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“Era una bella giornata, una di quelle che tutti definiscono “una classica giornata da ottobrata romana” quel 4 ottobre 2020, nonostante il Covid. Era noto da tempo che, alle dodici in punto, il sito della Santa Sede avrebbe messo on line l’enciclica Fratelli tutti. Era una domenica, festa di san Francesco e il primo papa che da secoli ha avuto l’ardire di scegliere il nome del patrono d’Italia – terra di nascita di tutti i papi da quel XIII secolo al 1978 – era andato a firmarla ad Assisi nel pomeriggio del giorno precedente. Un papa che lascia Roma per firmare l’atto più noto del “magistero romano”: quando si dice “Chiesa in uscita”…

Siccome era una bella giornata molti interessati a questa enciclica l’hanno scaricata, ognuno a casa sua, con un po’ di ritardo. Il sole alle volte fa arrivare in ritardo anche ad appuntamenti che si ritengono importanti, ma tanto ben si sa che quell’appuntamento non passa: una volta messo on line il testo rimane lì, nessuno lo toglierà, mentre il sole, prima o poi, tramonta. La curiosità su questa enciclica era già alta da settimane: Fratelli tutti non è una banalità, anche se alcuni hanno difficoltà a confessare di credere e contemporaneamente di non credere che siamo “fratelli tutti”. I fratelli, per loro, sono quelli che credono come loro, gli altri no. Dio così diventa un tornello che separa chi sta dentro da chi sta fuori.

Poi, martedì 6 ottobre, il testo è arrivato in libreria.
Rocco: «Toh! Ma che ci fai qui?».
Riccardo: «E tu?».
Rocco: «Cerco una copia dell’enciclica Fratelli tutti. Sai: ogni tanto, cioè spesso, ho nostalgia del cartaceo. Ho iniziato a leggere il testo su file ma… non ce la faccio, io ho bisogno del cartaceo…».
Riccardo: «Io l’ho scaricato domenica pomeriggio, ma anche a me la video lettura dà fastidio».
Rocco: «Anch’io ho tardato un po’, era così bello domenica che non sono tornato subito a casa dopo la Messa».
Riccardo: «Lo vedi allora che siamo proprio fratelli tutti! Anch’io non vedevo l’ora di leggere, ma poi domenica mattina sono andato al mare con mia moglie e ho cominciato a leggerla solo verso sera».
Rocco: «Noi non siamo nativi digitali, questo è chiaro. Però già queste poche ore di lettura mi hanno consentito di capire che è un testo fortissimo. E quel “siamo tutti della stessa carne” è…».
Riccardo: «Scusa Rocco, ma quella è la frase che ha colpito subito anche me, più di san Francesco. È come se lì Francesco avesse definito un registro per dirmi, parlo anche con te».
Rocco: «Ah, già… mi dimenticavo che tu sei un agnostico. E non ti bastava quel che potevi leggere on line o sui giornali?».
Riccardo: «Assolutamente no. Visto che ci lavoro nell’informazione mi fido poco di me e quindi di noi e poi, sai, ora che un papa mi chiama fratello, mentre i miei leader politici mi chiamano “amico consumatore”, devo leggerla tutta. Chi altro al mondo si rivolge a me così? Ma proprio leggendo il primo capitolo mi è venuta in mente un’idea che ti riguarda».
Rocco: «Quale?».
Riccardo: «Volevo contattarti per chiederti: perché l’avrà scritta?». Rocco: «Domanda difficile. Non certo semplice come “scusi, sa dirmi l’ora?”. Una domanda che richiede… una spiegazione della domanda stessa! Per non parlare del tempo per organizzare una risposta. Ma mi piace molto pensare a questo, anche se vorrei capire bene in che senso te lo chiedi e vuoi chiederlo a me. Ora però devo affrettarmi, tra poco ho lezione alla Gregoriana e con il Covid è cambiato tutto, anche i tempi di arrivo in aula! Facciamo così: scrivimi, mi fa proprio piacere confrontarmi con te.
Questo libro è nato così”.

Forse la complicazione maggiore è stata propria la stesura di questa prefazione congiunta. Non è facile scrivere a quattro mani, di solito si scrive con una, al computer con due. Il resto è stato molto più semplice; merito ovviamente della grande fruibilità e profondità del testo di papa Francesco, l’enciclica “Fratelli tutti”, una sorta di medicina felice ed efficace contro la malattia dei tempi moderni, la follia identitaria, o per meglio identitarista. E proprio questo è il punto che ci ha spinto a confrontarci solo su questo testo, seguendolo passo passo.

Questa malattia infatti riguarda tutti gli ambienti culturali, come un virus pre-Covid ha contagiato tutti i continenti, tutti gli ambiti culturali: laici, atei, religiosi. È una medicina che si offre per tutti, può curare tutti, per questo va seguita, letta e capita con occhi diversi. Perché può curarci senza che ci si debba spostare da dove siamo, facendoci capire davvero, dove siamo.

Ovviamente parliamo anche di questo. Ad esempio Riccardo scrive: “Caro Rocco, mi preoccupa moltissimo pensare che questo distanziarsi da un manicheismo politico-culturale possa riguardare più voi che noi. C’è una sete d’identità tale da trasformare molti non credenti in cristiani per appartenenza geografica, o nazionale. Come dicessero: «Questo Paese è nostro, di noi cristiani, anche se non crediamo». Bisogna essere onesti: a me sembra che quello che chiamiamo manicheismo, cioè il dividere i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, riguardi tutti i campi culturali”. E Rocco risponde: “Caro Riccardo, pienamente d’accordo sul fatto che manicheismo e fondamentalismo sono tentazioni, e alcune volte malattie croniche, di tutte le religioni e culture, nessuna esclusa. Personalmente li vedo come problemi antropologici ed etici fondamentali, quanto universali. Le vie per arrivare ad affermare e credere in ciò che è fondante, nella vita personale e sociale, sono due: la ragione e le rivelazioni religiose. Sai bene che molti problemi nascono quando io, o noi gruppo, inizio, o iniziamo, ad agire pensando di avere “la” verità e il diritto-dovere di imporla ad altri. In quel caso direbbe Romano Guardini: «Qualche volta si dice: verità; ma fra questa verità e uno schiaffo non c’è alcuna differenza, tranne quella di colpire con la parola invece che con la mano» (Lettere sull’autoformazione)”.

Il tema dell’incontro e del confronto ovviamente ritorna in molte delle nostre pagine, come quelli dell’economia, del dialogo, della guerra, del multilateralismo, della pandemia e tanti altri. Buona lettura a chi vorrà e tanti auguri anche a chi non vorrà, siamo “Fratelli tutti”. E pure della stessa carne.

 

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