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C’è sovranismo e sovranismo. Quello targato Mario Draghi piace e non poco al presidente del gruppo del Partito popolare europeo (Ppe) all’Europarlamento, Manfred Weber.

In un editoriale sul quotidiano francese “L’Opinion” il bavarese della Csu si profonde in un elogio del premier italiano. Il quale, sostiene lui, ha il merito di aver bloccato la fornitura di 250.000 dosi di vaccino anti-Covid di AstraZeneca diretta in Australia.

Come è noto Draghi ha alzato la voce insieme al Commissario francese al Mercato Interno Thierry Breton: l’azienda di Cambridge deve prima rispettare i suoi impegni con l’Ue. Blocco ribadito questo lunedì dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. “Ho sostenuto l’Italia di Mario Draghi fin dall’inizio perché da quanto vediamo AstraZeneca distribuisce meno del 10% in Europa di quanto fosse stato pattuito per il primo trimestre”.

“Chi cerca l’Ue, la trova. Questo è il messaggio che l’Europa, attraverso la voce dell’Italia e del suo presidente del Consiglio Mario Draghi, ha trasmesso la scorsa settimana ad AstraZeneca, ed è un bene” scrive Weber. “Bloccando per la prima volta dall’istituzione del meccanismo di controllo dell’export di vaccini l’invio di queste dosi ha mandato un messaggio netto da parte di tutti gli europei a chi pensava che potessimo essere derisi impunemente”.

L’inno al sovranismo by Draghi prosegue a trombe spianate. “Non vogliamo una guerra dei vaccini. Ma non siamo ingenui: la guerra dei vaccini con il resto del mondo è già in corso. Proteggiamo i cittadini europei. E quando non rispetti i tuoi impegni contrattuali con l’Unione Europea, devi aspettarti delle conseguenze”.

Per questo, scrive il candidato dei popolari alla presidenza del Parlamento Ue, “dobbiamo imparare” dal no dell’ex governatore della Bce all’azienda inglese. “Il blocco italiano delle esportazioni di dosi di vaccino AstraZeneca verso l’Australia è un primo gradito passo, ma non certo l’ultimo, in questo cambio di tono nella politica europea”.

Le lodi di Weber non passano in sordina perché sono sovrapponibili tali e quali a quelle rivolte a Draghi dal leader della Lega Matteo Salvini, che ha applaudito il “cambio di passo” del governo. Lo stesso Salvini cui Weber e gli altri leader del Ppe non vogliono (per ora) aprire le porte del partito. Di spazio ce ne sarebbe, ora che il premier ungherese Viktor Orban ha lasciato insieme ai suoi 11 europarlamentari di Fidesz.

Ma tra la dirigenza del Ppe e via Bellerio rimane il gelo assoluto, “non è all’ordine del giorno”. Immigrazione, europeismo, politiche fiscali, sono ancora troppe le distanze fra i leghisti e la dirigenza tedesca della famiglia popolare cui appartiene la stessa von der Leyen. Un po’ meno sul “sovranismo vaccinale”, che invece, a leggere Weber su L’Opinion, riscalda i cuori a Milano come a Monaco.

Con una sola, notevole differenza. Salvini, e con lui buona parte del centrodestra, chiede a gran voce di acquistare il vaccino “ovunque ci sia”, “Russia o India” poco importa. Weber la pensa in modo diverso. “Stiamo attenti a non ricadere nei riflessi egoistici nazionali e rispettiamo le opinioni di esperti competenti. L’Ema, e solo questa, può autorizzare o meno l’uso di vaccini russi e cinesi nell’Unione europea”.

Salvini no, Draghi sì. Weber (Ppe) loda il sovranismo vaccinale

Con un editoriale su L’Opinion il capogruppo del Partito popolare europeo (Ppe) Manfred Weber loda il blocco dell’export di vaccini AstraZeneca in Australia chiesto da Mario Draghi, “dobbiamo imparare”. Il bavarese chiude le porte del partito ai sovranisti della Lega ma apprezza un altro sovranismo, quello targato “SuperMario”

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