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Due aziende private sono intervenute per garantire l’arrivo dei vaccini anti Covid-19 a Taiwan. Lunedì i colossi tecnologici taiwanesi Foxconn e TSMC hanno firmato accordi per $350 milioni con il conglomerato cinese Fosun, che controlla la distribuzione del vaccino Pfizer/BioNTech in Cina, per l’acquisto di 10 milioni di dosi da donare al Ministero della salute taiwanese.

La notizia è stata accolta con enorme sollievo sull’isola, il cui successo nel contenere il virus nel  2020 l’aveva resa un esempio da seguire. La prima vera ondata di Covid (che finora ha portato il numero di decessi a 700) è iniziata a metà maggio 2021. A peggiorare le cose ci si sono messi i ritardi globali nelle consegne degli altri vaccini a cui puntava Taipei, tra cui quelli di Moderna e AstraZeneca; finora, solo il 14% di taiwanesi ha ricevuto la prima dose.

Per di più lo stato di allarme è stato accentuato dalla Cina, che considera l’isola una sua provincia ribelle e fa di tutto per ricordarglielo. L’azione delle due compagnie taiwanesi si è resa necessaria dopo quasi un anno di impasse diplomatico. I negoziati tra Taipei e BioNTech sono iniziati ad agosto 2020, ma un contratto iniziale firmato a gennaio 2021 è stato accantonato, stando al ministero della salute taiwanese, dopo che l’azienda tedesca ha chiesto delle modifiche ai riferimenti con cui si sarebbe descritta Taiwan in un annuncio pubblico.

La vicenda porta il marchio di Pechino, che spesso esercita la sua influenza all’estero per costringere diverse entità, tra cui le linee aeree, a specificare che l’isola sovrana è in realtà parte della Cina. Il governo cinese aveva già descritto le donazioni americane e giapponesi di vaccini a Taiwan come “interferenze”. Sia Pechino che Fosun avevano anche dichiarato di non avere problemi a spedire vaccini a Taipei, ma quest’ultima non ha mai iniziato l’iter legale presso l’ente nazionale, come riposta il Financial Times.

Perciò sono entrati in scena Foxconn e TSMC, i due più grandi produttori di apparati tecnologici al mondo. Le due aziende sono riuscite ad arrivare là dove le autorità taiwanesi hanno fallito grazie al loro status di privati, cosa che ha permesso di aggirare il muro diplomatico che Pechino erige contro Taipei. E ha certamente aiutato il fatto che la Cina (così come altri Paesi) sia dipendente dalle aziende taiwanesi – rispettivamente la costruttrice dell’iPhone, tra le altre cose, e il maggior produttore di semiconduttori – per le proprie filiere industriali tecnologiche.

“Da quando abbiamo proposto la donazione del vaccino e abbiamo iniziato a negoziare per l’acquisto, non c’è stata alcuna indicazione o interferenza da parte di Pechino sull’acquisizione”, ha scritto il fondatore di Foxconn Terry Gou su Facebook; “apprezziamo che la trattativa si sia conclusa come una questione commerciale”. Foxconn e TSMC hanno messo sul piatto $175 milioni ciascuna per acquistare le dosi del vaccino Pfizer/BioNTech a $35 l’una (di solito in Occidente costano la metà o poco più). Le fiale dovrebbero arrivare verso fine settembre.

La vicenda evidenzia l’immenso potere geopolitico che le grandi corporazioni tecnologiche possono esercitare sui governi, e persino sul granitico Partito comunista cinese. La maggior parte delle fabbriche di Foxconn sono in Cina e rappresentano linfa vitale per interi settori,  mentre TSMC, fortemente radicata vicino a Taipei, è talmente cruciale per la fornitura globale di microchip (essenziali per industria bellica, mobilità, comunicazioni e digitalizzazione, tra le altre cose) da essere oggetto di un tiro alla fune da parte di Cina e Usa.

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