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È la quarta volta che Israele va alle urne negli ultimi due anni. E come le altre tre, ci sono tre elementi a caratterizzare la campagna elettorale che porterà il Paese al voto martedì: il rischio di un stallo, il tutti contro Benjamin Netanyahu e le grane giudiziarie del primo ministro a processo per corruzione.

LA CRISI DI GOVERNO

Come raccontato su Formiche.net, il governo di coalizione è saltato sulla legge di bilancio, con la rottura (dopo soli sette mesi) del patto fra rivali – il primo ministro Netanyahu e il ministro della Difesa Benny Gantz – per superare lo stallo e dare allo Stato ebraico un esecutivo in tempi di coronavirus.

GLI ULTIMI SONDAGGI

Secondo un sondaggio condotto per il quotidiano Israel Hayom e la televisione i24 il blocco guidato da Netanyahu (il cui partito, il Likud, sarebbe ancora il primo nel Paese) potrebbe essere in grado di conquistare la maggioranza dei 120 seggi alla Knesset ma soltanto con il sostegno di Yamina, la formazione ultrareligiosa guidata da Naftali Bennett. Per lui e per Gideon Sa’ar, ex Likud oggi alla guida di Tikva Hadasha (Nuova speranza), non sembra esserci spazio per puntare a guidare il governo visto lo stretto divario tra Likud e Yesh Atid, il partito centrista di Yair Lapid che, secondo il sondaggio, potrebbe conquistare 18 seggi. Un altro sondaggio, fatto da Panels Research per i giornali Jerusalem Post e Maariv, fotografa una situazione di stallo: Yamina non sarebbe decisiva né per il blocco pro Netanyahu né per quello anti Netanyahu.

LA CAMPAGNA ELETTORALE

La campagna elettorale – in cui hanno tenuto banco contrasto alla pandemia, ripresa economica e politica estera con gli accordi di Abramo, tutti temi cavalcati dal primo ministro – ha visto ripetersi una tendenza: chi si propone come l’alternativa a Netanyahu perde consensi al giro dopo. È quanto accaduto a Gantz, il cui partito Blu e bianco rischia di passare da seconda a decima forza alla Knesset dimezzando gli attuali 12 seggi. E pensare che soltanto due anni fa, dopo le elezioni di aprile 2019, ne aveva ben 35.

I TRE SCENARI

Lo scenario più probabile vede i tre partiti anti Netanyahu non raggiunge quota 61 seggi. In questo quadro tutto rimarrebbe nelle mani del primo ministro. Il secondo scenario vede un crollo di voti per Netanyahu e per i partiti di ultradestra: potrebbe essere l’occasione per un governo di centrodestra con i tre sfidanti del premier, cioè Lapid, Bennett e Sa’ar, ma le tendenze al ribasso nelle ultime settimana suggeriscono prudenza verso questa ipotesi. Terzo scenario: un altro stallo e dunque nuove elezioni in estate. Uno scenario tutt’altro che improbabile.

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