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Mascherine, grandi limitazioni a diritti, abitudini e tradizioni, incertezze, difficoltà economiche, paura del contagio. Molti di noi pensano che il 2020 sia il peggior anno della Storia.

Sicuramente per molti di noi è stato il peggior anno che abbiamo vissuto, salvo forse per chi c’era già durante la II Guerra Mondiale. Tuttavia, questo 2020 non è stato il peggior anno della storia umana, basta guardarsi indietro. Perché la Storia è magistra vitae. Anzi per riprendere l’intera citazione di Cicerone è “testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”.

Molti pensano che l’anno peggiore sia stato il 1816. Noto come l’anno senza estate. L’Europa era ancora piena di macerie per le guerre napoleoniche, quando venne colpita da una piccola glaciazione. Per una forte eruzione vulcanica in Indonesia si diffusero polveri in tutta l’atmosfera, coprendo il sole che peraltro aveva raggiunto il minimo di Dalton, cioè quella fase in cui emana meno energia. Il clima fu freddissimo, i raccolti andarono a male e tutta l’Europa soffrì di una grave carestia.

L’estate fu fredda e umida, l’uva non maturò e la gente esasperata per la mancanza di pane – si racconta – che mangiò di tutto: prima ogni genere di animale da cortile, poi anche i gatti, le radici di alberi e i muschi.

In quella orribile estate, sul lago di Ginevra erano in vacanza a casa di Lord Byron molti letterati inglesi. Il tempo inclemente, con nevicate anche a luglio, impedì qualsiasi attività all’aperto, per cui avviarono una gara letteraria su mostri e fantasmi. A vincere fu la giovanissima Mary Shelley con un libro che sarebbe diventato molto famoso: “Frankeinstein”. Contemporaneamente l’alta quantità di polveri nell’aria colorò in maniera indimenticabile i tramonti, ispirando i celebri dipinti di Turner.

Eppure oltre 1000 anni prima ci fu una estate ancora peggiore.

Era l’anno 536 dopo Cristo e come raccontò lo storico bizantino Procopio il sole per mesi ebbe la stessa luminosità della luna. La causa fu probabilmente una grande eruzione vulcanica in America che lanciò nell’atmosfera una nube enorme di polveri. L’estate fu gelida: la prima di un decennio che sarebbe diventato il più freddo degli ultimi 2.000 anni. Nevicò in piena estate, le coltivazioni resero pochissimo e milioni di persone dovettero fare i conti con una grave carestia, che contribuì all’arrivo della peste bubbonica in Europa e asia, con oltre 25 milioni di morti in pochi mesi.

Secondo altri l’anno più orribile è stato, invece, il 1348. Con l’arrivo della peste nera in Europa, diffusa in pochi mesi in tutto il continente. Sono gli anni in cui Boccaccio scrisse il Decamerone, ispirandosi all’idea di un isolamento in un casale di campagna.

Infatti, in quei mesi venne inventata la quarantena, anzi la “quarantina” in veneziano, cioè l’isolamento in porto delle navi, impedendo che gli equipaggi potessero mettere piede a terra prima di essere certi che non fossero contagiosi. Eppure, quella forma di isolamento non impediva ai topi di scendere a terra dalle navi e, come si è scoperto solo in tempi recenti, erano soprattutto i topi a trasmettere la peste. Così nel giro di un paio di anni morì circa un terzo della popolazione europea!
Un anno davvero orribile.

Ma la storia ci insegna anche un’altra cosa. Che dopo le grandi calamità, arrivano sempre periodi di grande sviluppo, proprio come il Rinascimento che seguì la grande peste del 1348.

E proprio questo è il migliore auspicio per il 2021 che sta per arrivare.

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