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La Russia in Libia resta un attore imprescindibile e la guerra di aggressione che Mosca sta portando avanti in Ucraina difficilmente porterà la Russia ad abbandonare il teatro libico. Vi sono stati rumors riguardanti lo spostamento di alcuni dei mercenari di Wagner dal teatro libico a quello ucraino, ma tali voci non sono state confermate. È più probabile, invece, lo spostamento di combattenti siriani pro-Russia che si trovano in Libia, dove rappresentavano parte delle forze in supporto all’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar.

Queste forze non sono particolarmente importanti da un punto di vista militare, e in Libia al momento non si sta combattendo apertamente. La presenza delle forze di Wagner, in tal senso, è più importante politicamente. Ciò però non è detto che non possa cambiare, in particolare se la Russia dovesse continuare a trovarsi in difficoltà in Ucraina.

Mosca è in ogni caso restia a ridurre la propria presenza in Libia anche perché, ogni mutamento dell’equilibrio rispetto alla presenza russa e alle dinamiche geopolitiche nel Mediterraneo rischia di minare la capacità diplomatica dei russi in altri teatri. La Libia, in tal senso, è un elemento fondamentale della proiezione esterna russa, in particolare rispetto alle relazioni con la Turchia e con i Paesi europei.

La Russia, in particolar modo dal 2015 con l’intervento in Siria, si è spinta a intervenire in diversi teatri nel Mediterraneo e in Africa cercando di sfruttare i vuoti lasciati dalla mancanze di intervento e di interesse occidentale. In Libia è diventa particolarmente attiva dal 2016, e non con lo strumento militare, ma con quello economico, fornendo le banconote in uso alla Banca Centrale nell’Est ai tempi della divisione del Paese in due, che si replicò anche a livello istituzionale.

La Turchia ha poi parzialmente bilanciato la presenza russa, specialmente in Libia e in Siria, ma il fatto che i russi siano ad esempio cosi influenti e centrali in Siria fa si che abbiano un formidabile strumento di pressione verso Ankara. Stesso dicasi, ad esempio, per il peso che questa presenza ha rispetto alle relazioni con Israele.

Turchia e Israele stanno cercando di muoversi come mediatori, ma entrambi hanno dimostrato in modo più o meno palese di essere molto sensibili ai desiderata russi. La presenza in Libia ha la stessa logica, sebbene non cosi appariscente come per il caso siriano. Inoltre, con i prezzi del petrolio e del gas alle stelle, l’influenza russa rispetto alla capacità estrattiva e produttiva libica resta fondamentale.

Le principali zone dove si trovano i mercenari di Wagner in Libia sono quella del bacino della Sirte, la cosiddetta mezzaluna petrolifera, zona sotto il controllo formale delle forze di Haftar. Già ai tempi del blocco petrolifero post-conferenza di Berlino, vi era un’influenza russa, quando i prezzi del petrolio stavano crollando sotto lo zero a livello globale per l’impatto combinato della pandemia, prima in Cina e poi in Europa e nel mondo, e della guerra dei prezzi tra sauditi e russi.

Sembra passato un secolo, ma accadeva solo due anni fa. Visto che Libia resta uno dei Paesi a cui l’Europa guarda per ridurre, nell’immediato, l’impatto di un’eventuale riduzione delle importazioni di petrolio e gas russi, per Mosca è vitale avere una capacità di influenzare la produzione nel Paese nordafricano.

Certamente l’attenzione russa è ora principalmente focalizzata sul campo di battaglia ucraino, dove le cose non stanno andando come preventivato. Ciò però non significa che Mosca stia necessariamente dimenticando gli altri teatri in cui, in questi anni, ha rafforzato la propria presenza, sia ufficiale che para-ufficiale con le forze di Wagner. Questa presenza è anche funzionale alla propria strategia diplomatica. La Libia, da questo punto di vista, resta importante per avere un’ulteriore carta da giocare contro i turchi e gli europei qualora la guerra d’aggressione in Ucraina continui ad aver problemi

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