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Ha destato sorpresa la notizia dello stop ai voli di Virgin Galactic da parte dell’autorità americana dell’aviazione civile giunta poche ore dopo l’annuncio da parte della società della sua prossima missione, quella che ospiterà dodici esperimenti e tre passeggeri italiani. Per comprendere l’accaduto bisogna risalire a martedì 1 settembre, quando il New Yorker ha pubblicato un lungo articolo a cura del giornalista Nicholas Schmidle, autore del volume “Test Gods: Virgin Galactic and the making of a modern astronaut” che, pubblicato a maggio, ripercorre la storia dell’azienda di Richard Branson e dei suoi piloti sperimentali. Nel libro come nell’articolo, Schmidle pone l’accento sull’approccio alla sicurezza di Virgin Galactic, citando diversi ex dipendenti ed esperti che lo criticano. Tra loro soprattutto Mark Stucky, “flight test director” dell’azienda fino allo scorso luglio, quando (racconta la stampa Usa) è stato licenziato per le critiche rivolte alla gestione delle procedure di sicurezza durante il volo “Unity22”, quello che ha portato il fondatore oltre gli 85 chilometri della superficie. Lo stesso volo, spiegava lunedì il New Yorker senza troppa enfasi, è finito al centro di un’inchiesta della Federal aviation authority (Faa) perché il velivolo SpaceShipTwo è uscito dallo spazio aereo programmato per 1 minuto e 41 secondi.

Lo spazioplano ha mancato il “cono di entrata in planata”, lo spazio immaginario nel quale, una volta spento il motore che consente di salire in quota, deve rimanere per poter eseguire in sicurezza le successive fasi di volo, in particolare la planata utilizzata per il rientro a terra. È mancata, in sintesi, la giusta velocità, segnalata con una spia in bella vista sul cockpit dei piloti David Mackay e Mike Masucci. In caso di aborto della missione a quel punto, lo SpaceShipTwo non avrebbe raggiunto la quota desiderata (80 chilometri almeno), e Richard Branson non avrebbe così battuto per pochi giorni il rivale Jeff Bezos nella corsa (tra miliardari) allo spazio. Posta così, sembrerebbe che pur di accelerare i propri risultati Virgin Galactic abbia scelto di abbassare la guardia sulla sicurezza.

Inevitabile e puntuale è arrivata la risposta dell’azienda alla ricostruzione del New Yorker. In una dichiarazione alla CNBC di mercoledì stesso, Virgin Galactic ha contestato “le caratterizzazioni e le conclusioni fuorvianti dell’articolo” e spiegato che “in nessun momento i passeggeri e l’equipaggio sono stati messi in pericolo a causa del cambiamento di traiettoria”. Lo spazioplano sarebbe stato messo fuori rotta da “venti d’alta quota”, ma “i piloti hanno risposto in modo appropriato”.

Ieri, nel primo pomeriggio italiano, Virgin Galactic ha annunciato la sua prossima missione, in programma il 25 settembre con una finestra di lancio di due/tre settimane. È il suo primo volo di natura scientifica, ospitante “Virtute 1”, la missione italiana targata Aeronautica militare e Cnr che vedrà volare sullo SpaceShipTwo dodici esperimenti made in Italy e tre passeggeri italiani (qui tutti i dettagli). Si tratta ancora di volo “sperimentale”, finalizzato dunque anche alle verifiche stesse sullo spazioplano. La missione è stata presentata a Roma dal generale Alberto Rosso e dalla professoressa Maria Chiara Carrozza, con il contributo video del ceo di Virgin Galactic Michael Colglazier e il rilancio sui vari canali dell’azienda americana.

Poi, dopo poche ore, sui media d’oltreoceano è rimbalzata una dichiarazione che (secondo quanto si legge su Bloomberg) sarebbe arrivata via mail dalla Faa: “Virgin Galactic non può tornare a far volare il veicolo SpaceShipTwo fino a quando la Faa non avrà approvato il rapporto finale dell’indagine sull’incidente (durante il volo di luglio, ndr) o stabilito che i problemi relativi all’incidente non influiscano sulla sicurezza pubblica”.

Sempre via mail ai media americani, a stretto giro è arrivata la replica di Virgin Galactic: “Stiamo lavorando in collaborazione con la Faa per affrontare il breve tempo in cui l’astronave è scesa al di sotto della sua quota consentita durante il volo Unity 22; prendiamo la questione sul serio e stiamo attualmente affrontando le cause del problema, determinando come evitare che ciò accada nelle future missioni”. Specifica anche che “i rappresentanti della Faa erano presenti nella nostra sala di controllo durante il volo e nei debriefing post-volo”.

L’accaduto alimenta alcuni interrogativi: perché Virgin Galactic ha annunciato la missione Unity 23 se consapevole dell’indagine in corso? E perché la notizia ufficiale sullo stop ai voli da parte della Faa è arrivata proprio poche ore dopo la presentazione della nuova missione? Le risposte possono essere molteplici. Virgin Galactic potrebbe essere tranquilla che l’indagine possa chiudersi con esito positivo in poco tempo, e dunque non influire sulla tabella di marcia per il volo di fine settembre. Inoltre il clamore sull’indagine potrebbe essere stato alimentato ad hoc, magari per arrecare un danno d’immagine all’azienda di Branson in un contesto (quello della New Space Economy americana) molto competitivo. Tutto è possibile, visto che al momento non ci sono comunicazione ufficiali sulla posticipazione o cancellazione del prossimo volo.

Missione sì, missione no. Virgin Galactic resterà a terra?

Secondo la stampa americana la Federal aviation authority (Faa) ha bloccato i voli di Virgin Galactic fino a quando non si capirà cosa è successo l’11 luglio, quando lo spazioplano SpaceShipTwo è uscito dallo spazio aereo programmato, pur concludendo con successo la missione che ha permesso a Branson di battere il concorrente Bezos. Per ora non ci sono comunicazioni ufficiali sul prossimo volo, in programma a fine settembre. Dovrà ospitare la missione italiana “Virtute”, con dodici esperimenti e tre passeggeri dalla Penisola. Tutti i dettagli

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