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Due giorni fa il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo israeliano, Meir Ben Shabbat. Ne ha parlato domenica Barak Ravid di Axios, ossia la notizia e soprattutto il contenuto esce dal più informato giornalista sui temi di politica estera israeliana (con occhio agli Usa). Ed è interessante appunto il contenuto, ma prima due note: quello tra i due alti consiglieri è stato il primo colloquio ufficiale tra il vecchio governo israeliano e la nuova amministrazione statunitense, che ha contattato in forma operativa l’alleato mediorientale appena un paio di giorni dopo dall’entrata alla Casa Bianca di Joe Biden.

Si tratta di considerazioni da fare perché stanno a significare che Israele avrà un ruolo prominente nella strategia internazionale statunitense anche secondo l’ottica del nuovo presidente. E qui arriviamo ai contenuti svelati da Ravid del colloquio di sabato 23 gennaio: Sullivan ha confermato alla sua controparte israeliana che gli Stati Uniti si consulteranno strettamente con Israele su tutte le questioni di sicurezza regionale. È stato un colloquio di kick-off, ossia d’inizio al dialogo strategico costante.

Gli israeliani sono preoccupati per l’idea di Biden di riattivare i colloqui con l’Iran, ma sono stati recentemente rassicurati dal nuovo segretario di Stato, Anthony Blinken, il quale ha dichiarato che per un nuovo accordo Washington-Teheran la strada è lunga. Sebbene però il quotidiano Le Figaro abbia fatto uscire, domenica, informazioni velenose su colloqui in corso tra Usa e Iran da almeno tre settimane. Soprattutto però a Tel Aviv sono rassicurati dal fatto che sostanzialmente non cambieranno le relazioni Usa-Israele, aspetto quasi scontato; che gli Accordi di Abramo e le loro ricadute saranno tenuti in primo piano, così come le priorità israeliane; che anche con Biden procederà quel percorso con cui gli Usa affideranno a Israele il ruolo di viceré nella regione.

Biden

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