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Clima e ripresa economica saranno i due prossimi fronti della disinformazione per l’Unione europea, dopo la pandemia Covid-19 a cui si è legata una infodemia che ha visto il Vecchio continente nel mirino di Russia, Cina e Iran in particolare e che in Italia è stata oggetto anche del lavoro del Copasir nell’ultimo anno.

Ne è convinta Alina Bărgâoanu, preside della Facoltà di comunicazione e pubbliche relazioni della Scuola nazionale di studi politico-amministrativi di Romania, intervenuta oggi all’evento “Cyber – The New Frontier of Security. The EU Approach”, organizzato assieme alla Sioi, con la media partnership di Formiche.

Secondo Bărgâoanu, la soluzione a un ecosistema informativo fluido e vulnerabile, privo di soluzione transnazionali a problemi transnazionali, non può fare a meno di passare da un’intervento al “cuore del problema”, cioè le piattaforme digitali, di investimenti nel sistema dei media, di strutture per la comunicazioni di crisi ma anche da una alfabetizzazione emotiva, tecnologica e informativa.

L’esperta, che è anche membro dell’advisory board dello European Digital Media Observatory, ha preso parte al panel dedicato all’uso della disinformazione attraverso i media online da parte di attori statuali e non statali assieme a Radu Magdin, analista internazionale e già consigliere del primo ministro romeno. A moderare il dibattito, Gabriele Carrer, giornalista di Formiche.net.

Sia Romania sia Italia hanno grande interesse nel successo dei rispettivi Piani per la ripresa, ha evidenziato Magdin mettendo in guardia dalla disinformazione che potrebbe abbattersi su questi temi. Disinformazione e sicurezza cibernetica spesso si sovrappongono ma presentano una differenza sostanziale: è “più facile” attribuire un cyber-attacco che una campagna di disinformazione.

L’intervento di Dan Cîmpean, direttore generale del Centro nazionale di risposta agli incidenti cibernetici della Romania, ha concluso la giornata di lavori, prima del saluto di George Bologan, ambasciatore di Romania in Italia, Malta e San Marino. Cîmpean, sottolineando come disinformazione e attacchi cibernetici spesso sfruttino gli stessi mezzi, ha spiegato l’importanza per chi si occupa si questa materia “di trovare un modo per limitare o, perché no, negare” agli hacker “l’accesso agli strumenti, alle tecnologie, alle conoscenze” di cui “abusano” per lanciare i loro attacchi. E la soluzione a una questione “complessa” non può che risiedere nell’ecosistema che coinvolge pubblico, privato e accademia, ha concluso Cîmpean.

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I prossimi fronti della disinformazione? Clima e ripresa economica, dice Bărgâoanu

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