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Jutta Urpilainen, commissaria europea per le partnership internazionali, si sta muovendo per Matera mentre concede un’intervista telefonica in esclusiva a Formiche.net.

È la prima volta nella storia del G20 che si tiene una riunione congiunta dei ministri degli Esteri e dello Sviluppo a cui farà seguito un’altra novità: una specifica sessione dei soli ministri dello Sviluppo a Brindisi. E per questo l’ex leader del Partito socialdemocratico finlandese e ministro delle Finanze nel governo Katainen dal 2011 al 2014 tiene innanzitutto a ribadire i ringraziamenti all’Italia e alla presidenza italiana del G20 già fatti in mattinata durante l’incontro con Marina Sereni, viceministra agli Esteri. “È una decisione molto positiva e incoraggiante”, spiega la commissaria Urpilainen sottolineando che “le sfide che stiamo affrontando nell’uscita e nella ripresa dalla crisi Covid-19” richiedono “un’agenda politica di ampio respiro”. Per questo, il ruolo dei ministri dello Sviluppo è cruciale: serve a “connettere la ripresa agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e all’Agenda 2030”.

E non è un caso che il tema dei finanziamenti allo sviluppo sia in cima all’agenda dei lavori del G20 a guida italiana, come conferma la commissaria evidenziando l’importanza di aumentare i fondi per lo sviluppo.

I prossimi passi? “Occuparsi della transizione verde ma anche di quella digitale, non soltanto in Europa ma anche nei Paesi che sono nostri partner in tutto il mondo”, risponde riaffermano un concetto: “Dobbiamo uscire dalla crisi ma anche ripartire”. In questo senso, l’Unione europea è pronta con 80 miliardi di euro che deriva dallo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale, entrato in vigore due settimane fa. “Di questi, 29 miliardi sono destinati all’Africa”, evidenzia la commissaria Urpilainen.

E proprio parlando di Africa viene naturale chiedere a lei, ex insegnante di scuola, dell’importanza dell’educazione nella ripresa post Covid-19. “L’educazione è lo strumento più innovativo che abbiamo: educare qualcuno significa dargli potere ma anche più opportunità”, risponde. “È per questo che l’Unione europea ha deciso di investire molto nell’educazione e io ho deciso di aumentare i fondi dedicati”, impegnando “almeno il 10% dei nostri fondi ‘esterni’ per l’educazione primaria ma anche per la formazione degli insegnanti e l’istruzione professionale”. È a tal proposito che la commissaria evidenzia l’importanza dell’Africa: soltanto in quello che è il terzo continente al mondo per superficie e il secondo per popolazione “c’è bisogno di quasi 20 milioni di nuovi insegnanti entro il 2030. In 9 anni dovremmo essere in grado di formarli se vogliamo garantire l’accesso all’educazione a tutti i giovani, e in particolare alle ragazze”.

Nei giorni scorsi, tre think tank – il Global Development Policy Center dell’università di Boston, la Fondazione Boell Foundation di Berlino (affiliata al Partito verde tedesco) e il Center for Sustainable Finance della Soas all’Università di Londra – hanno avanzato una proposta al G20: la creazione di una riedizione dei “Brady bonds”, pensati a fine anni Ottanta per alleggerire il debito estero di alcuni Paesi in via di sviluppo, ma con l’obiettivo, oggi, di far crescere le loro economie in linea con gli obiettivi climatici. La commissaria spiega di non aver ancora avuto il tempo di analizzare il progetto ma tiene a ricordare che “il 30% dei fondi ‘esterni’ dell’Unione europea è destinato ad attività legate al clima e sarà utilizzato per progetti e programmi Paesi che sono nostri partner. Affrontare il cambiamento climatico è una priorità per noi, ma allo stesso tempo serve combinarlo per la crescita economica. Perché, com’è noto, il Green Deal europea è una strategia di crescita”, conclude.

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