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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà a Manama la prossima settimana per partecipare, martedì e mercoledì, al 46° Vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Gcc). L’invito è stato rivolto dal re Hamad bin Isa Al Khalifa: un gesto raro, che per l’Italia significa ottenere un riconoscimento politico e geopolitico, nonché geoeconomico, riguardo al ruolo di ponte euro-mediterraneo su cui Roma sta lavorando intensamente. Per il Golfo è la dimostrazione di fiducia verso un interlocutore europeo capace di muoversi in una regione che vive una fase di riallineamento strategico con le adeguate consapevolezze.

Secondo quanto appreso, Meloni avrà anche un incontro bilaterale con il re del Bahrein a margine del vertice, una continuazione delle discussioni avviate con il primo ministro di Manama, il principe ereditario Salman bin Hamad Al Khalifa, che ha visitato Roma a settembre e lanciato la Strategic Investments and Collaboration Partnership.

La partecipazione di Meloni arriva mentre l’Italia sta consolidando una presenza multilivello nel Golfo. La missione segue il percorso avviato già all’inizio dell’anno con gli accordi firmati in Arabia Saudita e Bahrein (valore stimato attorno ai 10 miliardi di dollari), e si inserisce in una settimana in cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito Riad “un partner chiave per l’Italia”, nel corso di un forum economico con oltre 500 aziende italiane.

Il Bahrein ha assunto la presidenza annuale del Gcc all’inizio del 2025: l’Italia diventa uno dei principali attori europei nella costruzione del canale Gcc–Ue, in vista del prossimo vertice previsto a Riad nel 2026.

Il segnale politico

L’invito di Manama colloca Meloni in una platea ristretta di leader stranieri ammessi al principale appuntamento politico del Golfo, riservato negli ultimi anni solo a Recep Tayyip Erdogan (2023), Xi Jinping (2022), Theresa May (2016), François Hollande (2015) e Mahmoud Ahmadinejad (2007).

È un segnale duplice. Verso l’esterno, perché l’Italia appare come partner pragmatico su sicurezza, energia e tecnologia, in un momento in cui i Paesi del Golfo stanno differenziando le proprie relazioni internazionali. Verso l’interno, perché la premier torna nel Golfo, presentando Roma come interlocutore stabile e coerente — rafforzando l’immagine di stabilità (anche sul piano politico).

Per l’Italia, il vertice del Gcc si muove su alcuni pilastri. Innanzitutto, investimenti e cooperazione industriale, con commercio, tecnologia e scambi di know how aziendale (anche nel settore servizi). Da qui: energia e ambiente, infrastrutture e smart cities, food e health security, spazio, normazione a livello doganale.

Sul piano politico, Italia e Golfo hanno posizioni sufficientemente allineate su Gaza (percorso per la soluzione a due Stati, tenuta del cessate il fuoco, ricostruzione che porti prosperità), Siria (ricostruzione e ritorni volontari con agenzie Onu), Iran (rispetto del Trattato di Non Proliferazione, TNP, e riavvio di un nuova fase di diplomazia), e infine sull’Ucraina (con la richiesta della fine della guerra russa verso pace giusta e duratura). Il bilaterale Meloni–Hamad offrirà continuità a questo quadro.

La strategia italiana nel Golfo

Il governo Meloni ha definito un approccio economico-diplomatico multilivello, che si muove su quattro direttrici. Integrazione economica profonda: Dall’Arabia Saudita agli Emirati, fino al Qatar, Roma sta rafforzando la presenza industriale e tecnologica. Il Bahrein è ora parte di questa architettura. Sicurezza e Difesa: con Riyadh Meloni ha aperto alla possibile partecipazione saudita al programma GCAP (aerei di sesta generazione), dopo aver riaffermato la centralità del regno nella stabilità mediorientale. Diplomazia energetica: dall’idrogeno verde ai corridoi energetici verso l’Europa, l’Italia usa il proprio sistema industriale come strumento geopolitico. Costruzione del canale Ue–Gcc: l’Italia è tra gli attori europei più attivi nel riavvicinamento politico con il Golfo, come dimostrato dal vertice Gcc–Ue a Bruxelles nell’ottobre 2024, con Meloni presente, e sta lavorando per concretizzare un’accordi di libero scambio (Fta). Una fonte diplomatica di alto livello definisce la relazione che Meloni sta costruendo con il Golfo come “brillante”.

Cosa aspettarsi dal vertice di Manama

Tre gli elementi da monitorare. Innanzitutto, l’allineamento sulla sicurezza regionale, soprattutto il focus su Gaza, ma anche Libano e Siria sono elementi critici, tanto quanto la situazione in Sudan – visti i coinvolgimenti di attori della regione in una crisi, anche umanitaria, che sta ormai esplodendo. Se la sicurezza è l’elemento portante, c’è da coltivare i nuovi spazi economici per aziende italiane nei settori innovativi e nelle infrastrutture del Golfo, e l’apertura a investimenti in Italia – con un’ottica speciale a due progettazioni strategiche di lungo termine: il Piano Mattei per l’Africa e il corridoio infrastrutturale Imec, che collegherà India ,Medio Oriente ed Europa.

Meloni in Bahrein per il vertice del Gcc. Ecco perché conta

L’invito al vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo rappresenta per la premier Meloni un salto di qualità nella proiezione dell’Italia nel Golfo. È il risultato di una diplomazia economica pragmatica, che punta a connettere investimenti, sicurezza e politica estera. Manama diventa così un passaggio centrale della strategia italiana di lungo periodo nella regione

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