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Secondo Kaupo Rosin, direttore generale del servizio d’intelligence estone per l’estero (Välisluureamet), la Russia è “in linea di principio disposta” a negoziare un cessate il fuoco in Ucraina, ma solo per “riprendere fiato”, poiché il leader Vladimir Putin non ha abbandonato le sue ambizioni imperiali. Parole pronunciate ieri, nel giorno della telefonata tra Putin e il presidente americano Donald Trump per l’avvio di negoziati dopo quasi tre anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Rosin ha parlato con i media in occasione della presentazione del rapporto annuale del servizio. Secondo l’analisi dell’intelligence estone, il Cremlino punterebbe ad ampliare le sue forze armate raggiungendo i 1,5 milioni di militari, rispetto ai 600.000–700.000 della fine del 2022. Il rapporto afferma che nuove unità militari russe saranno inviate in Ucraina per acquisire esperienza in combattimento. Rosin ha osservato che, dopo la guerra, queste forze saranno schierate lungo i confini della Nato, inclusi gli Stati baltici. E ha avvertito che l’Alleanza atlantica deve aumentare la propria presenza nella regione per contrastare questa minaccia. Il rapporto suggerisce inoltre che, durante eventuali negoziati, la Russia probabilmente richiederà il ritiro delle truppe Nato dal suo fianco orientale. Ciò consentirebbe a Mosca di dominare la regione baltica.

L’Estonia, membro della Nato e dell’Unione europea, rappresenta per gli alleati un osservatorio importante sulla Russia per ragioni geografiche e storiche (come i suoi vicini baltici, Lettonia e Lituania, fu annessa con la forza da Mosca durante la Seconda guerra mondiale e riottenne l’indipendenza solo nel 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica). Ma anche per l’expertise maturata su quelle che vengono definite minacce ibride.

Per esempio, nel rapporto si evidenzia la campagna di sabotaggi lanciata dalla Russia contro l’Occidente per minare il sostegno all’Ucraina. Secondo il servizio d’intelligence estone, i propagandisti russi mirano anche a riaccendere il timore di un “inverno nucleare” — una teoria ampiamente discussa negli anni ottanta — tra gli americani nel 2025. È altamente improbabile che la Russia usi armi nucleari nella guerra contro l’Ucraina, si legge, ma Mosca punta a massimizzare il “fattore terrore” per influenzare le decisioni occidentali

Particolarmente attivi in Occidente, spiega il rapporto, sono gli accademici e i ricercatori, il cui ruolo è sempre più rilevante nella diplomazia informale alla luce degli ostacoli che i funzionari russi devono affrontare.

Tra gli altri elementi che emergono dalla relazione: la Russia mira a ripristinare il controllo sulla maggior parte del Caucaso meridionale per accedere a infrastrutture strategiche nella regione; gli Emirati Arabi Uniti sono diventati un centro per l’attività economica russa offrendo opportunità di business e di elusione delle sanzioni ma anche occasioni di incontro per politici, militari e funzionari di intelligence; la Cina considera l’Ucraina parte della sfera di influenza della Russia, fornendo però un supporto selettivo nella guerra dell’informazione, guidato dai propri interessi strategici, anche perché una sconfitta della Russia in Ucraina rappresenterebbe una vittoria per il suo principale rivale, gli Stati Uniti.

Putin pronto a negoziare ma per riprendere fiato. Report degli 007 estoni

Il direttore dell’intelligence estone avverte: Mosca non ha abbandonato i suoi piani imperiali. La relazione annuale evidenzia il ruolo crescente di accademici e ricercatori nella diplomazia informale, mentre i funzionari russi affrontano ostacoli crescenti

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