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L’energia in Italia costa troppo. Per questo è tempo di sposare la causa del nucleare. Dall’Autorità per l’energia arriva una sponda al governo italiano, che sta spingendo l’acceleratore proprio sull’atomo. L’occasione è arrivata con la presentazione della relazione annuale, alla Camera. Pochi giorni fa, come raccontato da Formiche.net, il governo italiano ha annunciato l’ingresso dell’Italia nell’Alleanza europea per l’energia atomica, sancendo un ulteriore passo vero il ritorno del nucleare in Italia. Ma stavolta pulito e di ultima generazione.

“L’apertura del governo al nucleare è da valutare positivamente. Il mix energetico italiano è ancora troppo esposto a fonti costose e vulnerabili per questo è necessario tenere in considerazione modalità di produzione di energia innovative, perché la forza di un paese manifatturiero quale l’Italia dipende da vari fattori tra cui sicuramente la sua capacità di garantire la sicurezza e sostenibilità economica delle forniture energetiche”, ha subito messo in chiaro il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, nella relazione annuale al Parlamento. “Bene ha fatto il governo a riportare nel dibattito il tema della tecnologia nucleare, non perché sia possibile nel breve una rilevante e significativa penetrazione nel mix, ma perché anche lì soffia il vento dell’innovazione e un Paese industrializzato, rilevante, con la competenza tecnico scientifica dell’Italia, non può non avere un contesto normativo in grado di agevolare lo sviluppo delle soluzioni innovative in ogni settore sia che provengano da nuovi breakthrough tecnologici o dalla evoluzione di tecnologie note.”

E che l’Italia abbia bisogno del nucleare, lo dimostrano, come detto, i costi oltre la media europea. Nel 2024, sempre secondo l’Arera, il prezzo medio del gas naturale (comprensivo di imposte e oneri) per i consumatori domestici in Italia è salito del 15,1% nel 2024 raggiungendo i 13,1 centesimi di euro al kWh, con tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’area euro (-8,3% nel 2023). Il problema è che gli oneri e la componente fiscale neutralizzano i risparmi possibili: in Italia infatti i prezzi netti finali pagati dalle famiglie sono del 14% superiori a quelli della media di Eurolandia (25,92 centesimi al kWh contro 22,73 centesimi), nonostante le riduzioni registrate sia dalla componente energia (-21%) sia dai costi di rete.

“I concessionari del servizio di distribuzione dell’energia elettrica sono tenuti a versare al governo degli oneri in ragione della rimodulazione della durata della concessione. Questo rappresenta una sostanziale novità rispetto alla natura a titolo gratuito delle concessioni vigenti”, ha quindi chiarito Besseghini, chiedendo che tale onere non sia trasferito in bolletta. “La norma contenuta nella legge di Bilancio 2025 prevede inoltre che l’onere di rimodulazione venga trasferito in bolletta e che sia soggetto alla remunerazione propria degli investimenti infrastrutturali con ulteriore aggravio per i consumatori. L’Autorità ritiene che questa previsione si ponga in contrasto con i principi generali di tariffazione basata sui costi efficienti del servizio e che, a tutela degli interessi di utenti e consumatori, risulti dunque opportuno minimizzare, se non annullare, l’impatto dell’onere di rimodulazione in bolletta”.

Tra bollette e plauso al nucleare. La relazione dell'Arera che fa sponda con il governo

In Italia l’energia costa troppo per colpa di oneri di sistema che gonfiano il prezzo finale. Più un gioco di prestigio burocratico che altro. Ecco cosa chiede l’Autorità per l’energia, che nel frattempo plaude alla spinta verso il nucleare

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