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L’Alaska sarà teatro dell’incontro tra una delegazione cinese e una statunitense il 18 marzo. La notizia l’ha annunciata nei giorni scorsi il South China Morning Post, poi confermata oggi, mercoledì 10 marzo, dal dipartimento di Stato. Si  tratta del primo contatto di questo genere dopo mesi (il primo per altro dell’èra Biden). Secondo le informazioni disponibili parteciparanno il segretario di Stato, Anthony Blinken, il direttore della Commissione Centrale degli Affari Esteri del Partito/Stato, Yang Jiechi, e il ministro degli Esteri della Repubblica popolare, Wang Yi (possibili altri papaveri da Washington).

Blinken annuncia che si parlerà di “una serie di questioni, comprese quelle su cui abbiamo profondi disaccordi”. Meeting importante in mezzo a una competizione tra potenze globali che ha portato le relazioni ai minimi durante l’amministrazione Trump – lo scontro commerciale, sanzioni e dazi, espulsioni di giornalisti e di funzionari diplomatici – e su cui Joe Biden ha mostrato segnali di una sorta di continuità. Il focus di Washington resta l’Asia, lo dimostrano le enormi attenzioni all’Indo-Pacifico rispetto ad altri quadranti – e alla dimensione geopolitica della sicurezza marittima.

Biden ha mostrato interesse nell’istituzionalizzare il Quad, l’alleanza con India, Australia e Giappone che sta prendendo forma di contenimento anti-Cina – con il primo vertice tra capi di Stato e di governo che si vedranno in forma virtuale già venerdì. E la visita di Blinken e del capo del Petangono Lloyd Austin in Giappone, Corea del Sud e India la prossima settimana si allinea in questa direzione. Da aggiungere che il premier di Tokyo Yoshihide Suga sarà il primo leader con cui il presidente americano avrà un incontro in presenza.

L’ultimo faccia a faccia di Yang con un funzionario americano era stato a giugno dello scorso anno, in un vertice alle Hawaii con l’allora segretario di Stato trumpiano Mike Pompeo. Un’ombra di disgelo prima che le relazioni peggiorassero ulteriormente, anche perché la Cina è stato un fattore di gioco al rialzo (sulla severità al rialzo) durante la campagna elettorale. Pechino usa la carta della vittima, e chiede da tempo che per riaprire i colloqui su temi come il commercio o il clima, o anche questioni più specifiche come l’Afghanistan e l’Iran, Washington deve fare i primi passi.

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