Skip to main content

Il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha scelto di lottare su due fronti. Il primo è quello, quasi, ma non del tutto inevitabile, sul quale combatte Salvini. Il secondo è quello, meno visibile, ma, di gran lunga più importante, della costruzione di un partito attivo.

Sì, uso proprio quest’aggettivo poiché la grande maggioranza del ceto dirigente democratico, donne largamente comprese, quietate con la “conquista” delle cariche di capogruppo alla Camera e al Senato, mi pare appagata e attende passivamente il dipanarsi degli eventi. I ministri se ne stanno tranquilli al governo. Forse, è il loro modo di cooperare alla sospensione della politica per non fare barcollare il governo Draghi. Di iniziative, non dico dirompenti, ma significative, ad opera dei parlamentari non se ne vedono, tranne, forse, la creazione di una associazione ad opera di Paola De Micheli, ex-ministro.

A livello locale, esistono, come dovrebbe essere noto anche a Letta, diversi partiti con dirigenti abilissimi nel (ri)posizionamento, meno nel fare crescere il consenso attraverso qualche iniziativa originale. Di queste iniziative, almeno nelle città: Milano, Torino, Bologna, Napoli e, nient’affatto ultima, Roma, il partito avrebbe proprio bisogno. Invece, per lo più, ma sono probabilmente influenzato dal caso di Bologna, il partito è per lo più in stallo, come anche a Roma e a Napoli, oppure scalcia, come a Bologna.

I sondaggi dicono che lo scalciare non paga e il Partito democratico rimane tristemente intorno al 20 per cento delle intenzioni di voto che nessun mago delle coalizioni riuscirà a fare diventare maggioranza di seggi nel prossimo Parlamento neppure con la più solida e stretta alleanza con le Cinque Stelle calanti.

Per suggerire la necessità di andare oltre il duetto Pd/5 Stelle non c’è bisogno di un grande stratega, quello che tale viene definito non mi sembra avere delineato percorsi altrimenti inesplorati. Comunque, Letta ambisce ad essere stratega di se stesso. No, non mi permetterei mai di fare riferimento all’Ulivo con tutte le vestali pronte ad attaccarmi poiché nel passato fui molto critico delle modalità con le quali si ridusse ad operare, ma Letta deve perseguire fermamente e fortemente un allargamento della coalizione.

Con un italiano su tre che ha cambiato voto in tutt’e tre le elezioni più recenti, con enormi sacche di insoddisfazione un po’ dappertutto nel paese, è imperativo correre sul territorio sollecitando, interloquendo, invitando tutto quello che si muove. Non è con il contrasto a Salvini che gli si strappano voti, comunque pochi. Piuttosto è con la proposta di soluzioni formulata da dirigenti e candidati credibili.

Il modo con il quale i dirigenti del Pd bolognese si contrappongono a Isabella Conti che farà le primarie per diventare sindaco di Bologna non segnala nulla di buono. Da un lato, sta la preferenza per il candidato del partito, non l’interpretazione corretta del valore aggiunto che può essere apportato dalle primarie. Dall’altro, il quasi respingimento della Conti in quanto ex-renziana che porterebbe alle urne anche settori di elettorato di centro-destra, come se la conquista dei renziani e di quegli elettori di centro-destra non debba essere un compito da svolgere con successo.

Sì, a Bologna, non da oggi e neppure da ieri, ma almeno dal 1999, ne hanno fatte di tutti i colori, ma, proprio per questo, il segretario Letta non dovrebbe schierarsi né a favore dell’enfant du parti né contro colei che viene “da fuori”, ma per le primarie fatte secondo le regole e le procedure. Non sarebbe solo una lezione di metodo e di stile, ma di una politica aperta e inclusiva proprio quella da lanciare anche a livello nazionale. Per chi suona la campana?

Letta non è una cicala. La versione di Pasquino

I sondaggi dicono che lo scalciare non paga e il Partito democratico rimane tristemente intorno al 20 per cento delle intenzioni di voto che nessun mago delle coalizioni riuscirà a fare diventare maggioranza di seggi nel prossimo Parlamento neppure con la più solida e stretta alleanza con le Cinque Stelle calanti. Il commento di Gianfranco Pasquino

Crisi climatica e conflitti in Africa. La riflessione di Franceschini

Di Beniamino Franceschini

In Africa, gli effetti potenzialmente devastanti della crisi climatica si inseriscono in uno scenario già caratterizzato da instabilità e conflitto, creando un pericoloso circolo vizioso. Quale ruolo per la Nato e l’Europa? Risponde Beniamino Franceschini, vicepresidente de Il Caffè Geopolitico responsabile del desk Africa

Da Washington a Bruxelles, la svolta ecologica di Biden secondo Savini

Di Alessandro Savini

Con un deciso cambio di rotta, l’amministrazione Usa a guida Biden ha trasformato la lotta alla crisi climatica in una delle principali agende del governo a stelle e strisce, rilanciando al contempo la posizione di Washington nella comunità internazionale verso la sostenibilità ecologica. Il punto di Alessandro Savini del Centro Studi Geopolitica.info

Clima, instabilità e sicurezza. L’effetto farfalla spiegato da Franza (Iai)

Di Luca Franza

L’avvento della pandemia ci ha ricordato quanto interconnesso e vulnerabile sia il sistema globale. Lo stesso vale per gli impatti della crisi globale che, secondo le dinamiche del cosiddetto “effetto farfalla”, rischiano di ramificarsi da un’area all’altra del Pianeta, con profondi impatti sulla sicurezza. La riflessione di Luca Franza, responsabile del programma Energia, clima e risorse dell’Istituto affari internazionali

Così Biden può spegnere la polveriera Gaza. Parla Frattini

Franco Frattini, presidente della Sioi e già ministro degli Esteri, legge il conflitto israelo-palestinese e auspica un intervento americano. “L’Europa? Temo che non possa fare tanto, vista la grande crisi di leadership e le divisioni che la percorrono”

La lezione di Albertini (e Bertolaso)

Salvini e Meloni devono scommettere sul nuovo in senso vasto e solido, altrimenti i (possibili) successi elettorali finiranno in niente o poco più. Il commento di Roberto Arditti

Gaza, escalation no stop. Le prossime mosse di Netanyahu

Escalation senza fine fra Hamas e Forze israeliane, che distruggono l’edificio della stampa a Gaza. Aumentano anche gli scontri etnici, e mentre gli Usa cercano di mediare un cessate il fuoco torna l’incubo di una nuova intifada

Albertini, più che un rifiuto un atto d'amore. La bussola di Ocone

Albertini non si è affatto “sfilato”, come qualche organo di stampa scriverà domani, ma ha fatto un’analisi lucida della proposta ricevuta e ha usato il massimo del realismo possibile. Ha agito con responsabilità. La rubrica di Corrado Ocone

Toghe, Copasir e 007. Le riforme secondo Luciano Violante

Il governo Draghi deve fare eccome le riforme. Luciano Violante, già presidente della Camera e magistrato, risponde a Salvini. Dalla magistratura ai rapporti fra politica e 007, è il momento giusto per un cambio di passo. E sul Copasir…

La rissa sulle riforme e il nodo giustizia che agita la politica. Il punto di Vespa

Nelle ultime ore il tema delle riforme e in particolare quello della giustizia ha scaldato gli animi. L’impressione è che la battaglia si combatta sul terreno dei voti alle prossime elezioni anziché sull’interesse collettivo

×

Iscriviti alla newsletter