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Lo strappo di Salvini è la rappresentazione plastica di una Lega sempre più in affanno. Specie perché la diserzione all’aula nel momento in cui era richiesto l’assenso per dare il la alla riforma fiscale, rischia di sgretolare ancor di più la rappresentatività del Carroccio. Porsi in maniera credibile a imprenditori e famiglie dopo aver deciso di non decidere su una riforma che da anni viene anelata “è un atto irresponsabile”, come ha ribadito il segretario dem Enrico Letta. Ma “non è la prima volta: la Lega ha dimostrato a più riprese di essere inaffidabile. L’esempio più lampante è stato la votazione sul decreto green pass”. In Aula “allineati al Governo, salvo poi scendere in piazza e ammiccare ai no vax”. Alessandro Alfieri, senatore del Pd prende atto che ormai la Lega rappresenti un epifenomeno del Governo Draghi.

Il segretario dem Enrico Letta al Corriere descrive Salvini come un irresponsabile. Secondo lei, la Lega uscirà dal Governo?
Decidano loro cosa vogliono fare, ma soprattutto cosa vogliono essere. Di certo è che se la loro linea si presenta sempre più ostile alle scelte dell’Esecutivo, forse sarebbe il caso di percorrere strade diverse.

Si aspettava la diserzione dei leghisti sulla riforma del Fisco?
Secondo me è la rappresentazione di un movimento politico reduce da una batosta elettorale alle amministrative piuttosto importante, e che dunque ha bisogno di alzare i toni. Ma queste fibrillazioni continue fanno male al Governo. Il presidente Draghi gode di ottima reputazione a tutte le latitudini. Anche da questa credibilità deriva la possibilità di fare le riforme e di accedere ai fondi del Pnrr. Non possiamo dunque permetterci che questo processo sia ostacolato da Salvini. E’ un’occasione per il Paese, di fare riforme e di attuare politiche industriali, che non possiamo permetterci di perdere.

Chiederete la testa del leader del Carroccio a Draghi?
Non chiediamo la testa di nessuno. Noi siamo impegnati a sostenere con convinzione questo Governo fino alla fine della legislatura e che sfrutti, ancora una volta, le capacità e la credibilità di Draghi per tornare ad essere un player importante a livello europeo. Approfittando, peraltro, della congiuntura al tramonto dell’era Merkel.

Meglio Draghi al Quirinale o a palazzo Chigi?
Per il ragionamento svolto sopra, è fondamentale che possa continuare a lavorare a palazzo Chigi.

Esiste davvero una Lega di Salvini e una Lega di Giorgetti?
Può anche essere che ci siano diverse anime all’interno di un movimento politico. Però – e io che sono di Varese conosco queste persone da tanti anni – alla fine della fiera, chi decide, è sempre Salvini. Salvo poi che il Carroccio non decida di fare un congresso e cambiare linea politica. Per ora, le cose stanno così.

Il Movimento 5 Stelle è il grande sconfitto alle urne. Sempre Letta ha confermato di stimare Conte. E’ così anche per lei?
Diciamo che il Movimento 5 Stelle va accompagnato in questo percorso che Conte sta portando avanti. Ma i risultati alle urne sono la conferma di come in realtà non servano alleanze speciali e strutturali con un unico soggetto politico, bensì sia necessario costruire le basi di un campo largo del centrosinistra.

Che includerebbe anche Carlo Calenda?
Secondo me sì. Ma serve un’altra legge elettorale che riesca da un lato a garantire la governabilità e dall’altro a preservare le identità dei singoli partiti che compongono il campo largo. Un proporzionale con correttivi maggioritari.

Salvini strappa per distrarre dalla batosta. Draghi? Meglio al governo. Parla Alfieri (Pd)

Il senatore dem, dopo la decisione di disertare il voto sulla riforma fiscale da parte della Lega: “Queste fibrillazioni continue fanno male al governo”. Sulla dicotomia Salvini-Giorgetti, taglia corto: “Alla fine decide il segretario, io che sono di Varese li conosco da anni”. E sulle allenze con 5 Stelle e Calenda…

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