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Conte giù nei sondaggi? Paga la seconda ondata. In politica le alternative si trovano sempre e i vuoti si riempiono molto rapidamente, dice a Formiche.net il fondatore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco, a proposito dei possibili scenari governativi. In un momento caratterizzato dalla forte spinta che si vede in Germania, Francia e Spagna sul piano vaccini, in Italia l’attenzione è monopolizzata dal possibile rimpasto e dall’orario delle Messe. Pregliasco definisce tale fenomeno “micromachiavellismi, a discapito di un dibattito pubblico sui temi”.

In Italia il 54% delle persone, rivela Ipsos, si fida più delle aziende che della politica. Che significa?

Che politica da un lato e aziende dall’altro dovrebbero essere consapevoli di questi dati. Anche le aziende possono essere fonti di informazione per le persone sui temi come ambiente, diversità di genere, razzismo. A lungo siamo stati abituati in Italia al ruolo dei corpi intermedi e oggi dobbiamo fare i conti con una realtà nella quale non solo quei corpi sono indeboliti, ma nella quale emergono altri attori come i brand nel panorama delle fonti a cui le persone si affidano.

Conte ter o Draghi 1 con vista Colle: sono questi al momento i due scenari più probabili?

Ne aggiungo un terzo, come il permanere, anche se solo formale, dell’attuale situazione. Certo c’è un punto di domanda non banale che sta nella votazione sul Mes, che potrebbe segnare una rottura tra settori del M5S e il resto della maggioranza. L’attuale governo, per quanto debole e in difficoltà su una serie di questioni, rimane abbastanza solido essenzialmente per mancanza di alternative.

Davvero non ve ne sono?

Io sono dell’idea che in politica le alternative si trovano sempre e che i vuoti si riempiono molto rapidamente. Questo stesso governo è stato a sua volta il riempimento di un vuoto improvviso dato dalla crisi dell’agosto 2019.

Se davvero sono solo queste le ipotesi sul tavolo allora serve un incidente parlamentare oppure basterà attendere “un caminetto” tra i leader di maggioranza?

Potrebbe anche essere che la situazione venga disinnescata prima di un voto parlamentare, perché penso che alla gran parte di chi è oggi in maggioranza non convenga arrivare ad una rottura che metterebbe in difficoltà tutti. Rimane la probabilità, ridotta, di un incidente in Aula che a quel punto potrebbe trascinare anche il governo in una crisi effettiva. A questo è connesso il possibile rimpasto: non abbiamo certezza che un rimpasto, fuorché minimo, non debba passare da una crisi formale. Nel 2005 dopo le regionali il governo di centrodestra passò da una crisi formale arrivando al Berlusconi ter. Non saprei se l’attuale governo abbia oggi la forza di immaginare un rimpasto senza passare dal Colle.

A quel punto le variabili si moltiplicherebbero?

Non sono convinto che in quel caso l’assetto sia tale da garantire che ci troveremmo sempre con un governo Conte a crisi finita.

Il paese è tra due fuochi: da un lato il rischio politico-sanitario di uno smottamento e dall’altro l’esigenza di uscire dallo stallo. Peggio sarebbe solo l’immobilismo?

L’immobilismo non è certamente l’atteggiamento che occorre in una fase di crisi acuta come questa. Il mondo non sta immobile, anche per risposte che devono essere tempestive ed efficaci. Sia dal punto di vista del governo centrale che da quello delle regioni abbiamo appurato che vi sono moltissimi margini di miglioramento rispetto alla coerenza delle decisioni ed alla rapidità di azione. Nell’attuale situazione penso che nessuno abbia un reale incentivo per far saltare l’equilibrio, per quanto statico, che consente a chi è dentro di essere protagonista. In caso contrario non so se Di Maio o Renzi in una nuova stagione potrebbero avere il peso che hanno oggi.

La Germania ha messo a punto il piano vaccini in tre fasi, invece in Italia si discute di rimpasto e dell’orario delle Messe: cosa c’è che non va?

Da noi si fa troppa attenzione alle micromosse di micropolitica, che domina moltissima parte del racconto e della politica stessa. Li definirei micromachiavellismi che vanno a discapito di un dibattito pubblico sui temi.

Perché Conte è più debole rispetto alla prima fase?

È più debole senz’altro, ma in gran parte delle rilevazioni rimane tra i più popolari nel Paese. Segno che questa fase di difficoltà lo ha sì indebolito, ma lo porta agli occhi di molti italiani come una figura ancora di garanzia, più di altri. Alla base della debolezza c’è la gestione della seconda ondata, che sta facendo scendere il consenso del premier.

twitter@FDepalo

Draghi uno, Conte ter oppure... Le previsioni di Pregliasco

Il fondatore di YouTrend a Formiche.net: “In politica le alternative si trovano sempre e i vuoti si riempiono molto rapidamente. Questo stesso governo è stato a sua volta il riempimento di un vuoto improvviso dato dalla crisi dell’agosto 2019. Conte giù nei sondaggi? Paga la seconda ondata”

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