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Non si è ancora risolta la situazione per il blocco dei container in Cina. Un “ingorgo” che pesa sul mercato mondiale dello shipping. Così come la pandemia Covid-19 aveva paralizzato i principali porti degli Stati Uniti e l’Europa, oggi si stanno riducendo le operazioni del Yantian International Container Terminals, il principale porto di Shenzhen, in Cina.

“In Cina si è registrato un nuovo blocco, non sappiamo ancora quando riprenderanno gli imbarchi”, ha spiegato il dirigente di una società leader mondiale delle spedizioni all’Ansa. Questa crisi minaccia di essere peggiore da quella provocata dal blocco del Canale di Suez e comincia ad avere effetti nel mercato delle spedizioni.

Tra le cause di questo blocco nei porti cinesi ci sono principalmente le restrizioni imposte recentemente dalle autorità sanitarie di Pechino nella provincia del Guangdong, per evitare la diffusione della variante indiana del Covid-19, che ha contagiato 47 persone nell’ultima settimana.

Il porto di Yantian è il quarto più trafficato del mondo, con un volume di oltre 13 milioni di container (registrati nel 2020). Questo snodo delle spedizioni mondiali aveva già chiuso a fine maggio per pochi giorni, sempre a causa di un focolaio di Covid-19. Le autorità locali sono attualmente impegnate nella sanificazione, ma molti operai e impiegati sono in quarantena.

La riduzione delle operazioni a Yantian colpisce la già indebolita catena di rifornimento mondiale. La produttività del porto è del 30% rispetto al livello normale. Le navi passano fino a cinque giorni nel porto prima dei controlli per le esportazioni.

Andrew Lee, analista di Jefferies a Hong Kong, sostiene che “l’aggravarsi del problema della congestione portuaria al sud della Cina sta diventando una grande perturbazione e ingorgo nell’offerta del settore del trasporto marittimo di container […] si prevede che questo aumenti le tariffe dei container ai massimi storici in breve tempo”.

Un’altra situazione che inquieta il settore è l’operatività del Nansha, in provincia di Guangzhou, uno dei più attivi del mondo che muove circa il 24% delle esportazioni in Cina. Secondo le autorità cinesi, le operazioni sono normali questa settimana. Tuttavia, molti addetti al lavoro sono preoccupati per le rigorose misure sanitarie e il fatto che non è stato possibile prenotare nuovi appuntamenti.

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