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Nella gestione della BPCO, così come di altre patologie croniche, l’Italia può vantare diversi punti di forza, primo fra tutti l’esistenza di un sistema sanitario nazionale che garantisce cure accessibili a tutti, un elemento di straordinaria rilevanza.

Tuttavia, per assicurare un accesso equo e omogeneo su tutto il territorio, diventa imprescindibile definire percorsi di cura calibrati in base ai diversi contesti assistenziali. La personalizzazione delle cure, in questo senso, non rappresenta solo una strategia fondamentale per migliorare il benessere dei pazienti, ma si configura anche come un pilastro per garantire la sostenibilità a lungo termine del Servizio Sanitario Nazionale.

Ne abbiamo parlato con Antonio Spanevello, direttore scientifico dell’ICS Maugeri e direttore del dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università dell’Insubria, a margine del primo tavolo di lavoro sulla BPCO organizzato con il supporto di Sanofi.

I punti di forza e le criticità dell'Italia nella gestione della Bpco. L'intervista di Spanevello

Spanevello (ICS Maugeri e Insubria) fa luce sulla necessità di distinguere la gestione cronica dalla fase acuta della patologia. “Bisogna saper dividere i setting di intervento” ha affermato a margine del Tavolo di lavoro BPCO

Tavolo di lavoro Bpco, come si colloca l'Italia nel Copd Index? Lo spiega Rumi

“Ci sono degli aspetti positivi, ma ci sono altresì delle aree di miglioramento legate all’awareness della patologia e alla disomogeneità territoriale” ha affermato Rumi (Altems Advisory) a margine del Tavolo di lavoro BPCO

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