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Tensioni nella Repubblica Centrafricana. Un gruppo armato di ribelli ha attaccato e preso il controllo della città di Bangassou, al sudest del Paese, molto vicino alla frontiera con la Repubblica Democratica del Congo.

Gli scontri sono aumentati dopo la decisione del Tribunale Costituzionale di inabilitare la candidatura di Bozizé, rientrato nel 2019 dopo la fuga del 2014 in seguito alla ribellione musulmana di Séléka. La procura ha aperto un’indagine contro l’ex presidente François Bozizé per la ribellione in sviluppo, secondo informazioni diffuse da Europa Press.

Intanto, la Commissione elettorale della Repubblica Centrafricana ha proclamato Faustin-Archange Touadera (nella foto) vincitore delle elezioni presidenziali del 27 dicembre. Il candidato ha ottenuto il 53,9% dei voti, assicurandosi un rinnovo dell’incarico per guidare il Paese. I risultati comunque devono ancora essere convalidati dalla Corte costituzionale.

È arrivato secondo, con il 21% dei voti, l’ex primo ministro, Anicet Georges Dologuele. L’opposizione ha chiesto l’annullamento del voto, sostenendo che ci sono state gravi irregolarità nello svolgimento del processo elettorale. Alcuni report indicano che gli elettori non hanno potuto votare in 29 delle 71 sotto prefetture del Paese ed è stato molto limitato in altre sei.

Per le Nazioni Unite, l’Unione europea e l’Unione africana, bisogna rispettare la decisione della Corte Costituzionale sul risultato del voto del 27 dicembre.

In un comunicato ufficiale, l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell; il commissario dell’Unione africana per la pace e la sicurezza, Smail Chergui; il presidente della Commissione della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (Eccas), Gilberto Da Piedade Verissimo e il sottosegretario generale delle Nazioni unite per le operazioni di pace, Jean-Pierre Lacroix hanno dichiarato di prendere atto dei risultati provvisori del primo turno delle presidenziali.

“I cittadini dell’Africa centrale hanno dimostrato la loro determinazione a esercitare il loro diritto di voto, nonostante i numerosi ostacoli”, si legge nella nota, per cui si invita “tutti gli attori politici a risolvere le controversie elettorali in modo pacifico e in conformità con le leggi e la Costituzione della Repubblica Centrafricana”. I firmatari chiedono al governo centrafricano e all’intera classe politica di favorire un dialogo politico inclusivo e costruttivo a favore della stabilità.

Ma c’è, invece, chi ha scelto di sfruttare la situazione. La Repubblica Centrafricana è uno degli epicentri degli interessi della Russia nel continente africano. Tre anni fa è cominciata la cooperazione militare con Faustin-Archange Touadera e ora Mosca offre il suo “aiuto” per contenere la ribellione contro il governo alleato.

Alle voci di un presunto invio di truppe russe nella Repubblica Centrafricana, il Cremlino ha preferito non pronunciarsi (né smentendo né confermando l’informazione). Il portavoce del governo, Dimitri Peskov, si è limitato a dire che la Russia è molto preoccupata della situazione.

Il ministro centrafricano, Ange Maxime Kazagui, ha però confermato all’agenzia Afp l’arrivo di centinaia di soldati e materiale militare nell’ambito della cooperazione militare tra i due Paesi.

Secondo il sito Corbeaunews-centrafrique.com i russi che combattono contro i ribelli sono mercenari che appartengono al gruppo Wagner, un’impresa privata di sicurezza che risponde agli interessi di Mosca.

Repubblica Centrafricana, che cosa sta succedendo (e perché c’entra Mosca)

La Commissione elettorale della Repubblica Centrafricana ha proclamato Faustin-Archange Touadera vincitore delle elezioni presidenziali, ma un gruppo di ribelli contesta il voto e ha preso d’assalto la città di Bangassou. La posizione dell’Unione europea e il contributo (militare) della Russia

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