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Il Dragone non scherzi troppo e non si prenda gioco del mercato. Non è certo un mistero che da anni la Cina imbottisca le catene di valore di prodotti a basso costo, dunque nettamente fuori dalla concorrenza. Se ne è accorta anche l’Europa, che lo scorso anno ha messo sotto accusa gli ingenti sussidi che Pechino destina all’industria dell’auto elettrica, dopando un intero mercato. Insomma, al Dragone piace continuare a giocare sporco, come dimostra l’ultimo monito arrivato direttamente dagli Stati Uniti. I quali, un po’ come l’Europa, temono i colpi bassi della Cina. Perché la concorrenza è sacra se l’obiettivo è mantenere i prezzi bassi, ma se è sleale allora si rischia di creare delle distorsioni nel mercato, che poi ovviamente si rivalgono cui consumatori.

E così, gli Stati Uniti hanno lanciato un avvertimento alla Cina: reagiranno, assieme ai loro alleati, se Pechino tenterà di riversare la sua sovraccapacità industriale sui mercati internazionali inondandoli di merci a basso costo. Tale avviso, ha raccontato il Financial Times, sarebbe arrivato niente di meno che dal Dipartimento al Tesoro americano. Molte aziende cinesi sono oggi sotto sanzioni, o perché tacciate di mantenere rapporti con la Russia o nell’ambito della guerra commerciale contro il Dragone mossa dall’amministrazione Trump.

“Siamo preoccupati del fatto che le politiche cinesi di sostegno industriale e le politiche macro siano più focalizzate sull’offerta piuttosto che pensare da dove verrà la domanda e si stiano entrambe orientando verso una situazione in cui la sovraccapacità in Cina finirà per colpire i mercati mondiali”, ha chiarito Jay Shambaugh, il sottosegretario per gli affari internazionali, che ha recentemente guidato una visita ufficiale a Pechino. Gli Stati Uniti sono in particolare preoccupati per la produzione avanzata, e in particolare per i settori dell’energia pulita come i veicoli elettrici, i pannelli solari e le batterie agli ioni di litio.

Da parte loro, il governo cinese ha provato a difendersi, facendo notare come lo Us Inflation Reduction Act, ovvero il piano di aiuti alle industrie americane previsto dall’amministrazione Biden, rende proibitivo importare batterie al litio cinesi e veicoli elettrici. Alcuni esperti sottolineano anche che quasi un terzo delle esportazioni cinesi di veicoli elettrici l’anno scorso sono vetture che Tesla, una compagnia statunitense, produce nella sua fabbrica di Shanghai.

Forse nella testa dei cinesi ci sono altri pensieri. Per esempio il fatto che nel 2023 il livello di investimenti esteri diretti nel Dragone è stato il più basso dalla fine degli anni 90. Pechino ha diffuso la bilancia dei pagamenti per l’intero anno e l’indicatore relativo agli investimenti diretti esteri, che include quelli in titoli azionari è caduto dell’82% rispetto all’anno precedente, segnando i minimi dal 1998.

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