Skip to main content

Tanti sono i motivi per cui, l’8 e 9 giugno, non recarsi alle urne rappresenta non solo un diritto, ma anche una scelta consapevole e responsabile. Innanzitutto, colpisce il ruolo assunto dalla Cgil in questa consultazione: un sindacato che, nel raccogliere le firme per il referendum, si è fatto megafono dei partiti di opposizione, piegando la propria missione sindacale a finalità squisitamente politiche. Una torsione che ha incrinato l’unità sindacale con le altre sigle e compromesso l’autonomia, fondamentale per una credibile azione negoziale con governi e imprese.

Ma c’è di più. Dietro la retorica di voler combattere la precarietà, si cela una volontà di riportare indietro le lancette della modernizzazione del lavoro. Se davvero l’obiettivo fosse garantire occupazione stabile e salari dignitosi, allora il fronte del Sì si batterebbe per ben altre priorità: una seria politica industriale, un cambio di passo sull’istruzione e sulla formazione professionale, e un nuovo approccio alla contrattazione, fondato su produttività e valorizzazione del merito. E invece, si punta il dito contro le riforme, senza proporre alternative credibili né sostenibili.

Il ricorso frequente al referendum abrogativo per temi tecnici, scollegati da grandi battaglie civili e sociali, come furono in passato il divorzio o la scelta tra monarchia e repubblica, rischia di banalizzare lo strumento referendario e, al tempo stesso, indebolire il Parlamento. La democrazia si alimenta nella dialettica tra maggioranza e opposizione, nel confronto tra partiti e istituzioni. Sostituire tutto ciò con il “referendum a gettone” è un impoverimento, non un progresso.

In questo clima, anche la disinformazione gioca la sua parte. Si è persino sostenuto, con superficialità, che astenersi sarebbe illecito. Falso. Al contrario, il quorum del 50% previsto dalla legge non è un orpello, ma una garanzia: serve a evitare che minoranze organizzate abroghino leggi votate dal Parlamento, luogo centrale della sovranità popolare. L’astensione, in questo contesto, è dunque pienamente legittima e, in certi casi, necessaria.

Oggi l’Italia affronta sfide decisive: la transizione tecnologica, la competizione globale, la sicurezza energetica, il ruolo da costruire in una dimensione europea che sia davvero all’altezza dei tempi. Davanti a queste urgenze, dedicarsi a un referendum di retroguardia non solo è un lusso che non possiamo permetterci, ma anche una distrazione pericolosa. Per tutto questo, scegliere di non votare è un atto di responsabilità. Non è disinteresse: è la ferma volontà di guardare avanti.

Tutte le ragioni per cui non votare l'8 e il 9 giugno è saggio. La versione di Bonanni

Oggi l’Italia affronta sfide decisive: la transizione tecnologica, la competizione globale, la sicurezza energetica, il ruolo da costruire in una dimensione europea che sia davvero all’altezza dei tempi. Davanti a queste urgenze, dedicarsi a un referendum di retroguardia non solo è un lusso che non possiamo permetterci, ma anche una distrazione pericolosa. Per tutto questo, scegliere di non votare è un atto di responsabilità. Il commento di Raffaele Bonanni

Una partita, tre scenari. I dazi tra Usa e Ue secondo Goldman Sachs

La banca d’affari americana prevede tre possibili esiti, in vista della scadenza della moratoria sulla stretta tariffaria. Ma solo uno sarebbe il jackpot per l’Europa

Putin, Xi e Kim. L’era delle grandi alleanze anti Usa vista dalle spie del Pentagono

La Defense Intelligence Agency prevede una crisi globale caratterizzata da guerre convenzionali e asimmetriche, soprattutto in Europa orientale. Le alleanze tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord si rafforzano, mentre la competizione tecnologica in intelligenza artificiale e guerra spaziale si intensifica

Cosa pensano gli italiani quando si parla di cultura come settore economico

Se vogliamo che la cultura rappresenti davvero e per tutti quel segmento industriale e di ricchezza che a tutti gli effetti può diventare, non resta che investire in cultura e fare in modo che gli investimenti che vengono sostenuti poi generino davvero ricchezza. Nulla di più

Balcani, il confine inquieto d’Europa. L’analisi di Volpi

Di Raffaele Volpi

Le crisi in Kosovo, Bosnia, Macedonia del Nord e Montenegro dimostrano una stabilizzazione incompleta. Le identità religiose e nazionali si intrecciano complicando la riconciliazione. Potenze esterne come Turchia, Cina e Russia stanno guadagnando influenza. L’Ue, vista come burocratica e lenta, perde forza persuasiva e lascia spazio a narrative alternative. L’analisi di Raffaele Volpi

Dal Casinò Estoril a 007. L’incredibile vita di Popov raccontata da Vecchiarino

“Spie e sabotatori della Seconda Guerra Mondiale,” edito da Rubbettino, è il nuovo libro di Domenico Vecchiarino. In questo volume l’autore racconta le più affascinanti storie di spionaggio e operazioni di sabotaggio della Seconda Guerra Mondiale raccolte in episodi, da quelle più famose a quelle meno conosciute che, durante tutto il conflitto, hanno influito sul corso della storia. Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo un estratto del primo capitolo, intitolato “Il Doppio Gioco”

Primato della politica e specializzazione. Le idee di Borghi per l’intelligence

Il rappresentante di Italia Viva al Copasir ha partecipato questa settimana al Parliamentary Intelligence-Security Forum di Madrid. “Le rivoluzioni tecnologica e geopolitica hanno globalizzato lo scenario delle minacce”, racconta a Formiche.net

Come le carceri sono diventate i quartier generali delle mafie. Il racconto di D'Anna

Oltre che per l’exploit dei sucidi e delle violenze, il sovraffolamento che determina condizioni disumane per i detenuti, le carceri rappresentano da anni un’emergenza giudiziaria e di ordine pubblico perché, come denunciano magistrati e investigatori antimafia, sono praticamente dominate dalle mafie. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Moody's, buona la terza. Il governo incassa un'altra medaglia sul rating

Nel rivendicare la terza promozione di primavera, dopo Standard&Poor’s e Fitch, il governo fa ancora sua la filosofia di tutte le manovre fin qui messe a terra: serietà, pragmatismo e zero colpi di testa. Una strategia che, almeno per il momento, sembra pagare

Lo stallo con i cinesi rischia di frenare Pirelli. L’allarme dell’ad Casaluci

L’ad evidenzia i rischi legati allo stallo con Sinochem, azionista cinese del gruppo, che ha bocciato il bilancio 2024 e la trimestrale record. La disputa nasce dalla necessità di garantire la piena operatività della Bicocca sui mercati globali, in particolare negli Stati Uniti, dove le restrizioni legate alla governance cinese minacciano investimenti e sviluppo tecnologico

×

Iscriviti alla newsletter