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I governi di 45 Paesi occidentali, tra cui Regno Unito, Germania e Canada, hanno chiesto ieri alla Russia una serie di risposte sul caso dell’avvelenamento del leader dell’opposizione, Alexei Navalny.

La richiesta è stata fatta tramite l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opaq), che prevede un tempo di 10 giorni per ricevere le informazioni richieste.

La delegazione britannica al consiglio esecutivo dell’Opaq ha dichiarato su Twitter che “45 Stati hanno comunicato che porranno formalmente alla Russia alcune domande sull’avvelenamento di Navalny, in base all’articolo 9 della Convenzione. La Russia ha 10 giorni per rispondere”.

Molti di questi Paesi sostengono che il dissidente è stato avvelenato con Novichok, un agente tossico usato nel regime sovietico.

Esperti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno anche chiesto un’indagine internazionale sul caso dell’avvelenamento di Navalny, mentre l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro diversi funzionari russi accusati di essere coinvolti nella vicenda.

Intanto, nello scenario politico russo poco è cambiato dopo le ultime elezioni legislative. Secondo le analisi più recenti, il Partito Comunista di Russia, una delle poche formazioni politiche di opposizione che è riuscita a partecipare al processo elettorale arrivando seconda (57 seggi su 450), non sta riuscendo ad introdurre in Parlamento i cambiamenti promessi.

Guennadi Ziuganov, leader dei comunisti russi, ha pubblicato lunedì una lettera aperta al presidente Putin per protestare contro gli arresti di molti simpatizzanti del partito.

Ziuganov elenca i nomi degli arrestati, tra cui diversi deputati municipali e attivisti: “Si stanno vulnerando i diritti e le libertà dei cittadini, che erano stati garantiti dalla Costituzione russa”.

Il leader comunista insiste che il suo partito è un’opposizione “costruttiva” e conferma che sono disposti a lavorare insieme agli altri partiti (di governo) a favore dello sviluppo della Russia.

L’Occidente non molla Putin su Navalny. I 45 Paesi che chiedono risposte

Il governo russo ha 10 giorni per rispondere alle domande di 45 Paesi membri dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opaq) sull’avvelenamento del dissidente. Mentre nella Russia post-voto l’unico partito di opposizione rimasto rischia l’irrilevanza politica

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