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Per Joe Biden è un early test. Il caso North Stream 2, il condotto da 1200 chilometri che trasporterà 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico, campeggia in cima all’agenda europea della nuova amministrazione americana.

Un nuovo round di sanzioni imposto dal Dipartimento del Tesoro statunitense alla vigilia dell’inaugurazione ha messo in mora l’intero progetto, colpendo la società russa Kvt-Rus e la nave “Fortuna” impegnata nella costruzione dell’ultimo tratto. Alla notizia, la compagnia di assicurazioni Zurich ha fatto marcia indietro annunciando che non coprirà più il gasdotto.

La nuova Casa Bianca ha già fatto intendere di voler proseguire sulla linea dura. Il North Stream 2, è l’accusa bipartisan da Washington DC, renderà le casse di Berlino dipendenti dalle forniture energetiche di Mosca, a danno dell’Ucraina, Paese volutamente escluso dal percorso del gas russo. Ed è già pronto il bis: a fine dicembre il Congresso americano ha passato un pacchetto di sanzioni contro qualunque azienda certifichi o collabori con il progetto russo-tedesco.

Il pressing è altissimo e divide la politica a Berlino. Anche perché il caso North Stream 2 si intreccia senza soluzione di continuità con il caso di Alexei Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin avvelenato dagli 007 russi quest’estate, curato in Germania e ora arrestato al suo ritorno in madrepatria.

Dopo il voto del Parlamento Ue che ha chiesto di fermare la costruzione del gasdotto, ora anche il Parlamento tedesco e la stessa Cdu si trovano a un bivio. L’ala atlantista, guidata dal candidato alla guida del partito Norbert Röttgen, fa sponda con i Verdi per bloccare il progetto, “deve essere fermato”, ha tuonato il più autorevole dei Green tedeschi, Reinhard Butikofer.

Per farsi un’idea del clima basta leggere l’intervista rilasciata venerdì al Frankfurter Allgemeine Zeitung dal neo-eletto segretario della Cdu, Armin Laschet.

L’incarcerazione di Navalny va “condannata fermamente” ma “il tema della consegna del gas non dipende da quello”, ha detto il successore di Angela Merkel. Che, da parte sua, rimane cauta. “Dobbiamo capire quali relazioni economiche con la Russia nel settore gas siano accettabili e quali no”, ha detto in un recente punto stampa. Poi un avviso al nuovo inquilino dello Studio Ovale: “Mi aspetto che ci saranno discussioni, non spariranno da un giorno all’altro”.

A Washington DC la cancelliera e chi le succederà dovranno fare i conti con un fronte compatto fra democratici e buona parte dei repubblicani. Anche nel mondo dei principali think tank americani il giudizio sul North Stream 2 è quasi unanime.

“La nuova leadership della Cdu tedesca sarà seguita molto da vicino”, avvisa su Carnegie François Heisbourg, Senior advisor for Europe dell’Iiss, “Come nel 2014, quando la Russia ha invaso la Crimea e il Donbass, la posizione della Germania sarà essenziale per costruire un tale consenso dell’Ue”.

“I progetti economici russi in Occidente con chiari obiettivi geopolitici, come la costruzione del gasdotto North Stream 2, dovrebbero essere bloccati”, ha scritto in un lungo editorial per Foreign Affairs l’ambasciatore Michael McFaul, direttore del Freeman Spogli Institute.

Armin Laschet

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