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“Tutte le opzioni sono sul tavolo”. Se la Russia continua a minacciare l’Ucraina, gli Stati Uniti sanzioneranno il gasdotto Nord Stream 2. Parola di Karen Donfried, Vicesegretaria di Stato americana tornata da un tour fra Kiev, Mosca e Bruxelles.

In una call con la stampa la diplomatica, già presidente del German Marshall Fund, svela intenzioni e mosse dell’amministrazione Biden. “Come abbiamo ribadito in un comunicato congiunto con la Germania, se la Russia dovesse usare l’energia come un’arma o aggredire l’Ucraina, agiremmo di conseguenza”. Donfried, che definisce il gasdotto di Gazprom “un progetto geopolitico russo”, è convinta che la via d’uscita dallo stallo ucraino passi da due sentieri, la “deterrenza” da una parte e la “cooperazione con i partner europei” dall’altra.

Sul primo fronte gli Stati Uniti, conferma la vice di Antony Blinken, stanno studiando un nuovo pacchetto di sanzioni. Potrebbe essere compresa l’esclusione della Russia da Swift, la rete che collega più di 11.000 banche in oltre 200 Paesi nel mondo. “Gli Stati Uniti stanno lavorando a stretto contatto con le controparti europee a un pacchetto (di sanzioni, ndr) qualora la Russia proceda con l’escalation militare, potremmo rispondere con misure economiche mai considerate in passato che avranno un costo significativo sull’economia russa”.

Ad ogni modo, garantisce Donfried, “nessuna conversazione sulla sicurezza dell’Europa sarà fatta senza i nostri partner europei e della Nato”. Dietro le quinte dell’escalation, le diplomazie si parlano. A Mosca la vice-segretaria ha incontrato il viceministro degli Esteri Sergei Riabkov e il vice-capo dell’Ufficio presidenziale Dmitri Kozak. Un contatto per allentare le tensioni e aprire un canale negoziale. Il Cremlino da parte sua ha inviato alla Nato una lista di richieste per ritirare le truppe, fra cui l’impegno a non accettare nell’Alleanza l’Ucraina. “Siamo disposti a discutere alcune delle proposte della Russia insieme ai partner Nato – apre oggi Donfried, ufficializzando l’invito al governo russo di partecipare al “Consiglio Nato-Russia”.

Se diverse richieste russe sono state bollate come “irricevibili” dalla Nato – “Siamo pronti a impegnarci in un dialogo se Mosca adotterà misure per ridurre le tensioni”, ha chiosato a un evento di Formiche il vicesegretario Mircea Geoana – i contatti diplomatici fra Washington e Mosca si infittiscono.

Questo lunedì, in una telefonata con il consigliere per la politica estera di Putin Yuri Ushakov, il Consigliere per la sicurezza Nazionale Jake Sullivan ha confermato “la disponibilità degli Stati Uniti ad aprire diversi canali diplomatici”. Ma la diplomazia, dice Donfried, “può avere successo solo in un clima di de-escalation”. Tradotto: non si negozia con i fucili puntati. Né con i riflettori accesi: “Non vediamo alcun vantaggio dai negoziati in pubblico”.

Si riparte dagli accordi di Minsk, siglati nella capitale bielorussa tra il 2014 e il 2015 e oggi per buona parte rimasti inattuati. E dal “Formato Normandia” – Francia, Germania, Ucraina e Russia – a cui però, spiega la vicesegretaria, gli Stati Uniti non si uniranno. “Vogliamo piuttosto coordinare gli sforzi insieme all’Oecd”.

Se però la diplomazia non dovesse bastare, da Washington potrebbe arrivare un più diretto sostegno a Kiev, annuncia Donfried, riferendosi agli aiuti militari e finanziari stanziati dal Pentagono. Dal 2014 ad oggi il conto ammonta a 2,5 miliardi di dollari e un pacchetto recentemente approvato dal Congresso potrebbe presto dare il via libera all’invio di nuove munizioni.

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