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Era stato Donald Trump a interessarsi di TikTok proponendo limitazioni all’app cinese negli Stati Uniti per ragioni di sicurezza nazionale. Poi è stato Joe Biden a firmare la legge che ne impone il divieto a meno che entro il 19 gennaio prossimo le operazioni nel Paese non siano cedute a una società non cinese. In questi quattro anni di amministrazione Biden, l’ex e futuro presidente Trump, che si insedierà nuovamente alla Casa Bianca il 20 gennaio, ha dato l’impressione di poter cambiare posizione.

Proprio queste oscillazioni e la natura transazionale di Trump sembrano aver spinto la società cinese Hikvision, che si definisce il più grande produttore al mondo di apparecchiature di videosorveglianza, ad annunciare, venerdì scorso, di aver abbandonato i contratti che aveva nella regione cinese dello Xinjiang, al centro delle discussioni per il trattamento della minoranza uigura (per gli Stati Uniti è “genocidio”). I contratti erano stati siglati da cinque delle sue filiali che sono state aggiunte a un elenco di blocchi commerciali degli Stati Uniti lo scorso anno per il presunto aiuto nella repressione e nella sorveglianza high-tech degli uiguri e di altre minoranze musulmane della regione. Il governo cinese ha sempre negato qualsiasi accusa di abusi dei diritti umani nello Xinjiang e ha criticato o preso di mira le aziende per aver eliminato le imprese dello Xinjiang dalle loro catene di fornitura.

Inserito da Trump nella lista nera nel 2019, ora Hikvision non ha fornito ragioni per la scelta. Secondo il South China Morning Post, si attende proprio il ritorno del tycoon alla Casa Bianca sperando in una politica più morbida. Un tema che riguarda anche gli alleati degli Stati Uniti – Italia compresa – che potrebbero vedere limitata la condivisione di informazioni per via dei dubbi sulla gestione dei dati da parte dei fornitori cinesi di tecnologia.

Cinesi in attesa. Hikvision, come TikTok, spera in Trump

La società cinese, che si definisce il più grande produttore al mondo di apparecchiature di videosorveglianza, ha annunciato la fine di alcuni contratti nello Xinjiang. Un ramoscello d’ulivo teso alla prossima amministrazione americana?

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