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Roma, Palazzo San Macuto, sesto piano. Si gioca anche qui, intorno a un tavolo di legno ovale circondato da pareti blu, la tenuta del governissimo Draghi.

Altro che Recovery, Ue, vaccini. In quell’edificio rinascimentale che un tempo ospitò la Santa Inquisizione da qualche settimana c’è di nuovo un gran da farsi. L’ultimo convocato dal Copasir, il comitato bipartisan di controllo dell’intelligence, è il direttore dell’Aise Gianni Caravelli, a “fare il quadro sul Mediterraneo”, cioè la Libia, cioè a spiegare ai parlamentari attoniti dell’organo bipartisan che il “soft power” italiano a Tripoli è più soft che power, e che “lo spazio” da riconquistare è già stato conquistato da altri.

Il comitato lavora, si riunisce, perde pezzi. Non c’è Adolfo Urso, il vicepresidente di FdI che ha “rimesso il mandato” perché per legge la presidenza spetterebbe al partito di Giorgia Meloni, mentre la Lega continua a blindare Raffaele Volpi, con il via libera di Casellati e Fico. Manca pure Elio Vito, il forzista che, lui sì, si è dimesso in protesta per solidarietà con Urso.

Così, con questa formazione ballerina, il Copasir è tornato al centro della vita politica italiana. Certo, c’è il tiro alla fune nel centrodestra che ora rischia davvero di spezzarla la fune, e di far saltare gli accordi per i candidati alle comunali, tanto che a Milano, Roma, Torino, Napoli, Genova non c’è l’ombra di un’intesa.

Ma c’è anche una sfilza di audizioni in programma che, di qui a un mese, terrà sulle spine i palazzi romani. Si parte dal caso Report, che su Rai 3 ha immortalato il leader di Italia Viva a chiacchierare in Autogrill (a scambiarsi “Babbi di cioccolato”, dice Renzi) a dicembre, nel pieno della partita per le nomine, con il dirigente del Dis Marco Mancini.

A Gennaro Vecchione, direttore generale del Dis, la prossima settimana i parlamentari faranno qualche domanda su quel video. Chiederanno, ad esempio, cosa dice il regolamento interno sugli incontri fra politici e dirigenti del dipartimento. O ancora come è possibile che “una insegnante” (questa la versione di Report) abbia osservato e filmato l’incontro per quaranta minuti, senza che nessuna delle due rispettive scorte si sia accorta di nulla.

Poi si passa alla politica, tutta. Fra le audizioni probabili, ma non ancora ufficiali, c’è in fila quella di Matteo Renzi. Dunque, a seguire, di fronte al Copasir potrebbe finire il suo omonimo, Matteo Salvini. Che in uno slancio accorato per difendere l’ex premier sulla graticola si è lasciato scappare una frase, “Io ho visto decine di agenti segreti”. “Ah sì?”, si sono chiesti a San Macuto, e quali?

Di ufficiali, per ora, ci sono altre due audizioni. La prima è davvero di routine, e prevede un incontro interlocutorio, il primo, con il presidente Mario Draghi. Il menu della seconda, invece, è assai più colorito. Il Comitato “ha convenuto” di sentire “l’ex presidente del Consiglio e il suo portavoce, con riferimento alla liberazione avvenuta a dicembre 2020 dei pescatori italiani sequestrati in Libia”.

Rieccoli, Giuseppe Conte e Rocco Casalino. Si ritroveranno lì, al Copasir, dopo due mesi di pubblico gelo (dietro le quinte, chissà). A rendere conto di quella intemerata libica che ha visto l’ex premier, oggi capo in pectore del Movimento Cinque Stelle, scendere la scaletta dell’aereo di Stato per stringere la mano al maresciallo Khalifa Haftar e riportare a casa diciotto pescatori italiani, sequestrati da più di tre mesi.

Allora l’insolita gita fuori porta di un primo ministro fece un certo scalpore anche all’interno del comparto intelligence. Condita, peraltro, da una nota di colore: cioè la geolocalizzazione a Bengasi che Casalino, divertito, ha girato a un paio di giornalisti su whatsapp, segnalando la sua posizione e quella di una manciata di agenti Aise.

Torna così, con una reunion forzata, la coppia di punta del Conte-bis. Mentre fuori dal Copasir continua l’Aventino di mezzo centrodestra. Questo giovedì, per la terza volta, al Senato si è riunito un gruppo di costituzionalisti italiani, fra cui gli ex presidenti della Consulta Valerio Onida e Antonio Baldassarri, a chiedere di dare all’opposizione la presidenza del comitato che da due mesi tiene appesa la politica italiana.

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Una lunga lista di audizioni in programma al Copasir, mentre continua la protesta di FdI. Prima il capo del Dis Vecchione per il caso Report, poi torna il Conte-bis con l’ex premier e Casalino per il viaggio da Haftar. In mezzo Renzi, e forse pure Salvini. Che per aver difeso il suo omonimo potrebbe essersi guadagnato una convocazione…

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