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Ricette diverse, stessi obiettivi. Russia, Cina e Iran sono sempre più attivi nella diffusione di disinformazione online e nelle operazioni di influenza politica tramite bot. E sono sempre più bravi a non farsi scoprire.

È il bilancio che emerge dal “Report delle minacce 2017-2020” di Facebook, un documento di quaranta pagine che tira le somme di quattro anni alle prese con la disinformazione di matrice statale. Un arco di tempo in cui sono stati eliminati più di 150 network di disinformazione maligna provenienti da 50 Stati diversi.

La Russia svetta in cima alla classifica dei Paesi da cui originano operazioni di “Comportamento coordinato inautentico” (Cib), definito come “qualsiasi network di account, pagine e gruppi che fa perno su account falsi per ingannare Facebook e le persone che usano il suo servizio sulla loro vera identità e su cosa fanno davvero”.

Sono ventisette i network russi sgominati dal team per la sicurezza di Facebook grazie all’aiuto del Digital Forensic Lab dell’Atlantic Council, noto think tank americano. Di questi, quindici sono riconducibili all’Internet Research Agency (Ira), struttura del governo russo dedita alla propaganda e alle operazioni di influenza online, quattro ai Servizi segreti russi, due a media filogovernativi.

“La maggior parte delle operazioni proviene da attori legati all’Ira – si legge nel report – molti hanno incentrato la loro attività sugli Stati Uniti”. Al secondo posto degli attori maligni l’Iran, con ventitré network sciolti, di cui nove legati ad emittenti di Stato iraniane. Due “operazioni informative” sventate da Facebook avevano nel mirino gli Stati Uniti ed erano coordinate dalla tv di Stato iraniana Irib.

“Una settimana prima del voto presidenziale americano, attori iraniani hanno tentato di lanciare una campagna e-mail presentandosi come i Proud Boys, un gruppo d’odio americano”. Ma il tentativo “non è riuscito ad avere successo ed è stato presto messo a nudo dalle autorità e dalla piattaforma”.

La Cina invece, svela il rapporto di Facebook, ha cambiato strategia. Ha abbandonato troll, bot, e falsi profili per “mascherare” la disinformazione di Stato: fa tutto alla luce del sole. “La maggior parte delle operazioni consiste in una comunicazione strategica aperta su canali affiliati allo Stato, come media controllati dal governo o account diplomatici ufficiali, o ancora attività di spam su larga scala che includono notizie clickbait su celebrità o politici”.

Non sempre la propaganda ha successo. Lo scorso settembre, ad esempio, Facebook ha scoperto un “network nascosto” che operava dalla regione del Fujian in Cina e diffondeva informazioni false o distorte sulle elezioni americane di novembre. Al tempo stesso, spiegano i tecnici di Mark Zuckerberg, ci sono attori russi e cinesi che operano sulla piattaforma e hanno imparato a cancellare le proprie tracce.

“Gli attori ostili più sofisticati, incluse Russia e Cina, hanno migliorato la loro sicurezza operativa (OpSec) – scrivono nel documento finale – stanno mostrando una maggiore disciplina evitando errori di distrazione”. Come quando, nel settembre del 2018, la piattaforma ha eliminato 32 account fra Facebook e Instagram coordinati dall’Ira perché uno di loro si era “loggato” da San Pietroburgo.

La disinformazione russa e cinese, insomma, si affina di giorno in giorno. Una gara di velocità. “Ci attendiamo che queste tattiche continueranno a evolversi in risposta alle misure di sicurezza introdotte dalle piattaforme tecnologiche”.

Da Cina e Russia un bot di propaganda. Il report Facebook

Il “Report sulle minacce 2017-2020” di Facebook traccia un bilancio della disinformazione sulla piattaforma e delle operazioni per neutralizzare network ostili. Russia e Iran in cima alle fake news con bot e troll, la Cina invece ci mette la faccia con i media di Stato

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