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Giovedì, a San Paolo, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il procuratore generale dello Stato di San Paolo hanno siglato un accordo tecnico “avanzato”, volto a istituire task force investigative permanenti formate da magistrati e forze di polizia di entrambi i Paesi. Obiettivi: condivisione in tempo reale di informazioni sui flussi finanziari e sulle reti del crimine organizzato, scambio di best practice investigative e percorsi di formazione specialistica congiunta. Il memorandum si inserisce nella cornice della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, adottata a Palermo nel 2000, e dei suoi protocolli, che già prevedono strumenti come squadre miste e mutuo riconoscimento delle misure cautelari.

L’accordo è la naturale prosecuzione di un’inchiesta aperta nel 2023 sul traffico internazionale di cocaina verso l’Europa, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia insieme alla Procura di San Paolo. Al centro dell’indagine c’è stato Vincenzo Pasquino, boss di ’ndrangheta arrestato nell’aprile 2024 a San Paolo e poi estradato in Italia: durante la detenzione Pasquino ha avviato la collaborazione con la giustizia, pentendosi e fornendo mappe delle rotte sudamericane e indicando i referenti locali del Primeiro Comando da Capital. Le sue rivelazioni hanno permesso di individuare depositi, finanziatori e canali di riciclaggio tra Brasile, Colombia e Italia.

Melillo ha aperto la sua missione istituzionale con un vertice a Brasilia, incontrando il procuratore generale Paulo Gonet e il ministro della Giustizia Ricardo Lewandowski. Successivamente, a San Paolo, ha partecipato al seminario internazionale “Criminalità organizzata e mercati illeciti in America Latina” presso l’Università di San Paolo, dove esperti di tutta la regione hanno condiviso analisi sulle nuove sfide mafiose, dalle criptovalute al traffico di beni culturali.

Nell’ottobre 2024, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva fatto il punto con Lewandowski sul trattato bilaterale per le estradizioni chiedendo l’accelerazione della ratifica e il potenziamento dello scambio di prove digitali e finanziarie. In occasione di quella missione in Italia, Lewandowski aveva incontrato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sottolineano la necessità di combattere insieme mafie, narcotrafficanti e criminalità informatica e il fatto che le reti di sfruttamento migratorio e di riciclaggio seguono le stesse logiche ovunque.

L’accordo con il Brasile si aggiunge a una serie di iniziative coordinate dalla Direzione nazionale antimafia. Programma Falcone-Borsellino: corsi specialistici e task force miste in Argentina, Paraguay e Uruguay. Progetto I-CAN con Interpol, per il sequestro e la confisca dei patrimoni illeciti della ’ndrangheta in tutto il subcontinente; Accordi bilaterali con Perù, Cile e Colombia, che prevedono la creazione di uffici di collegamento giudiziario e la digitalizzazione delle banche dati sulle indagini antimafia.

Grazie a questi strumenti, l’Italia consolida la propria leadership nella lotta transnazionale alla criminalità organizzata, estendendo la sua esperienza di successo nella Sicilia post-Palermo—dove già negli anni Novanta nacquero i primi protocolli internazionali—all’intero arco sudamericano, con ricadute concrete in termini di arresti, sequestri e disarticolazione delle reti di narcotraffico e riciclaggio.

Il ruolo dell’Italia in Sud America passa anche dal contrasto alle mafie

Italia e Brasile hanno firmato un accordo per task force investigative permanenti contro ’ndrangheta e Primeiro Comando da Capital, potenziando scambio di informazioni e formazione, eredità diretta dell’inchiesta 2023 con l’arresto e l’estradizione di Vincenzo Pasquino. L’intesa si inscrive nell’ampio impegno italiano in Sud America

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