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Se ripresa sarà, viaggerà su strada o ferrovia. E sulla fibra. Nei giorni in cui a Palazzo Chigi si lavora a ritmi forzati per la stesura del Recovery Plan (la consegna è prevista, tassativamente, a fine aprile), non può che tornare alla mente il tema delle infrastrutture, quale leva per quegli investimenti su cui costruire la rinascita economica, sociale e industriale del Paese.

Un tema al centro del dibattito Pnrr e investimenti. Infrastrutture e mobilità sostenibili, organizzato dal Gruppo dei 20, il pool di economisti in seno alla Fondazione Economia Tor Vergata, guidata da Luigi Paganetto. All’evento hanno partecipato, tra gli atri, il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, il presidente di Cellnex, Franco Bernabé, l’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il fondatore di Base Italia e già leader della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, il vicepresidente di Confindustria, Vito Grassi e l’ex presidente dell’Autorità dei Trasporti, Andrea Camanzi. Tutti concordi nel mettere le infrastrutture in cima alla lista degli investimenti da finanziare con il Recovery Fund. Formiche.net ne ha parlato con lo stesso Paganetto, presidente della Fondazione Economia Tor Vergata.

SE INFRASTRUTTURA FA RIMA CON RIPRESA

“Due sono le sfide per quanto riguarda il rapporto tra Recovery Plan e infrastrutture. Una è selezione di progetti cantierabili in grado di ottenere sul territorio effetti significativi di produttività e crescita sostenibile. L’altra è l’adozione di procedure adeguate, in grado di garantire esecuzione e completamento delle opere nei tempi previsti dalla Ue”, spiega Paganetto. “I documenti del Gruppo dei 20 in materia di Pnrr hanno fin dall’inizio (aprile 2020) sottolineato, che occorre cominciare dagli investimenti a suo tempo avviati e non completati. Ciò è particolarmente rilevante per il Mezzogiorno che ha il record di opere incompiute.”

Ora, il governo di Mario Draghi sta lavorando in tal proposito a un team di commissari che dovranno seguire l’esecuzione delle opere, avviando allo stesso tempo la ricognizione delle stazioni appaltanti. Per Paganetto “è una buona notizia. Possiamo dare per assunto che i progetti selezionati, almeno per la parte da finanziare con i fondi europei, rispondano alle regole europee superando la vexata quaestio della divaricazione tra investimenti progettati, finanziati.. Rimane aperto il tema dei trasporti pubblici locali e del meccanismo delle concessioni che meriterebbe un capitolo a parte.”

TRA TECNOLOGIA E MEZZOGIORNO

Una volta individuati i progetti e relativi investimenti, bisogna che essi diano i risultati sperati e che soprattutto vengano realizzati nei tempi indicati. “Rimane aperta la questione dei risultati attesi e dei tempi in cui questi risultati si realizzeranno. Conta il territorio rispetto al quale valutare gli aumenti di produttività e crescita degli investimenti progettati”, chiarisce Paganetto.

“La stima non può essere fatta solo guardando al livello locale ma va fatta nel quadro competitivo in cui si colloca l’Italia insieme all’Europa. In quest’ottica conta la nostra collocazione nel Mediterraneo e conta cogliere l’opportunità che ne nasce sia per il Mezzogiorno che per il Nord del Paese superando la visione dualistica dell’economia e della società italiana. In un quadro in cui è decisivo il confronto competitivo tra grandi aree l’Europa deve crearsi nuovi spazi economici, a cominciare da quelli più immediatamente realizzabili come quelli del Mediterraneo e della sponda sud”.

Non è finita. “Occorre farlo trasferendo negli investimenti sulle infrastrutture da realizzare l’aggiornamento tecnologico indispensabile per la sicurezza e la gestione del territorio. Il trinomio deve essere: area – tecnologia – produttività vs sviluppo sostenibile. Conta intervenire per aggiornare in termini di sicurezza e velocità i nostri trasporti ma è altrettanto importante integrare dal punto di vista della logistica porti, aeroporti, strade e ferrovie e tener conto dei nuovi flussi di traffico.”

VERSO LA FIBRA

Paganetto focalizza poi l’attenzione su un investimento in particolare, la fibra, madre di tutte le infrastrutture per le comunicazioni. “Se c’è un investimento prioritario è quello sulle infrastrutture di rete ed in particolare sulla rete in fibra che non accumuli ritardi. Serve realizzare un’unificazione della connettività per proporci come un’area integrata pronta alle applicazioni del 5G che prospettano uno straordinario effetto trasformativo su interi settori dell’economia. Allo stesso tempo vanno realizzati gli investimenti  sia in materia di energia che di riduzione di inquinamento del mare  capaci di produrre efficienza e beneficio ambientale.”

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