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Dopo quattordici mesi dalla controffensiva militare dell’esercito israeliano nel territorio palestinese della striscia di Gaza si arriva ad una tregua tra Hamas e il governo dello Stato d’Israele con la mediazione determinante del Presidente degli Stati Uniti d’America uscente e del sovrano del Qatar.

Nelle motivazioni ufficiali per questa guerra il primo ministro Netanyahu aveva presentato come obiettivi la distruzione di Hamas e la liberazione dei cittadini ebrei israeliani ostaggio del loro attentato del 7 ottobre 2023. Ad oggi, l’unica cosa che è stata distrutta di Hamas è la città sotterranea di Gaza e i collegamenti al loro arsenale di razzi. La popolazione palestinese era stata invitata dal governo d’Israele ad un esodo verso il sud a Rafah prima che gli intensi bombardamenti distruggessero la città di Gaza. I palestinesi che sono rimasti nelle loro case sono morti, nessun ostaggio liberato.

La confusione tra l’identità dei civili palestinesi musulmani e cristiani e i criminali di Hamas diventa oggetto di speculazione da entrambe le parti, nessuno è interessato a salvare la vita degli innocenti, da nessuna delle due parti. Chi rivendica patriottismo jihadista e chi rivendica vendetta totale, compresi un mufti libico e persino qualche rabbino ultraortodosso. Si parla di infiltrati e scudi umani oppure di “liberazione dal fiume al mare”, liberarsi uno dell’altro, a scelta. Sembra che ci sia posto per un solo popolo e l’altro debba sparire definitivamente, con la presunta vittoria di una civiltà, la civiltà occidentale.

A un certo punto, da Aprile 2024, dopo sei mesi dalla guerra, abbiamo pregato ancora per una tregua che evitasse il bombardamento e l’assedio di Rafah ma il primo ministro Netanyahu ha voluto estendere la sua campagna militare prendendo il controllo anche del sud della striscia di Gaza (maggio 2024), ostacolando l’accesso degli aiuti umanitari, provocando un raid militare all’ambasciata della Repubblica dell’Iran a Damasco (aprile 2024) e organizzando l’omicidio del capo dell’organizzazione terroristica di Hamas mentre era in visita a Teheran (luglio 2024), nessun ostaggio liberato.

Adesso, dopo la farsa delle migliaia di razzi intercettati in volo e altri sei mesi di conflitto allargato nel Libano, in Siria e contro lo Yemen, per difendersi dagli attacchi dei guerriglieri di Hezbollah e degli Houthi, si arriva ad una tregua per finalmente liberare gli ostaggi e offrire in cambio centinaia di detenuti politici di Hamas. Adesso, dopo quattordici mesi e decine di migliaia di morti da entrambe le parti, sono queste le condizioni per una tregua?

Pensiamo davvero che, in questo modo, i popoli israeliano e palestinese torneranno in pace, ognuno con i propri campioni ed eroi e un territorio tutto da ricostruire con una rappresentanza politica o fondamentalista che, da entrambe le parti, non ha alcuna credibilità?

Certo, c’è sempre un valido e tardivo motivo di far cessare le guerre ma si dovrebbe anche imparare che queste guerre, oltre a portare morte e distruzione, non hanno davvero mai favorito la vita, la fede, la sicurezza e la pace, la sensibilità e l’intelligenza di nessuna civiltà. Come arginare il rancore e l’odio dei sopravvissuti e ispirare un lavoro costruttivo di cambiamento della mentalità e di formazione di una nuova classe dirigente, a livello politico ed economico? Quale ruolo fondamentale avranno le autorità religiose nella funzione di mediazione e orientamento illuminato al rispetto di valori universali e al riconoscimento dell’autenticità delle rispettive religioni nel santo ricordo del Dio Unico di tutti i credenti? Tra sei settimane, proprio quando una prima fase di questa tregua scade, inizia il mese islamico lunare del digiuno di Ramadan, una occasione di astensione, purificazione e ritiro rituale per coltivare una rinascita interiore ed esteriore. Speriamo che il miracolo della discesa della Pace si irradi ispirando tutti i cittadini e tutti i governanti ad una migliore prospettiva di senso e di servizio della vita.

Medio Oriente, condizioni di tregua senza condizioni di Pace. Scrive imam Pallavicini

Tra sei settimane, proprio quando una prima fase di questa tregua scade, inizia il mese islamico lunare del digiuno di Ramadan, una occasione di astensione, purificazione e ritiro rituale per coltivare una rinascita interiore ed esteriore. Speriamo che il miracolo della discesa della Pace si irradi ispirando tutti i cittadini e tutti i governanti ad una migliore prospettiva di senso e di servizio della vita. La riflessione di imam Yahya Pallavicini

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