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L’intento di negare la comunione a Biden, da parte dei vescovi Usa, più che sorpresa suscita tanta tristezza e diverse perplessità. Il fatto: una portavoce della Conferenza episcopale americana ha annunciato che la riunione di giugno esaminerà “il tema della comunione” e se autorizzare i vescovi, in una data successiva, a elaborare un documento sul tema. Un alto prelato citato dai media Usa ha spiegato che lo scopo del futuro documento sarà di “chiarire la posizione della Conferenza che Biden e altri politici cattolici non si dovrebbero presentare all’altare per ricevere la comunione” (Ansa). In questa situazione il prefetto Ladaria ha pensato bene di scrivere una lettera al presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, José Gomez, frenando il progetto, nato in implicita polemica con il presidente Usa Joe Biden (Askanews).

Per quanto noto, la lettera di Ladaria porrebbe dei freni in merito al provvedimento che si vuole adottare. Il divieto di partecipazione all’Eucaristia, infatti, è un provvedimento molto grave, da motivare: il Diritto Canonico lo prevede come conseguenza della scomunica. Ma questa può essere comminata solo per delitti da punire con una giusta pena, vista “la speciale gravità della violazione […] e la necessità di prevenire o riparare gli scandali” e secondo un preciso iter procedurale (can. 1399).

Quindi si scomunicherebbe un politico per quale motivo? Perché di sinistra? Ha, per caso, pubblicamente preso le distanze dalla dottrina cattolica (de fide vel moribus) o si è macchiato di crimini gravi? Si comprende l’assurdità della proposta, che induce a pensare che forse la posizione contro Biden, di diversi vescovi Usa, non ha motivazioni dottrinali ma forse molto pratiche: privilegi economici e di potere, che la destra cattolico-politica sembrerebbe assicurare ad alcune Chiese locali. Non a caso, i Vescovi USA, sono stati abbastanza silenti nel periodo della presidenza Trump sui temi dell’immigrazione, del rispetto della Costituzione, della lotta alla corruzione, al razzismo e all’omofobia. Oppure, ai nostri giorni, lo sono sullo sfruttamento dei poveri, sull’arricchimento con i vaccini, sulla negazione dell’assistenza sanitaria, specie agli ultimi e via discorrendo. Questa storia di assordanti silenzi sulle questioni sociali non è affatto nuova: si pensi ai silenzi di molti vescovi italiani nel periodo della presidenza Ruini e, oggigiorno, all’opposizione alla riforma di papa Francesco; come anche a quei Paesi nel mondo dove si sono verificate discutibili alleanze tra destra politica e gerarchia cattolica.

In termini generali, comunque, va ricordato che qualora vescovi e preti vogliano richiamare (non certo scomunicare) i politici cattolici lo dovrebbero fare ricordando che il magistero non contiene mai un’indicazione di schieramento e/o di partito, ma indica solo le esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili nell’azione politica dei cattolici: il rifiuto dell’aborto e dell’eutanasia, la tutela dei diritti dell’embrione umano, la tutela e promozione della famiglia, l’impegno per la libertà di educazione, per la tutela sociale dei minori, per la liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù e per il diritto alla libertà religiosa, lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà e per la promozione della pace. Questi principi morali – continua un documento vaticano – “non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, consegue che l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità” (Nota sui politici della Congr. Dottrina della fede, 2002, testo emanato dall’allora card. Ratzinger).

Sia i cattolici impegnati nel centrosinistra, sia quelli impegnati nel centrodestra sono tenuti a seguire fedelmente tutte – nessuna esclusa, nessuna al posto o prima di un’altra – queste indicazioni etiche, a cui vanno aggiunti le indicazioni etiche della Laudato si’ sui temi ambientali. Ma ciò non vale solo per i politici cattolici, vale per tutti i cattolici, gerarchia inclusa, come papa Francesco non si stanca di ripetere. E nel momento in cui si appartiene a gruppi politici che si battono per qualcosa che è contraria alla fede, l’appello alla coerenza si deve tradurre in obiezione di coscienza. Va ricordato l’apostolo Pietro che risponde nel sinedrio: “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5, 29). In altri termini si deve obbedire e seguire la propria parte politica quando il comando non contrasta la propria coscienza, cioè la volontà di Dio. Nella misura in cui il partito e/o lo schieramento propongono o obbligano ad un atteggiamento contrario a quanto si crede si è sciolti da qualsiasi vincolo con essa e si ha il dovere di opporsi con mezzo lecito. “Si può essere cristiani e salvare l’anima militando in qualsiasi regime politico, a condizione, tuttavia, che questo non offenda la legge naturale e la legge di Dio”, scriveva Maritain. Del resto il Vaticano II e Paolo VI hanno ben chiarito diversi nodi. “Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi”, scriveva Paolo VI nel 1971 (OA, 52; GS, 76).

C’è tanto bisogno di vescovi e preti che accompagnino i cattolici in politica dando l’esempio di coerenza evangelica; formandoli seriamente; rispettando la loro autonomia di giudizio e di azione, vista la complessità e particolarità dell’azione politica; sostenendoli, con cura e sollecitudine, nel promuovere e incarnare le indicazioni evangeliche. La lezione conciliare pone fine a qualsiasi collateralismo fra comunità cristiana e partiti politici proprio perché presenta con chiarezza l’autonomia della sfera temporale da quella religiosa, restituendo alla comunità cristiana il suo proprio ruolo di profezia e coscienza critica, il suo evangelico servizio nei confronti dei detentori del potere e dell’intera comunità cristiana.

Quando i vescovi negano la comunione a Biden. La riflessione di D'Ambrosio

Negare la comunione a Biden, da parte dei vescovi Usa, più che sorpresa suscita tanta tristezza e diverse perplessità. L’opinione di Rocco D’Ambrosio, presbitero della diocesi di Bari, ordinario di Filosofia Politica nella facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana di Roma

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