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Il più grande stanziamento per la Difesa statunitense dalla Seconda guerra mondiale, questa l’idea di Donald Trump per potenziare le Forze armate e rilanciare la dottrina Peace through strength. “Abbiamo approvato un bilancio, vi piacerà sentirlo, che si aggira intorno al trilione (mille miliardi) di dollari”, ha affermato il presidente Usa durante un punto stampa alla Casa Bianca in occasione della visita del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Nessuno ha mai visto niente di simile”, ha aggiunto Trump,  sottolineando come un simile piano di investimenti (pari a circa 913 miliardi di euro, più dell’intero piano ReArm Europe) sia “il più grande che abbiamo mai fatto”.

A fargli seguito, poco dopo, è stato il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, il quale ha tenuto a precisare sul proprio account X che “intendiamo spendere saggiamente ogni dollaro dei contribuenti su prontezza e letalità”. Non è la prima volta che Hegseth rilascia informazioni circa i futuri finanziamenti della Difesa Usa. Tempo fa aveva fatto discutere un memo inviato dallo stesso Hegseth (poi diffuso dal Washington Post) alle varie divisioni del Pentagono, in cui si accennava alla possibilità di una riduzione dell’8% delle spese del Dipartimento della Difesa.

Inizialmente, alcuni avevano pensato a un taglio netto della spesa militare, con conseguenti performance negative per i principali contractor della Difesa Usa sui mercati finanziari. In realtà, lo stesso memo esplicitava già all’epoca che i fondi ricavati dalla riduzione sarebbero stati ridistribuiti verso altri capitoli di spesa, ma sempre all’interno del budget del Pentagono. Non è ancora chiaro se questo stanziamento da mille miliardi sarà destinato unicamente al Dipartimento della Difesa o se Trump si riferisse all’intero bilancio per la sicurezza nazionale. Tuttavia, tanto basta per archiviare ogni speculazione riguardo una possibile riduzione delle spese Usa per la Difesa che, in caso di approvazione del bilancio, si vedrebbero assegnare circa cento miliardi di dollari in più rispetto all’anno fiscale 2025.

Tuttavia, ci vorrà ancora del tempo per capire se alle parole seguiranno i fatti. Se l’ordinamento Usa prevede infatti che sia il presidente ad avanzare la prima proposta di bilancio, è al Congresso che spetta l’ultima parola. È estremamente raro che una proposta di stanziamenti per la Difesa passi senza che il Congresso, che ha il potere di aprire o chiudere i rubinetti, operi dei correttivi qualitativi e quantitativi. La prassi vede solitamente la Casa Bianca giocare al rialzo e proporre importi sensibilmente alti, salvo poi vederli ridimensionati da Capitol Hill. Però, nulla è mai certo. Ad esempio, a marzo scorso, l’amministrazione democratica di Joe Biden aveva proposto un budget per la Difesa di 849 miliardi nel 2025, portato poi dal Congresso a quota 895 miliardi.

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