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Il governo Draghi ha deciso di rendere nulla la vendita del 2018 di Alpi Aviation, un’azienda friulana produttrice di droni e con rapporti con il ministro della Difesa, che è passata, attraverso una società offshore, nelle mani di due società statuali cinesi con “modalità opache” secondo la Guardia di finanza. È quanto apprende l’agenzia Reuters. Si tratta della decisione più dura di quelle previste dalla legge, come spiegato nei mesi scorsi da Formiche.net.

Non è ancora chiaro se sono previste sanzioni, che potrebbero arrivare fino a 280 milioni di euro. Ma il rapporto tra Roma e Pechino è ben diverso da quello di tre anni fa, quando (governo gialloverde di Giuseppe Conte) ci fu la firma sul memorandum d’intesa sulla Via della Seta. Nonostante la decisione odierna, però, il trasferimento di tecnologia è irreversibile.

Nei mesi scorsi le Fiamme Gialle avevano contestato all’azienda due violazioni: della legge 185/1990, che disciplina l’export di armamenti, e del cosiddetto Golden power per violazione dell’obbligo di notifica del passaggio di proprietà.

Ecco cosa scrivevamo su Formiche.net.

Successivi approfondimenti hanno accertato che l’azienda, nel 2018, fu acquistata, per il 75 per cento, da una società estera di Hong Kong (Mars Information Tecnology Co, come spiegavamo su Formiche.net), costituita ad hoc prima dell’acquisto delle quote e autonomamente priva di risorse finanziarie. Alpi Aviation fu valutata con un valore delle quote notevolmente rivalutato rispetto a quello nominale (90 volte superiore: 3.995.000 euro contro 45.000 euro). Regista dell’operazione fu Dentons, tra gli studi legali più importanti al mondo. Nel curriculum vitae di Pei Qiu, senior partner di Dentons, figura in bella mostra la consulenza per l’acquisizione di Alpi Aviation, “la prima transazione del suo genere, in cui una holding cinese ha acquisito un’impresa nel settore dell’aviazione high tech in Europa”.

LE SOCIETÀ STATUALI CINESI

L’acquirente, mediante complesse partecipazioni societarie, sarebbe riconducibile a due importanti società governative della Repubblica popolare cinese, spiegano le Fiamme gialle. Ma il subentro societario sarebbe stato perfezionato in modo da non far emergere il nuovo socio, con ritardi nelle comunicazioni amministrative e omettendo di informare preventivamente la presidenza del Consiglio dei ministri dell’acquisto della maggioranza dell’azienda, violando la normativa Golden power che attribuisce speciali poteri alle autorità italiane sugli assetti societari di realtà strategiche in vari settori.

“MODALITÀ OPACHE”

La Guardia di finanza ha spiegato che il subentro risultava “perfezionato con modalità opache tese a non farne emergere la riconducibilità del nuovo socio straniero”. Infatti l’azienda ha comunicato soltanto due anni dopo l’acquisto e su sollecito dei funzionari ministeriali, la variazione della compagine societaria al ministero della Difesa; e ha omesso di comunicare preventivamente alla presidenza del Consiglio dei Ministri l’acquisto del 75% del capitale sociale dell’azienda italiana, in violazione delle prescrizioni Golden power.

OBIETTIVO: ACQUISIRE KNOW-HOW ITALIANO

L’acquisto, spiegano ancora gli investigatori, non avrebbe avuto scopi di investimento ma l’acquisizione di know-how tecnologico e militare, che ha spinto a pianificare il trasferimento della struttura produttiva nel polo tecnologico di Wuxi, città industriale di 7 milioni di abitanti nella provincia del Jiangsu e meno di 150 chilometri da Shanghai ritenuta il laboratorio dell’intelligenza artificiale cinese. Operazioni non formalizzate, secondo la Guardia di finanza, in atti societari e per le quali non era stata chiesta preventivamente l’autorizzazione ai ministeri italiani competenti. 

LA NOTA DI ALPI AVIATION

Nella giornata di venerdì (11 marzo, ndr) Alpi Aviation ha diffuso una nota che sembra anticipare la presentazione del ricorso contro la decisione.

Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, notificato nella notte di ieri ad Alpi Aviation riconosce esplicitamente “l’eccezionale strategicità” degli asset detenuti dalla società, l’importanza della stessa per la difesa e gli interessi nazionali e la necessità “di preservare il sistema di ricerca e sviluppo svolto da Alpi Aviation in Italia al fine di consentirne l’incremento”.

Viene inoltre riconosciuto che non vi è stato alcun trasferimento delle “backround information” e delle “foreground information” già sviluppate da Alpi Aviation a favore soggetti terzi con sede legale al di fuori del territorio italiano.

Questo può dare un’idea delle capacità tecnologiche che un’impresa, di dimensioni ridotte, come Alpi Aviation, è stata ed è in grado di esprimere e del corretto comportamento dei suoi organi di gestione.

Va inoltre messo in rilievo che il decreto, nel porre il veto alla presenza di una società cinese nel capitale di Alpi Aviation, sembra aver preso in considerazione non lo stato in essere nel 2018, quando avvenne il trasferimento della partecipazione, ma l’evoluzione successiva.

La società si riserva di valutare con la dovuta attenzione il provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri anche per alcuni aspetti di criticità che comunque presenta sotto il profilo giuridico, avendo posto a carico di Alpi Aviation Srl l’obbligo di ripristinare la base sociale anteriore alla cessione delle quote alla Mars (HK) Information Technology CO Limited.

Draghi annulla la vendita di Alpi Aviation alle società cinesi

Reuters rivela la decisione del governo italiano. Non è chiaro se siano previste ulteriori sanzioni per violazione della normativa Golden power. Ma il rapporto tra Roma e Pechino è ben diverso da quello di tre anni fa, quando ci fu la firma sulla Via della Seta

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