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Chi sperava nel rapporto di Sue Gray, civil servant incaricata di fare chiarezza sulle feste a Downing Street in lockdown, per cacciare il primo ministro britannico Boris Johnson dal numero 10 di Downing Street è rimasto deluso.

Il documento, infatti, è piuttosto asciutto, anche perché si tratta di una versione censurata (il governo non ha dato garanzie sulla pubblicazione di quella integrale): 12 pagine, di cui frontespizio e due bianche, 70 interviste effettuate; 16 eventi indagati in 12 date diverse su 20 mesi; 12 di questi eventi sono ora oggetto di indagine da parte di Scotland Yard. Gray scrive di essere stata “estremamente limitata” in ciò che poteva dire e “che non è possibile al momento fornire un rapporto significativo”.

Si parla di eventi “difficili da giustificare” in una fase in cui “il governo chiedeva ai cittadini di accettare restrizioni di vasta portata sulle loro vite; di “grave fallimento” nell’osservare gli alti standard “che ci si aspetta da coloro che lavorano nel cuore del governo” ma anche “dalla popolazione”; di errori di “leadership” e compiuti da “diverse parti del numero 10”, cioè l’ufficio del primo ministro, “e dell’ufficio di gabinetto”; di “consumo eccessivo di alcol” che “non è appropriato in un luogo di lavoro professionale in qualsiasi momento”.

“Ministri, special adviser e il Civil Service, di cui sono orgogliosa di far parte, sono stati una parte fondamentale e dedicata di questo sforzo nazionale” contro il Covid-19, si legge nella conclusione. “Tuttavia, come ho notato, alcuni di questi incontri non avrebbero dovuto avere luogo o svilupparsi nel modo in cui sono avvenuti”, scrive Gray. “Ci sono importanti lezioni da trarre da questi eventi che devono essere affrontati immediatamente in tutto il governo. Non c’è bisogno di aspettare la conclusione delle indagini della polizia”, conclude senza affondare direttamente il colpo sul primo ministro.

In attesa delle indagini della polizia, che sta facendo accertamenti anche su una festa nel novembre 2020 nell’appartamento di Johnson (che lui aveva detto ai Comuni che non c’era stata), la palla ora è a quest’ultimo.

Il primo ministro potrebbe decidere di addossare le colpe al suo staff e avviare un repulisti, a partire da Simon Case, capo del Civil Service. Ecco cosa scrivevamo su Formiche.net pochi giorni fa.

Se l’indagine dovesse chiudersi provando gli errori dello staff del primo ministro, allora quest’ultimo potrebbe essere tentato dall’idea di un reset nella squadra per arrivare alle elezioni amministrative di maggio. Le prospettive oggi non appaiono affatto rosee ma Johnson non sembra disposto a rinunciare facilmente il suo incarico, ottenuto dopo anni di lotte fratricide tra i tory. Soltanto un giudizio schiacciante delle urne potrebbe convincerlo al passo indietro.

Cosa dice il rapporto sui party in lockdown a Downing Street

Diffuso il documento redatto da Sue Gray. Feste “difficili da giustificare” in pandemia ed “errori compiuti” dallo staff del premier, che ora potrebbe…

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