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“Sono preoccupata dall’impatto a diversi livelli e in particolare su quello che riguarda il mondo del lavoro. Il progresso serve a ottimizzare le competenze umane ma in passato abbiamo conosciuto una sostituzione del lavoro fisico che ha consentito alle persone di concentrarsi su lavori di concetto. Oggi è l’intelletto che rischia di essere sostituito, quindi l’impatto riguarda anche lavori di alto profilo e dunque si rischia un impatto devastante”. Queste le parole della premier Meloni nella sua ultima conferenza stampa, che sottolineano la preoccupazione della politica per le conseguenze sociali degli sviluppi dell’intelligenza artificiale.

Il dibattito sull’Intelligenza artificiale ci ricorda che siamo oggi di fronte ad un ennesimo balzo in avanti del progresso tecnologico che storicamente ha sempre aumentato la produttività del lavoro (dall’introduzione della spoletta meccanica, a quella dell’illuminazione agli albori della rivoluzione industriale fino al recente avvento della rete). Ad ognuno di questi passaggi si è accompagnata la preoccupazione per la perdita di posti di lavoro. Quello che in realtà è sempre successo è stata una schumpeteriana creazione e distruzione di posti di lavoro con un saldo complessivo assolutamente positivo.

Nel tempo, grazie a tutte queste trasformazioni produttività del lavoro, salario reale ed occupati sono significativamente aumentati. E le persone di fronte alla scelta di utilizzo del loro tempo tra lavoro e tempo libero a fronte degli aumenti salariali hanno progressivamente ridotto gli orari di lavoro. Ci aspettiamo che questo accada anche con l’avvento dell’intelligenza artificiale per il quale ci si aspetta la creazione di milioni di posti di lavoro e l’aumento delle opportunità di tempo libero (non a caso molte imprese stanno introducendo la settimana di quattro giorni di lavoro senza effetti negativi sulla loro produttività). In parallelo il peso dell’economia del tempo libero (turismo, arte, cultura, intrattenimento) continuerà ad aumentare.

Questo processo sarà ovviamente accompagnato da diverse problematiche. La maggiore è che la creazione di moltissimi nuovi posti di lavoro non implica di per sé che tali posti di lavoro saranno automaticamente occupati da coloro che il lavoro lo cercano. Il problema del mondo del lavoro dei prossimi anni sarà dunque quello del mismatch, ovvero della contemporanea presenza di disoccupati o scoraggiati e i posti di lavoro vacanti.

Per questo motivo la priorità numero uno delle istituzioni e del governo deve essere quella della formazione e della (ri)qualificazione della forza lavoro per introdurre le competenze necessarie per affrontare la nuova sfida. Ciò vale per la forza lavoro in generale e anche specificamente per l’efficacia del contrasto alla povertà dove, con le novità introdotte dal nuovo governo nella distinzione tra occupabili e non occupabili e nella riduzione delle erogazioni verso gli occupabili e la loro direzione verso i corsi di formazione, è proprio sull’efficacia di questi ultimi che si verificherà l’efficacia della riforma.

Lavoro e Intelligenza artificiale, nessuna paura ma formazione. La versione di Becchetti

Il problema del mondo del lavoro dei prossimi anni sarà quello del mismatch, ovvero della contemporanea presenza di disoccupati e posti di lavoro vacanti. Per questo motivo la priorità numero uno delle istituzioni e del governo deve essere quella della formazione e della (ri)qualificazione della forza lavoro. L’analisi di Leonardo Becchetti

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