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Gli investimenti, si dice, vanno dove sono i benvenuti. In questi giorni non sono certo passate inosservate le preoccupazioni trapelate da ambienti vicini all’amministrazione americana, circa i potenziali effetti nefasti per Uber, riconducibili al decreto interministeriale firmato lo scorso ottobre dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini e dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il provvedimento in questione, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo anno, introduce per i conducenti di auto a noleggio, gli Ncc, l’obbligo di tenere un foglio di servizio elettronico, dove registrare dati relativi ai clienti e alle corse, ma anche di rispettare una pausa di venti minuti tra la prenotazione e l’erogazione di una corsa. Una disposizione, quest’ultima, che secondo le citate fonti rischia di uccidere un settore nel quale è attiva dal 2013 anche la statunitense Uber.

Timori che però hanno sortito il loro effetto, dal momento che dallo stesso dicastero di Porta Pia, è arrivata l’apertura a una modifica delle norme oggetto delle preoccupazioni di Washington. Il Mit sarebbe disposto a valutare una nuova legge quadro nazionale per riformare l’intero settore del trasporto non di linea, come richiesto dai tassisti e dalle associazioni degli Ncc. Ma l’apertura del governo non si esaurisce qui. Oltre a valutare un incontro con la stessa Uber, come chiarito dal viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi, dalle colonne del Messaggero, Palazzo Chigi potrebbe chiedere al Comune di Roma lo sblocco, in vista del Giubileo, di 2mila nuove licenze Ncc, che si affiderebbero ovviamente a Uber.

Una mossa senza dubbio azzeccata, spiega a Formiche.net Andrea Caroppo, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Trasporti. “Il tema in questione non riguarda solo Uber, ma tutto l’universo del noleggio con conducente. Il provvedimento di cui si parla altro non è che un decreto attuativo di una norma risalente al 2019, prima della pandemia. Dunque è lecito pensare a qualche modifica, sono regole in parte datate, la mobilità è cambiata, la domanda anche, affrontare queste problematiche con norme stantie può comportare qualche criticità”, spiega Caroppo.

“Abbiamo visto nelle grandi città, in particolare a Roma, come il sistema dei taxi non riesca ad assorbire la domanda. Il che pone un tema di licenze, in questo senso mi pare giusta la direzione del governo di aumentare le licenze. Ripeto, i decreti attuativi che stanno scaturendo dalla norma menzionata, poggiano su regole un po’ datate e farraginose, almeno sul versante degli Ncc”, continua l’esponente di Forza Italia. “Uber è una delle applicazioni coinvolte, i problemi del trasporto di oggi non possono essere affrontati con regole pre-pandemia, c’è una contingenza diversa oggi. Il sistema Uber è certamente molto interessante, all’estero se ne fa un grande uso, in Italia è senza dubbio un esperimento da approfondire, ci sono ottimi autisti e professionisti, è una realtà che non va frenata, ma aiutata a crescere”.

 

Su Uber giusto fare retromarcia. Caroppo (Forza Italia) spiega perché

​Il decreto che ha sollevato dubbi e perplessità da parte degli Usa poggia su regole risalenti a cinque anni fa e per questo datate. L’apertura del governo alle modifiche e la mano tesa all’azienda è dunque una scelta saggia e logica. Conversazione con Andrea Caroppo, deputato di Forza Italia e vicepresidente della commissione Trasporti

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