/Ppe) Presidente della delegazione Ue per i rapporti coa la NATO, secondo cui l’iniziativa del Ppe in primis è molto italiana: “Noi non abbiamo mai smesso di credere che questo provvedimento dovesse essere rivisto alla luce di riflessioni che avevamo già anticipato. Il famoso impatto sul sistema automotive credo che sia sotto gli occhi di tutti e quindi la posizione del Partito popolare è frutto anche di questa sollecitazione che, già dalla scorsa legislatura, abbiamo posto in essere e su cui la nostra delegazione ha insistito anche nella fase propedeutica con la stessa von der Leyen, per voce di Fulvio Martusciello, il quale ha ribadito che il nostro appoggio sarebbe stato subordinato ad un cambio di metodo e all’interno di questo cambio abbiamo posto il tema della transizione verde”.

Una transizione che, aggiunge l’eurodeputato azzurro, in tutte le sue declinazioni deve trovare un approccio pragmatico e non ideologico. “Questa è la nostra posizione, cercheremo di condividerla il più possibile con gli altri gruppi perché su questo fronte non si creino delle spaccature ideologiche, ma una convergenza di contenuto dovuta alla crisi in atto nel settore”.

In secondo luogo c’è un dato politico relativo ad una maggioranza che si allarga. “C’è un centro che sta cercando di portare tutti a posizioni di buon senso: poi se ci sono alcune formazioni politiche che stanno più a destra, vedi i conservatori che già la volta scorsa hanno dato disponibilità a condividere un percorso che renda credibile le strategie europee, ne siamo felici. Quindi io spero che le maggioranze diventino sempre più ampie nell’interesse dei cittadini e della nostra economia, perché l’Europa non sia un luogo divisivo, ma il luogo della condivisione”. Infine un invito: “Vorrei che alcune altre forze politiche, i Verdi piuttosto che la sinistra, non assumano posizioni che inevitabilmente porteranno a delle maggioranze variabili. Non è tanto una responsabilità del Partito Popolare, sempre coerente, ma forse di altri partiti che su alcuni temi hanno preferito teorizzare piuttosto che guardare in faccia la realtà”.

Auto: le parole di Meloni

In occasione delle comunicazioni al Parlamento in vista del consiglio europeo dello scorso 17 ottobre, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva osservato come l’addio al motore endotermico entro il 2035 fosse figlio di un approccio sbagliato. “Si è scelta la conversione forzata ad una sola tecnologia, l’elettrico, di cui però noi non deteniamo le materie prime, non controlliamo le catene del valore, che ha una domanda relativamente bassa e prezzi proibitivi per gran parte dei nostri concittadini. Insomma, una follia per la quale le nostre economie stanno pagando pesanti conseguenze, in termini di ricchezza, occupazione, forza produttiva e, appunto, competitività”. Con riflessi anche in Italia, ma anche altre economie considerate talmente solide da resistere ad ogni evoluzione.

“Per queste ragioni non ci siamo affatto stupiti della richiesta portata avanti dalla principale associazione che riunisce i produttori del settore automobilistico di anticipare al 2025 la revisione degli obiettivi legati allo stop al motore endotermico – osservò – Non poteva essere una sorpresa per chi come noi fin dal primo giorno ha lavorato per rendere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti compatibili con la sostenibilità economica delle nostre filiere”. Parole che vanno intrecciate a due dati: le convergenze programmatiche e personali tra la premier italiana e i vertici europei come von der Leyen e Weber da un lato, e il ruolo di spinta che viene riconosciuto al governo italiano in questa fase di costruzione dei nuovi vertici europei (come dimostra la nomina di Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva della commissione).

La posizione di Ecr/Fdi

“Ce lo auguriamo”. Così ha risposto il capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, a chi gli chiedeva di commentare la bozza del Partito popolare europeo, in cui si chiede la revisione del divieto della vendita di auto a motore endotermico prevista nel 2035. “Non solo siamo d’accordo, ma devo dire che l’abbiamo già scritto in varie forme nei mesi scorsi. Stiamo predisponendo un testo della risoluzione del gruppo Ecr, che verrà discusso auspicabilmente nel mese di dicembre insieme alle altre. Il documento del Ppe , che ci auguriamo verrà confermato, si porrà nello stesso solco tracciato dal Governo italiano, che insieme al Governo della Repubblica Ceca sta conducendo un’azione molto intensa al Consiglio per convincere gli altri governi a rivedere le politiche nel settore automotive”.

Secondo l’esponente conservatore l’obiettivo è che già in questo mese l’eurocamera si esprima nella direzione che i Ppe e Ecr di fatto condiviso, ovvero nella revisione degli obiettivi a 2035, nel rafforzamento del principio di neutralità tecnologicamente aperta non soltanto ai carburanti sintetici ma anche ai biocarburanti. “Noi facciamo maggioranza con tutti quelli che condividono dei punti di buon senso, che sono quelli del nostro programma. I voti di questi mesi ci hanno dimostrato che è difficile qui ragionare di maggioranze precostituite, riteniamo che su quei punti ci sia una consonanza dei programmi elettorali votati da decine di milioni di cittadini europei delle forze di centrodestra, e quindi è naturale che ci si ritrovi anche nel prossimo futuro”.

Perché sull'automotive si può allargare la maggioranza Ursula

Già in occasione delle comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo dello scorso 17 ottobre, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva osservato come l’addio al motore endotermico entro il 2035 fosse figlio di un approccio sbagliato. La prossima settimana sarà presentato il paper del Ppe. De Meo: “No alla monotecnologia. La transizione deve trovare un approccio pragmatico e non ideologico”

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