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La ripresa dopo il Covid è una sfida globale. Eppure, nel tradizionale Workshop Ambrosetti di Cernobbio in scena nella tre giorni del 3-4 e 5 settembre, il secondo dell’era pandemica, il vento che spira è quello dell’ottimismo, con il termometro della fiducia delle imprese ai suoi massimi storici, soprattutto sul fronte economico.

Le imprese, insomma, ci credono a un futuro più o meno roseo. Secondo Ambrosetti la fiducia tra le imprese italiane ha raggiunto il suo massimo storico dal marzo del 2014, raddoppiando rispetto a giugno da 30,2 a 70,6 punti. “C’è un certo ottimismo sulla ripresa condizionato al fatto che non si torni alle chiusure”, ha detto l’economista Carlo Cottarelli, membro del consiglio esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, che ha moderato la sessione sulle previsioni economiche post-Covid.

“A livello mondiale c’è un po’ di preoccupazione per l’andamento dell’inflazione e per una possibilità che questo porti le banche centrali a stringere la politica monetaria e aumentare i tassi d’interesse”. E poi c’è anche il nuovo lavoro, post covid, come conferma il sondaggio sul lavoro ibrido condotto tra gli imprenditori e i manager. Il 70,5% lo ha promosso, il 20,5% ha detto che gran parte dei lavoratori torneranno in ufficio a tempo pieno e solo il 2,3% ritiene che si continuerà con il lavoro da remoto.

A dettare il timing, in chiave agenda digitale, anche il ministro per l’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao, tra i diversi ministri presenti a Cernobbio. “Io personalmente sono abbastanza contento di come sono andati questi sei mesi: abbiamo fatto un tagliando su tutte le iniziative e stiamo procedendo molto velocemente. Sulla parte di connettività entro settembre chiuderemo le consultazioni e cominceremo il disegno delle gare”. E ancora, “martedì assieme all’agenzia per la cybersicurezza presenteremo le policy per la classificazione dei dati per i data center e le regole di cloud first per la pubblica amministrazione”.

Poi, una proposta dalla lunga gittata. “Ci sono delle grandi opportunità, non so se si può fare un’altra Google ma il nostro lavoro adesso è di usare questi fondi in Europa per renderla un terreno fertile per far sì che il prossimo giant tech sia europeo. Dobbiamo creare l’ambiente, il quadro normativo e gli incentivi finanziarli per farlo. Non dobbiamo pensare che sia impossibile ma dobbiamo creare le condizioni perché lo diventi”.

Un altro tema affrontato è stato quello della rete unica. Secondo Colao “l’appassionante dibattito della rete unica, che è un unicum in Europa e non c’è nessun paese dove si discute di questa cosa, io lo lascio ad altri. I politici devono fare i politici, i manager i manager, gli investment banking gli investment banking, mischiare i ruoli è pericoloso perché poi non si combina niente ha spiegato quindi più in là non vado. Il mio lavoro, nel ruolo politico che ho, è di assicurarmi che l’Italia nel 2026 non abbia situazioni per cui la fibra e il 5G non arrivi ovunque, abbiamo un obiettivo di copertura e di equità. Poi come verrà realizzato ci saranno delle gare, ci saranno dei fondi pubblici da usare secondo determinate regole”.

Ma Luigi Gubitosi, ceo di Tim, ha rimarcato la bontà del progetto. “Non credo che sia stato archiviato alcunché. Tra i due azionisti di Open Fiber in passato non c’è sempre stata sintonia. Adesso l’azionista di riferimento diventa uno, ora capiremo con questo uno se ci sono degli spazi, non credo che sia stato archiviato alcunché”.

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